Poi

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Sono passati 8 mesi dalla finale e insieme a loro sono cambiate così tante cose che se mi guardo indietro mi chiedo se sia passato per davvero così poco tempo.
Ho tagliato leggermente i capelli, cammino a testa altra per strada, sorrido senza coprirmi la bocca e ballo con sicurezza e, se serve, anche con femminilità.
Sarebbe fiero di me, se sapesse tutte queste cose.
Lui ha organizzato un tour e ha fatto uscire un gran bell'album, dopo l'ep, anche se la mia preferita è ancora Lady. Non c'è bisogno che spieghi il perché, spero non serva la conferma ad alta voce a nessuno, nemmeno a Maria che oggi ha gentilmente pensato di invitarmi in studio in occasione di una puntata del pomeridiano della nuova edizione.
Cammino lentamente tra i corridoi che mi hanno letteralmente stravolto la vita e ci vedo i pianti, le insicurezze, i sorrisi, le risate di cuore, gli abbracci e le sue parole. Rivivo tutto come fosse un film visto e rivisto che però alla fine ti lascia ancora quel vuoto nello stomaco e le bollicine in tutto il corpo.
Non le ho più sentite, vorrei dirglielo.
Vorrei dirgli che mi manca, che vivo lo stesso però mi piacerebbe sentirlo, che vorrei sapere anche cose stupide, cosa mangia, a che ora si sveglia, se è agitato, di che colore ha messo lo smalto. Vorrei dirgli che non è vero che il tempo cura, che non è vero niente e che non era vero nemmeno quando gli ho detto che prima di lui ero abituata a dormire da sola e che mi ci sarei riabituata presto. Non è vero che siamo solo routine passive che si ripetono e qualche volta si interrompono ma che poi si riprendono senza nessuna difficoltà.
Non è vero Gio, non è vero niente.
La notte cerco ancora le tue mani e quando mi accorgo che non ci sei devo alzarmi nella speranza di scacciarti via insieme ai pensieri che più mi danno fastidio.
La puntata inizia e ci vedo seduti tu al primo banco a sinistra e io in quello in alto a destra, due poli opposti che si sarebbero incontrati, scontrati, e incastrati. Se tornassi indietro però lo rifarei ancora.
Sono tutti bravi, anche quest'anno. C'è un ragazzo con i tuoi ricci e una che ride spesso, sembriamo io e te, sai?
Che forse nemmeno te lo vedi più il programma, o loro nemmeno si sopportano. E sono io che creo storie su persone che di storia hanno già la loro. Tranne che con te: mi è sempre piaciuto ascoltare il tuo passato e i tuoi sogni, piuttosto che immaginarli per te.
Esco dallo studio e mi squilla il telefono, è un messaggio su whatsapp da una chat che non apro da qualche sera. Scusa, avevo bisogno di leggere i tuoi messaggi, alcune volte mi manchi da morire.
Stupita apro la notifica, una foto della certificazione del terzo platino di Lady.
"Siamo terzo platino, Lola". 4 parole che mi colpiscono come poche cose hanno fatto. Quel "noi" mi rimanda a quando lo abbiamo creato, e la casetta che ci ha ospitati sembra sorridermi malinconica mente le passo davanti. Prima di superarla le faccio una foto e te la mando, aggiungendo un "siamo fiere di te" e alludendo a quella volta in cui pure queste quattro mura sembravano sorridere ai tuoi diciotto anni e al tuo primo disco di platino.
"Ho visto il programma oggi, il rossetto rosa ti sta ancora da Dio" mi scrivi. Mi tocco le labbra, che toccarle quando sono di questo colore è come toccare il nostro primo bacio.
Ho l'impressione che sarà così per sempre e a me non dispiace: certe cose non muoiono mai, ora lo so.

La paranoia se poi te ne vai Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora