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Corro come una pazza, schivando le pozzanghere e le persone, cercando di non bagnare la borsa di carta del bar e quella che contiene il computer. I tacchi sono così pieni di acqua che ad ogni passo mi sembra di camminare in riva al mare e i capelli, anche senza vedere il mio riflesso, so per certo che sono un diventati un ammasso di nodi, super gonfi e ovviamente zuppi.

Sorrido ringraziando il cielo appena vedo il negozio di elettronica e mi fiondo dentro con l'ombrello ancora aperto.

Il commesso, un ragazzo con gli occhiali rossi e lenti a fondo di bottiglia, mi fissa sconcertato.

«Ho bisogno di una mano.» Richiudo l'ombrello. « Ho un computer rotto.» Appoggio la borsa sul banco davanti al ragazzo per poi aprirla. Estraggo il computer con un sospiro di sollievo nel notarlo asciutto. « Allora?»

Il ragazzo fissa con occhi spalancati il computer e la bocca aperta a O.« Allora?» Ripeto insistente. « Lo aggiusti?» La paura di essere scambiata per una pazza maleducata passa in secondo piano, per il poco tempo a disposizione.

«Mar-Mar-Martin.» Balbetta. « Puoi venire qu-qui?» Alzo un sopracciglio confusa. Ma lavora qui questo? O è qui solo per bellezza? Forse non ha mai visto un computer rotto.

Un signore, con la faccia più annoiata del mondo, si avvicina al banco e subito punta lo sguardo sul computer ignorandomi. In meno di due secondi l'uomo cambia ben cinque espressioni. Annoiato, confuso, sorpreso, emozionato, contrariato ed infine fischia. Fischia al mio computer, o meglio al computer del signor Anderson, come se fosse una splendida donna.

«Wow.» Sussurra.

«E'- E' un...»

«Wow.» Fisso entrambi confusa.

«Potete aggiustarlo?»

Martin alza lo sguardo da computer e mi guarda furioso. « Come hai fatto a ridurlo così?» O mio dio. « Hai idea di cos'hai fatto?»

«Po-po-poverino.» Il ragazzo accarezza delicatamente lo schermo del computer come se fosse vivo.

Sono pazzi? Dove sono capitata? « E' stato un'incidente. Potete aggiustarlo?»

«Aggiustarlo? Ti converrebbe compralo direttamente nuovo.» Sbotta l'uomo. « Display in retina.» Cosa? « Processore Intel Core i9» Che? «Scheda grafica integrata, RAM...»

«Non capisco l'informatichese.» Lo interrompo.« Non posso comprane uno nuovo, mi serve che aggiustate questo e che teniate tutto quanto.» Loro mi guardano confusi, come se stessi io parlando in qualche lingua incomprensibile. « Intendo dire tutti i documenti, se ci sono, le foto e così via, deve restare tutto.»

«Non poss-possiamo.»

«Perché?»

«Quando si aggiusta viene resettato, quello che era salvato nel cloud esterno rimane il resto no.»

E' uno scherzo. Per forza. Ma gli scherzi fanno ridere e questo non è per nulla divertente, anzi.

Respiro pesantemente. « Ok.» Niente panico. « Bene, perfetto, eccellente, benissimo...»

Il mio cellulare inizia a squillare. Lo prendo e inizio a ridere istericamente, per poi tornare seria e rispondere.

«Dove sei? Perché non sei qui? Ti sei persa?»

«Arrivo subito.»

«Muoviti!» Urla impazzito Mark per poi riattaccare.

Rimetto il telefono in borsa. Niente panico. Troverò una soluzione, la trovo sempre.

I due si sono rimessi a guardare il computer dispiaciuti. « Posso lasciarlo qui? Per oggi ovviamente.» Entrambi annuiscono entusiasti.« Sono Jennifer Evans, se volete segnarvelo da qualche parte.» Annuiscono ancora.

Recupero la mia borsa, quella del bar, ed esco dal negozio. Apro l'ombrello e inizio a correre verso l'ufficio. 

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Una Bugiarda (quasi) PerfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora