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Quando l'idiota ebbe finito, spostò il suo peso dall'altra parte del materasso come voleva Quinn; rimasta inerme sotto di lui per quelle che le sembrarono interminabili ore, inutile dire che furono pochi minuti.
Non si girò nemmeno per guardare cosa avrebbe fatto il ragazzo che le stava sopra fin poco tempo prima, non credeva l'avrebbe abbracciata o coccolata per un paio di minuti prima di assopirsi insieme sul letto, infatti aveva ragione. Luke si era già alzato dal materasso che aveva appiattito per un paio di minuti per rivestirsi.

''Allora per quella borsa? Quando vuoi andare a prenderla?''

perlomeno ci ho guadagnato una Hermes nuova da aggiungere alla collezione

non lo disse, ma fu l'unica cosa che le venne in mente.

''Devo ordinarla prima di poterla prendere, non tengono borse di quel valore dentro al negozio'' persino dargli quella spiegazione, nonostante fosse felice, le causava pulsione alla vena del collo. Si era già ampiamente pentita della scelta che aveva fatto, avrebbe dovuto chiudere con lui, con la sua famiglia, con i balli del country club, con le bugie e con quella farsa che portava avanti da troppo tempo.
Luke non ebbe il tempo di risponderle, perché lei lo liquidò prontamente.

''Dovresti andare adesso, i miei saranno a casa tra poco e se ti trovano qui ti chiederanno di restare a cena e sarò costretta a mangiare e restare sveglia più di quello che voglio, sono esausta.''

''E fingerti sorridente per qualche ora e mangiare qualcosa sarebbe un'idea così sgradevole per te, non è vero?'' Era rimasto totalmente spiazzato da quella affermazione, non credeva di aver sistemato la situazione con del misero sesso, ma che l'avesse quantomeno accontentata con quella stupida borsa.

''Hai colto perfettamente il punto.'' Così si alzò controvoglia dal letto gli prese la mano e lo accompagno prima fuori la porta e dopo lungo le scale, alla fine vide la sua figura scomparire lungo il cortile e successivamente sulla sua auto veloce.

Stupida stupida stupida

lei l'aveva reso quello che era, lei gli aveva fatto conoscere tutti i suoi amici, lei lo aveva fatto entrare nella squadra di football, sempre lei l'aveva reso capitano e ancora prima gli aveva insegnato a mettere fuori la testa dal cesso, letteralmente.

Ho creato un mostro

l'aveva fatto davvero, forgiato con i suoi insegnamenti, subdolo e manipolatore, la costringeva a fare quello che voleva facendole pensare che fosse lei quella in comando. Il cervello camminava velocemente senza darle tregua, nuovamente sdraiata a fissare il soffitto come poco tempo prima, ripensava a come uscire da quella situazione senza sgretolare l'immagine perfetta che si era creata e senza deludere i suoi genitori.
Ecco il motivo per cui continuava a rimanere bloccata in quella situazione, il pensiero che potesse ferire la sua famiglia la tormentava.
Nonostante fosse nata in una famiglia privilegiata e figlia unica, non aveva mai dato per scontato l'amore dei suoi genitori, sin da piccola aveva riscontrato come quasi tutti i ragazzini che conosceva venissero da famiglie problematiche. Erano tutti ricchi, ma non stavano bene, c'era la mamma alcolista, il padre traditore oppure il padre violento o ancora e più divertente la madre al quarto marito. Le situazioni erano disparate e tutte orrende se vissute dall'interno, ma ogni volta che ci ripensava le veniva un mezzo sorriso mentre si compiaceva della sua.
lei stessa conosceva come le sue tasche una situazione simile; la famiglia di Evie, che per lei era stata da sempre una sorella era composta da una madre onnipresente e da un padre concentrato sul suo primogenito maschio e sul far sposare le altre sue figlie. Per mettere la ciliegina sulla torta, i genitori di Evie si erano sposati solo perché la madre era disgraziatamente rimasta incinta per poi scoprire dopo il matrimonio che non si sopportavano, erano rimasti insieme per puro amore verso i figli e per il giuramento fatto davanti a Dio nostro signore, che non avrebbero mai potuto spezzare.

Perciò ogni mattina svegliarsi nell'Eden che i suoi genitori avevano creato per lei, sapendo che l'aspettavano seduti l'uno accanto all'altra mano nella mano per fare colazione insieme la faceva sentire grata quanto infedele ed ingrata perché sapeva di peccare pensando di lasciare Luke. Infondo era tutto quello che i suoi genitori le chiedevano, una relazione stabile con il ragazzo perfetto, con la famiglia perfetta. Non avrebbe mai potuto andare contro quello che le chiedevano, volevano il meglio per lei, ed il meglio era Luke, probabilmente lei non riusciva a vederlo perché non le piaceva la situazione, ma i suoi genitori sicuramente avevano già inquadrato l'avvenimento da prima che li facessero conoscere e ne sapevano più di lei. Questa era la conclusione, ogni qualvolta pensava di lasciare Luke, ed ogni volta si rassegnava alla convinzione che non avrebbe mai fatto soffrire i suoi genitori intenzionalmente.

Il giorno seguente il primo messaggio sul suo cellulare era di Evie, la avvertiva che sarebbe entrata alla seconda ora e le chiedeva di poter passare dal preside per spiegarle come mai lei non si fosse presentata al loro appuntamento.

Probabilmente dovrà sgonfiare gli occhi stamattina

Comunque, le rispose che l'avrebbe fatto, non voleva darle modo di agitarsi più di quello che già sicuramente era, proseguí con la sua maniacale routine, saltò la colazione e guidò fino all'entrata della scuola. Era ovviamente in anticipo, così si diresse verso l'ufficio del preside per avvertirlo della mancanza dell'amica.

''Buongiorno preside, la porta era aperta, spero di non disturbarla.''

Era un uomo composto il preside Fox, rigoroso e autoritario, non incuteva timore ma tutti cercavano di tenersi alla larga dal suo ufficio. Quella mattina sembrava invece insolitamente indaffarato e pensieroso, come quando non si riesce a risolvere una situazione ingarbugliata. Ma appena si rese conto dell'immagine della studentessa dinanzi a lui, si congelò nuovamente e ritornò nella veste solida che era solito portare.

''Non disturba signorina Yard, aspettavo la sua amica qui stamattina, non lei. Ha bisogno di qualcosa?''

''No, sono qui proprio per questo, le volevo comunicare che Evie entrerà alla seconda ora oggi per dei problemi familiari ed è per questo che non si è presentata.''

Il preside non fece in tempo a rispondere che la porta venne spalancata da qualcuno che, come avrebbe detto Quinn, non conosceva le buone maniere e non aveva nemmeno la decenza di bussare. A quel suono, la ragazza seduta davanti l'imponente cattedra del preside si girò di scatto per vedere chi li avevate interrotti, ma fu sorpresa nel non riconoscere il volto del ragazzo dietro la porta. Invece il preside nel guardarlo non ne rimase per nulla stupito, anzi le sembrò quasi rassegnato, come se conoscesse già molto bene quel viso.
Il ragazzo dal canto suo non attese nel dire che aveva sbagliato e richiuse la porta senza dare il tempo dal preside di rispondere.

''Ecco, vede non le posso riferire quello che avevo da dire alla sua compagna, posso solo dirle che quello adesso è un suo problema. Le auguro una buona giornata signorina Yard.'' Marcò le sue parole quando disse ''problema'' indicando la porta, poi accompagno Quinn fuori dal suo ufficio lasciandola frastornata e alquanto stupita.

Beh, quantomeno quel cafone non è un problema mio

Ed è qui che si sbagliava...

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 18, 2021 ⏰

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𝐈𝐦𝐩𝐞𝐫𝐟𝐞𝐜𝐭 𝐡𝐢𝐠𝐡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora