𝐇𝐄𝐍𝐑𝐘

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Henry si svegliò con un gran mal di testa, mentre qualcuno gli accarezzava la faccia. Era un dolce e tenero tocco, tipico di una donna innamorata. Henry non era un ragazzo sentimentale -era pragmatico, venale e razionale-, ma si sarebbe volentieri svegliato in quel modo ogni giorno. Aprì un occhio ed accennò un sorriso quando vide Patricia Gomez rannicchiata accanto a lui, un lenzuolo leggero che copriva i loro corpi nudi.

I due occhioni azzurri della ragazza fissavano Henry con desiderio, affetto, ammirazione. Era indubbiamente una bellissima ragazza di vent'anni dai tratti del viso delicati e posati, il naso piccolo e rivolto verso l'alto, un piercing color metallico che la rendeva comunque una bambina agli occhi di Henry. Aveva i capelli corti a caschetto color rossastro e la pelle bianchissima del suo corpo era segnata da macchie e cicatrici.

«Buongiorno, straniero.» Mormorò Patricia con la voce piccola piccola, un pessimo accento americano.

Henry sorrise, si sporse appena per baciarle rapidamente le labbra piccole e rosse. «Buongiorno, Patricia.» I due rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi lui parlò di nuovo, nonostante la voce impastata dal sonno. «Era questa la grande emergenza che avevi? Mi volevi nel tuo letto?»

Patricia sorrise, mostrando un bellissimo e colorato sorrise che avrebbe illuminato tutta la stanza buia e trasandata. «Ti voglio sempre nel mio letto.»

Henry dovette ricordarsi più volte che quella era solo una piccola ricaduta, che fra di loro non c'era niente e mai ci sarebbe stato. In cuor suo, sapeva che doveva andarsene al più presto o il suo cuore non avrebbe retto.

«Sei cambiata molto dall'ultima volta che ci siamo visti.» Notò Henry, toccandole i capelli rossi che aveva. «L'ultima volta avevi lunghissimi capelli neri.» Ricordava ancora quando, sei mesi prima, era corso in Svizzera per Patricia e l'aveva trovata completamente trasformata; non era una novità che a Patricia piacesse cambiare, sperimentare ed entrambi sapevano che ciò non era dovuto a un semplice capriccio. «Stai bene così.» 

«Solo questo?» Chiese Patricia, sorridendo appena appena, guardandolo dalle lunghe e folte ciglia finte.

Henry parlò prima di riflettere -non gli succedeva spesso. «Sei sempre bellissima e lo sai.»

Patricia sembrava avere il cuore pieno di gioia e si protrasse verso di lui per un bacio e poi un altro ed un altro ancora. Ad interromperli fu la porta del piccolo appartamento, un monolocale, in cui la ragazza viveva. Patricia scattò in piedi, rivelando il suo corpo magro, atletico e menomato. Aveva solo dei pantaloncini addosso, il seno scoperto. Rapidamente infilò la prima maglia che aveva sotto mano e mormorò a Henry; «Fingi di non sapere dove sono, chi sono».

Dopodiché corse con una leggerezza e agilità felina verso un angolo del monolocale, spostò un quadro che era poggiato a terra ed aprì una botola, vi si infilò dentro e in un attimo fu scomparsa, niente di diverso in quella stanza disordinata.

I colpi alla porta aumentarono di intensità ed Henry si riscosse da quel momento di incredulità. Si alzò titubante ed aprì alla porta, ritrovandosi davanti due uomini alti e grossi dai visi scuri e imbronciati, una cicatrice su ognuno di essi. Henry deglutì, ricordandosi di essere mezzo nudo di fronte a quei due. «Sì?» Domandò, fingendo una sicurezza che non aveva.

Quei due tipi erano minacciosi, completamente vestiti di nero, catenine al collo e una sigaretta appoggiata dietro l'orecchio. Puzzavano e la loro barba incolta era indice di poca cura della persona. «Cerchiamo Rachel Flores.» La sua voce cupa, tetra e ruvida.

Henry scosse la testa. «Mi sa che avete sbagliato appartamento, qui ci sto io.» Alzò gli angoli della bocca, mostrando la sua miglior espressione innocente -aveva preso da sua sorella, in questo.

I due uomini lo guardarono con sospetto, ma dopo pochi secondi annuirono e se ne andarono a passo pesante e lento. Quando Henry chiuse la porta davanti a sé, lasciò andare un respiro di sollievo. Accese una piccola lampadina appesa sopra un piccolo specchio al lato della porta e cercò il nascondiglio di Patricia, ma la ragazza si manifestò da sola, uscendo come se niente fosse da quel buco nella parete.

«Si può sapere cosa diavolo è appena successo?» Domandò adirato Henry, cercando di mantenere il tono di voce basso perché non voleva attirare l'attenzione di nessuno. Temeva che neanche i soldi di suo padre avrebbero potuto salvarlo da quei due tipi minacciosi.

Patricia si accese una sigaretta, portandosela alla bocca con noncuranza, ma il tremolio della sua mano faceva intendere la verità. In quel momento, Henry riacquistò la calma e la pazienza che lo contraddistinguevano. «Ti stavano cercando? Chi è Rachel Flores?»

La ragazzina sembrava molto più piccola ora che i vestiti le coprivano il corpo, gli occhi erano diventati più grandi e il viso più infantile. «Sono nei casini per colpa della mia famiglia, Henry. È sempre così, è sempre stato così e sempre lo sarà.» Parlava con insofferenza, ripetendo ciò che doveva aver ripetuto almeno un milione di volte.

Henry le si avvicinò, cercò di toccarle le mani, ma il sogno era svanito e quella aurea felice in cui erano stati fino a pochi minuti prima non esisteva più. Erano tornati alla realtà. «Posso aiutarti, basta che tu mi dica la verità.»

Patricia scosse la testa, il naso e le guance le diventarono rosse, facendola sembrare una vera e propria bambina. Aspirò il fumo dalla sigaretta e rispose con la voce che tremava; «Non c'è niente che tu possa fare per aiutarmi». Camminò fino al comodino, da dove estrasse una chiavetta usb.

Henry capì subito cosa fosse; il motivo per cui lui era obbligato, non solo moralmente, ad andare da lei ogni volta che lei voleva. «Tutto ciò che ho è questo.» Disse la ragazza, sventolando l'oggetto che avrebbe posto fine a tanti dilemmi per Henry. «Capisci perché non posso dartelo? È tutto ciò che mi assicura di andare avanti.»

Henry le si avvicinò, ma la ragazza fece un passo indietro. «Non posso rinunciare alla mia libertà.» Mormorò, gli occhi contro quelli di Henry. La sua voce era piccola, ma chiara e nitida.

«Patricia, tu non sei così. Non sei una delinquente, lascia che ti aiuti e dammi quella chiavetta.» Neanche il tono pacato ed amorevole di Henry sarebbe riuscito a placare quella ragazza in fiamme.

Patricia scosse la testa, tirando su col naso e gettando a terra la sigaretta ormai spenta. «Tu non hai idea di come sono io, delle cose che ho dovuto fare per sopravvivere.»

Henry dovette ammettere di aver paura di quello che poteva rivelarle quella ragazza, ma cercò di non pensarci in quel momento; aveva l'occasione di farsi ridare l'oggetto di tanto patimento per la sua famiglia, per i Bass. «Possiamo trovare una soluzione, fino ad ora non avevi me.»

Patricia pianse, ma la sua presa era ferrea e le sue parole chiarissime contro il volto preoccupato del primogenito dei Bass. «Ho te solo perché potrei distruggere la tua famiglia, la vostra reputazione.»

Henry comprese che non c'era alcun modo per lui di convincere quella ragazza a fidarsi e si chiese cosa diavolo dovesse avere passato per essere così diffidente persino nei confronti del ragazzo che più amava al mondo.

𝐍𝐄𝐖 𝐆𝐎𝐒𝐒𝐈𝐏 𝐆𝐈𝐑𝐋 𝐈𝐈𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora