Scalette e canzoni

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-Va bene ragazzi, allora finite di studiare il capitolo per venerdì e dalla prossima settimana incominciamo le interrogazioni. Se vogliamo fare almeno due giri dobbiamo cominciare già da ora- termina la prof di storia la sua lezione. Quando esce dall'aula abbiamo a 15 minuti minuti pausa, quindi io e Silvia (sedute vicine) ci alziamo e facciamo segno ad Ale e Sere di seguirci. Scendiamo le scale e ci sediamo come al solito al finestra, un po' come le ragazze di Skam.

-Alla fine che vogliamo fare oggi?- chiedo alle altre tre.
-Io non ci sono raga, oggi ho gli allenamenti per la partita di domenica-  dice Silvia riferendosi alla pallavolo.
-Idem, ho da fare con mamma- si aggrega Ale. In questo periodo sta uscendo molto con la madre, forse per aiutarla a superare il divorzio che i suoi stanno affrontando.
-Sere?- chiedo speranzosa, ma anche da lei ricevo un due di picche.

Ritornate in classe in poco tempo le due ore restanti di lezione terminano e ci dirigiamo verso l'uscita. Saluto le altre e torno a casa a piedi (come al solito). Oggi in casa sono praticamente sola fino alle 20 circa, papà è fuori per lavoro fino a domani e mamma in ospedale ha allungato i turni. Dopo poco mi fermo alla panetteria per comprare qualche fetta di pizza, non ho voglia di mettermi a cucinare onestamente. Preso il tutto riprendo la mia camminata verso casa, inserisco le chiavi nella serratura e mi beo del silenzio che spesso mi circonda: essendo figlia unica e visti i lavori dei miei non è che passi molto tempo in compagnia se non sono con le altre. Mamma essendo infermiera passa molte ore in ospedale, mentre babbo ogni tre giorni si allontana da casa per lavoro perché è meteorologo e la sua sede non è qui a Roma, bensì a Torino. Apro tutte le finestre e dopo essermi lavata le mani accendo Disney + per continuare la serie "High school musical", mangio quelle 3/4 fette di pizza comprate poco prima e poi mi metto a studiare. Verso le 16 scendo di casa e mando un messaggio a mia madre: "Sono scesa un po', se torbi prima di me chiamami".

Metto gli auricolari, faccio partire "Out of my league" di Fitz and the Tantrums e mi avvio verso le scalette dove andiamo di solito io e le altre a studiare. Una volta arrivata mi rifugio sugli scalini più alti, tiro fuori un quadernetto ed una penna e come al solito scrivo e disegno...direi più che scrivo visto che non so disegnare neanche un albero. Quando sento partire "Flaming hot cheetos" di Clairo spontaneamente sorrido, è una delle canzoni con cui sono in fissa in questo periodo. La sento raramente perché sarei capace di ascoltarla in loop ed iniziare ad odiarla, ma non voglio.

-Che ascolti?- salto quando sento qualcuno sedersi accanto a me e rivolgermi la parola. Tolgo automaticamente la cuffietta destra e mi giro verso chi ha parlato. Al mio fianco trovo evandro, il ragazzo con cui cantai domenica scorsa per strada.

-Clairo, "Flaming hot cheetos". Vuoi?- chiedo porgendogli l'auricolare.
-Nah tranquilla, che fai?-
-Ma nulla, le mie amiche avevano tutte da fare quindi me ne sono venuta qui a passare il tempo- spiego girandomi completamente verso di lui e togliendo anche l'altra cuffietta per parlare con lui.
- Capisco-
-Te invece? Non vai a suonare oggi?-
-No oggi no, ho preferito venire qui- annuisco solamente e poi riprendo a scrivere qualcosa sul quadernetto.
-Posso chiederti cosa scrivi o sembro uno stalker?-
-Nah, niente stalker, è ok. Butto giù un po' di pensieri, non so, magari ne esce una canzone. Non ha uno scopo, semplicemente mi piace buttar giù ciò che ho in mente, mi rilassa quasi-
-Beh è una bella cosa, magari ne esce davvero fuori una canzone-
-Chissà-
-È così che nascono le canzoni migliori- in risposta gli sorrido. Dopo qualche secondo di silenzio quasi piacevole vedo il mio telefono illuminarsi e il nome di Ale farsi spazio sullo schermo.
-Perdonami un secondo, devo rispondere-
-Certo, figurati, vai tranquilla. Anzi se vuoi vado...- fa per alzarsi ma gli poggio la mano sul polso per fermarlo.
-Resta, faccio subito- poso il quadernetto alla mia sinistra per terra e mi alzo per rispondere ad Ale.

-Ciao bella, dove sei?- mi chiede tutta pimpante dall'altro capo del telefono.
-Oi Ale! Si io sto bene, tu? Oh anche io sto bene Dia. Che bello, mi fa piacere- dico immaginando una conversazione educata e normale con lei ma ovviamente è solo un sogno irrealizzabile.
-Dai, non fare la demente, dove sei?-
-Sono alle scalette, come al solito-
-Oggi non avevi lezione di moderno?-
-No, la maestra ha chiuso perché ci sono dei problemi con l'impianto elettrico tipo, qualcosa del genere- le spiego.
-Capito e...sei, si insomma, da sola?-
-Lo ero, si-
-Mh, non c'è proprio nessuno nessuno?-
-Qual è lo scopo di questa chiamata Alessandra Ravenna?- chiedo leggermente spazientita.
-C'è che i miei piani non vanno mai a buon fine, quindi avevo bisogno di distrarmi invece di commiserarmi perché ho perso l'utlimo autobus-
-Va bene...sicura?- domando titubante.
-What do you mean?-
-Niente, ciao ale, ciao- attacco senza darle modo di rispondermi. Ritorno a sedermi accanto al ragazzo che ora ha in mano il mio quadernetto e sta leggendo qualche pagina.
-Hei, guarda che quella è roba privata!- esclamo prendendoglielo dalle mani.
-Scusa, non ho resistito. Scrivi davvero bene sai, messi in musica tutti quei pensieri diventerebbero qualcosa di figo-
-Ehm...grazie(?). Scusa, non sono pratica con i complimenti- spiego leggermente imbarazzata.
-Va tranquilla, siamo in due- mi risponde dandomi un po' di sicurezza.
-Menomale, meglio così, almeno non sono sola-
-Posso offrirti qualcosa o continuo ad essere troppo invadente?- chiede grattandosi la nuca imbarazzato ed imbranato proprio come domenica. Mi scappa una piccola risata che tramuto in un sorriso.
-Mi farebbe molto piacere-
-Allora andiamo, ti porto in centro?-
-No ti prego, basta centro, ci vado troppo. Cerchiamo qualcos'altro- propongo.
-Perfetto, allora segui me. Non sei di qui vero?-
-Sono nata a napoli ed ho vissuto lì fino ad un bel po' di anni fa. Ho vissuto più qui che lì, ma di certo non conosco Roma tanto bene quanto la mia città natale-
-Non ci sono mai stato-
-Beh allora mi sa che dovrai rimediare- termino il discorso scendendo l'ultimo gradino ed iniziando a vagare per le strade di Roma.

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