E sarà così sempre

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Ciao Giulia,
ti scrivo da un momento di estrema felicità per ricordarti che l'hai vissuta per davvero e per far sì che guardandoti indietro non avrai solo ricordi poco nitidi di questi giorni di sole.
Di solito sei tu quella che scrive le lettere ed io ho sempre pensato che facciamo per gli altri ciò che abbiamo bisogno che gli altri facciano per noi, e quindi eccomi qua.
È l'ultimo giorno in casetta, abbiamo appena finito le prove generali e tu hai un'adrenalina malinconica addosso che stai cercando di spazzare via com una doccia un po' più fresca del solito: è metà maggio e a Roma il sole scotta come fosse già agosto. A me ha sempre dato fastidio ma a te piace quindi questa volta lo accolgo col sorriso.
Ti ho notata il primo giorno di casting, eri l'unica che nell'agitazione sapeva anche ridere. Mi ricordo che la prima volta che ti ho sentito farlo mi sono chiesto cosa ci fosse di divertente in quell'ansia atroce. Avrei capito solo dopo che quella è la tua arma, e che dietro ci nascondi tanto altro. Ma meglio tardi che mai.
Quel giorno hai parlato con tutti, chiunque ti si avvicinasse si assicurava un sorriso da sotto la mascherina, che sembravi voler nascondere. Lì per lì sembrava una cosa sciocca, lo ammetto. Dopo avrei capito che in realtà era il riflesso spontaneo degli insulti che ti hanno fatto. E mentre tu distribuivi la solarità che a te non hanno mai dato, io stavo accanto a mio padre che sperava vivamente che la mia vita prendesse una svolta positiva, mentre la mia ragazza giocava al tira e molla aggrappandosi sopra alla mia potenziale entrata ad Amici. In quel caso sarebbe rimasta con me, e infatti è stato così. Poi però ti ho conosciuto e ho avuto il coraggio di chiudere una storia che non mi apparteneva più.
Me la ricordo la prima volta che ci siamo avvicinati sul serio, oggi non volevo dirtelo davanti agli altri. Nell'aria ondeggiava Frah Quintale urlato da un Evandro felice di aver terminato la sua Roma Centro, e mi sono avvicinato a te. C'erano precisamente 16 sedie libere - eravamo tanti eh? -, due divanetti, tre file di panche e tutti i letti.
Ti ho chiesto se potessi sedermi vicino a te, però.
A quel tempo tu eri ancora solo la ragazza della mia età che rideva sempre, ma dopo quella chiacchierata è cambiato qualcosa. Mi sentivo un pezzo di ferro e ti percepivo come una calamita.
Da lì hai cominciato a preparare le tisane per due e io ho cominciato a scriverti canzoni. All'inizio inconsapevolmente, poi m'è capitato per sbaglio di leggere il tuo nome tra le righe di un pezzo che mi ha fatto vincere la sfida e allora ho ammesso a me stesso che eri di più della tua risata trascinante.
Ho abbracciato le tue insicurezze, e ti ho vista bella per tutte le volte in cui ti hanno detto che non lo eri. Non sei brutta, Giù, nemmeno di prima mattina o dopo una doccia che ti toglie il trucco.
Te l'ho sussurrato dopo il nostro primo bacio, te lo ricordi? Tu eri impacciata e non sapevi se continuare a toccarmi i capelli mentre io ti accarezzavi i fianchi che nascondi sempre con le felpe. Mi piace pensare di essere stato il primo: sarà sempre così anche quando non ci baceremo più perché saremo troppo presi da altre persone.
Adesso stai arrivando, quindi chiudo tutto. Tieni questa lettera da parte, però, con la consapevolezza che i miei occhi ti guarderanno sempre così. A prescindere da tutto e tutti.
Sei l'amore Giù, e sarà così sempre.

La paranoia se poi te ne vai Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora