12. six years later

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-pov lilith-

-sei anni dopo-

<dai lilith, è il tuo ultimo anno e poi andrai al college> esclamò mio padre con un sorriso a trentadue denti <oh sì certo, non sei te quello che dovrà studiare per gli esami> risposi ridacchiando mentre entravo in cucina dove stava preparando i pancake e mi sedetti al tavolo <alla tua età-> cominciò a dire con tono rimproverante ma lo interruppi subito <sì sì, alla mia età l'hai fatto anche te...> esclamai imitando la sua voce scherzosamente mentre alzavo gli occhi al cielo <esattamente, quindi se anche te vuoi permetterti una casa come questa ti conviene andare a scuola> concluse indicando con un cenno della mano la magnifica villa che aveva comprato solo per noi e facendo girare il pancake nella padella facendole fare un piccolo salto <ancora non mi spiego come tu abbia fatto a cavartela quel giorno> dissi sovrappensiero. quel giorno mentre le fiamme divagavano nella stanza lo vidi alzarsi dalla sedia ed avvicinarsi allo specchio al quale era attaccata, mi sorrise come se dietro di lui non ci fosse alcun incendio e poi uscì come se nulla fosse da lì <lilith, non cel'ho fatta> rispose quasi come un sussurro e distraendomi dai miei pensieri <cosa?> domandai confusa mentre sembrava che stesse prendendo fuoco, mi stropicciai gli occhi più e più volte <sono morto tra le fiamme lilith, devi lasciarmi andare> furono queste le sue ultime parole e poi...

...c'è una persona davanti a me. non posso sopportare di guardarla. le ho detto che è orribile. il suo naso è troppo grande. la sua pancia troppo grassa. ho analizzato ogni centimetro del suo corpo. le sue labbra sono fin troppo sottili. le sue gambe troppo grasse. ha cominciato a piangere. oh, non si può proprio vedere quando piange. l'ho guardata un'ultima volta prima di allontanarmi dallo specchio e lasciare che le mie insicurezze vincessero... <SBRIGATI LILITH! FACCIAMO TARDI IL PRIMO GIORNO SENNÒ!> mi incitò mia sorella entrando in bagno e mettendosi di fianco a me di fronte allo specchio. è così bella, i suoi boccoli biondi e perfetti, il viso semplicemente perfetto e tutte le curve al punto giusto <s-sì...arrivo...> balbetto frettolosamente cercando di sistemare i miei orribili capelli ricci. corsi in camera e mi cambiai frettolosamente "è solo l'ultimo anno e poi andremo al college" continuava a ripetermi elisabeth, ma sono ormai sei anni che nulla mi fa sentire meglio. vorrei farla pagare a chi mi ha fatto questo, ma non mi riporterebbe di certo mio padre...ora in stanza ho uno specchio "per vedere ogni giorno quanto sei bella" mi disse elisabeth quando me lo regalò. io penso invece che ogni volta che ci passo davanti questo specchio voglia solo ricordarmi chi sono in realtà...come sono...tutto quello che vorrei dimenticare. mi sistemai la camicetta bianca e lo sguardo mi cadde s'una cosa che ormai avevo rimosso dai miei ricordi...la cravatta che mi aveva fatto accorciare su misura mio padre...la presi tra le mani "non è riuscito ad insegnarmi a fare il nodo" pensai e sentii una lacrima ribelle scendermi lungo la guancia <lui non vorrebbe questo> sussurrò mia sorella appoggiando una mano sulla mia spalla e asciugandomi la guancia con l'altra <lo so elly...però..> singhiozzai <rendilo fiero di te> m'interruppe abbracciandomi. mi sentivo pietosa. una rammollita, ancora a piangere per una cosa successa sei anni fa...sei anni che passai a crogiolarmi nelle mie stesse lacrime... sei anni passati a riempire le mie braccia "d'inchiostro" rosso...da piccola andavo a scuola e tornavo a casa con le mani e le braccia coperte di segni e strisce di colori e mio padre mi rimproverava, mi portava in vasca per pulirmi...ma ero felice...poi sono cresciuta e i disegnini sono diventati dediche scritte sulle braccia dalle bambine che reputavo mie amiche, le famose scritte "ti voglio bene" "per sempre" "le nostre iniziali sommate che facevano un'infinito" ...e anche qui ero felice...fu proprio questo infinito che non si avverò, e forse è questa mancanza a farmi sentire un vuoto , così, da disegni e dediche passai a segni rossi. da pennarelli alle penne alle lamette, le stesse lamette che prima usavo per temperare quei colori, facendo a gara a chi avesse la punta più affilata...sono un po' come quelle matite, la mia pelle come la tempera che viene buttata nel cestino inutilmente...perché in fondo la punta scrive ancora...ma non quanto le altre matite, che sono più appuntite, più affilate e più belle, e così continuo a temperarmi, fino a che la punta si spezzerà...e ci metterà più tempo delle altre a tornare come prima...presi lo zaino e come ogni giorno da ormai sei anni non scesi le scale a due a due.

ogni anno la stessa storia, le stesse persone, la stessa aula nella quale entro da ormai cinque anni. cambia solo il numero indicante la classe... 5A...eh già, sono all'ultimo anno. ancora un ultimo sforzo e me li tolgo dai piedi...non sono né la secchiona al primo banco né la ragazza silenziosa all'ultimo. sono in terza fila, nella parte più lontana dalla finestra della classe e di conseguenza la più buia. quest'anno margot non ci sarà dato che è partita l'estate scorsa per frequentare un'altra scuola. ed eccomi qua, seduta in disparte sperando di passare inosservata. osservo la mia classe e mi soffermo sul piccolo specchio che teneva in mano una delle mie compagne, clara kelly, per truccarsi. odio gli specchi, ogni giorno mi ricordano che io l'amore posso trovarlo solo s'un dizionario... e poi c'è la "coppia della classe", quando vedo loro mi chiedo sempre: quando toccherà a me essere felice? "l'amore arriva quando meno te lo aspetti" lo dicono nei film, nei libri e me lo ripeteva sempre la mia compagna di banco margot...cazzate su cazzate...la verità è che l'amore arriva quando meno te lo aspetti se sei bella e magra. rabbia. ecco cosa provo...mi fa male il cuore... <ei black, chiedi a tuo padre che tempo fa lì sotto!> urlò un mio compagno dall'altra parte della classe suscitando le risate di tutti, ero stanca di reagire. di rispondere a degli emeriti idioti...non ho reagito...sono solo corsa via piangendo e correndo molto probabilmente vista da fuori ero così goffa e maldestra. mi sono seduta a terra appoggiando la schiena al mio armadietto cercando di asciugarmi le lacrime e poi è arrivato lui, aiden, il ragazzo più popolare dell'intera scuola. si avvicinò a me, non mi guardava le braccia o la pancia...mi guardava il viso, fece scorrere il pollice sulla mia guancia per asciugarmi le lacrime e di colpo mi baciò. durò pochissimo, qualche istante, prima che si rialzasse in piedi per gridare ai suoi amici <oh! avete visto!? pagate la scommessa, voglio i miei dieci dollari clara!> alzai lo sguardo e vidi un gruppetto di ragazzi venire verso di me, tra qui clara kelly, la persona peggiore mai esistita dopo mia madre. "il mio primo bacio è stato dato per una scommessa tra quattro stronzi" pensai serrando le labbra e mordendomi l'interno della guancia per non scoppiare nuovamente a piangere.

non esiste l'amore per chi non sa amarsi.

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