6. millionaire

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-pov lockhart-

londra, una città bellissima, le case tutte vicine e colorate, i vicini che si aiutano a vicenda e tutti i ragazzi che giocano a pallone in giardino...sarebbe questa la mia vita se solo fossi un ragazzo della classe sociale media-bassa...ma la verità è che queste cose le posso solo sognare, infatti vivo isolato dal mondo, in un castello che appartiene alla mia famiglia da generazioni <mattheo, mio signore, la vuole suo padre al piano di sotto> m'informò gary, il mio maggiordomo, e annuii congedandolo. mi alzai dal letto e misi a terra il furetto che posseggo da quando sono piccolo, mi sistemai i capelli e scesi le scale pensando già agli scenari peggiori, ho solo 11 anni e già sento il peso dello stress sulle mie spalle <mattheo siediti> disse mio padre appoggiando il sigaro che stava fumando s'un tavolino, feci come mi ordinò mentre continuavo a guardare il filo di fumo uscire da esso <non c'è dubbio che diventerai milionario, guarda in che famiglia sei nato...il solo ed unico dubbio è: quanti milioni farai?> chiese serio e lo guardai confuso sperando che fosse una domanda retorica <credi che scherzi? non sto scherzando mattheo, io sono un milionario! strano sentirlo vero? vedi, è strano anche dirlo, ma che mi piaccia o no sono un milionario.> continuò a parlare mentre io mantenevo il contatto visivo con lui < e chi dice che il denaro è la radice di tutti i mali non ha un soldo...non fanno la felicità? guarda che cazzo di sorriso che ho stampato in faccia! da un'orecchio all'altro vero?> domandò ancora una volta retoricamente <vuoi che ti ripeta cosa possediamo? bene!...io guido una ferrari 355 cabrio, che altro? viviamo in uno splendido castello a londra, abbiamo qualsiasi gioco a cui tu possa mai pensare...e tu!? piccolo ingrato, non apprezzi quello che possiedi!...tutto questo è per rinfrescarti un po' la memoria su chi sei> concluse secco ed annuii nonostante non fossi assolutamente d'accordo con le sue parole, mi alzai dal divano di seta bordeaux e me ne andai a testa bassa camminando lentamente mentre osservavo i miei piedi alternarsi "vorrei una vita felice".

decisi di fare una passeggiata in giardino per schiarirmi le idee e lì ci trovai gary, mi avvicinai a lui e si girò di scatto sentendomi arrivare <signorino lockhart, cosa posso fare per lei?> mi domandò, è triste il fatto che pensasse di essere cercato solo per dei doveri <nulla gary, ah..e puoi chiamarmi mattheo, o theo> risposi sorridendo e fece lo stesso <siamo amici no?> domandai all'improvviso <certo, se lei lo desidera mattheo> rispose sforzandosi di chiamarmi per nome <ottimo!> esclamai poi prendendo un pallone che era a terra <vuoi giocare con me?> potrebbe sembrare triste il fatto che un bambino di 11 anni chieda ad un uomo ,con il sestuplo degli anni, di giocare a pallone...<gary...come ci si sente ad essere poveri?> domandai mentre gli ripassavo la palla e lo vidi rattristarsi <non-non intendevo offenderti, voglio dire, saresti più felice se fossi ricco?> corressi la mia domanda <sinceramente mattheo, ho vissuto molti anni servendo la tua famiglia e, senza offesa, penso che i soldi non ti rendano una persona felice, bensì, una di potere, e il potere può farti sembrare di essere felice...> disse abbassandosi alla mia altezza <ma che tu sia povero o ricco, non sarai mai felice> concluse mettendomi la mano sulla spalla <oh...> sospirai con un filo di voce <ma non demoralizzarti mattheo, la felicità è rara, molto rara, ma un giorno, forse, la troverai e sarai te a capire cos'è...o chi è> concluse alzandosi in piedi e annuii.

dopo la partita a pallone con gary decisi di rinchiudermi in camera a leggere un libro, e come la millesima volta la mia scelta cadde su "harry potter", ogni volta che lo leggo mi sento più leggero, libero, immagino di camminare per i corridoi e rischiare di cadere dalle scale mentre si muovono, penso che se vivessi lì mi schiererei dalla parte dell'ordine, pronto a combattere contro i mangiamorte e i loro ideali, e perchè no...anche ucciderli se necessario <MATTHEO!> urlò mia "madre" accompagnandosi da un suono stridulo di una campanella che segnava l'orario di cena, mi vestii abbastanza elegante, misi una cravatta a clip, dato che mio padre non ha mai avuto tempo da dedicarmi per insegnarmi a fare il nodo...scesi le scale scivolando dal manico della rinchiera anche se mi era proibito, arrivai in sala da pranzo e come ogni sera davanti a me si mostrò il grande tavolo in legno di ciliegio che esponeva il grande banchetto, in tutto i posti erano dodici, cinque a destra, cinque a sinistra e due a capo tavola, dove si sedeva mia madre e si siede mio padre. ogni volta che giro lo sguardo sul posto che occupava mamma mi viene una fitta al cuore, morì due anni fa e la sua mancanza si faceva ancora sentire, almeno per me...dato che mio padre è già andato avanti, si è risposato con una donna molto giovane che pretende di essere chiamata "mamma" e per di più occupa il posto della mia vera mamma a tavola <allora mattheo...> cominciò a parlarmi con la sua voce stridula <cosa vorresti fare stasera con la mamma?> continuò a parlare auto-dichiarandosi "mia madre", feci scorrere lo sguardo tra lei e mio padre prima di rispondere <posso prepararti un bagno con miele e zucchero> cominciai a dire fingendo un sorriso <con piacere caro> mi interruppe prima che potessi continuare la mia frase < e poi darti alle formiche, quanto ci metterebbero a mangiarti tutta? una? due ore al massimo?> conclusi e la vidi spalancare gli occhi <MATTHEO!COME TI PERMETTI DI PARLARE IN QUESTO MODO A TUA MADRE!?> mi sgridò mio padre <NON.È.MIA.MADRE.> sbraitai esausto e alzandomi subito dalla sedia e ritornando in camera mia, quella donna si è messa con mio padre solo per i soldi...e ora? devo anche chiamarla mamma? che stupido mio padre a pensare che lo ami davvero, ma non lo biasimo, dopotutto anche io sto cercando qualcuno che mi ami come mi amava lei...ma di certo non mi butterei tra le braccia della prima che incontro.

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