17. second murder

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-ottobre-

era da una settimana che seguivo anna dovunque e ormai sapevo quasi perfettamente cosa faceva tutto il giorno e tutti i giorni. mi alzo dal letto e stropiccio gli occhi mentre mi dirigo in bagno a prendere le mie medicine. la dottoressa rassicurò mia madre dicendole che quella boccetta mi sarebbe bastata per quasi due mesi...ma in una sola settimana ne avevo già prese più di metà. all'inizio l'effetto era quello di rilassarmi, ma man mano divenne quello di farmi pensare più lucidamente a tutti i dettagli e a "parlare con il mio inconscio" fino ad una sorta di dipendenza. mia sorella aveva smesso di allontanarsi da me per paura che l'aggredissi e questa cosa mi permetteva di risultare più normale ai suoi occhi e di conseguenza anche agli occhi degli altri. devo ammettere poi che clara mi è più utile da morta. era notte fonda quando decisi di voler consultare il mio inconscio, dovevo sapere dove potevo trovare quella forca <dove pensi che possa trovare una cosa simile? nessuno ne venderebbe una. tantomeno ad una ragazzina> mi lamentai mentre giravo in tondo per la stanza <l'ufficio di tuo padre è rimasto uguale in tutti questi anni ricordi? hai impedito te che qualcuno potesse portare via qualcosa> smascellò clara come se fosse una cosa ovvia alla quale avrei dovuto pensare prima. <mio padre non teneva una roba simile in ufficio> <lo affermi con così tanta sicurezza. come se lo conoscessi davvero. beh, se lo avessi conosciuto così bene come credi, di certo ora sarebbe ancora qui. non credi?> sbuffai alla sua affermazione ed uscii dalla mia stanza seguita da lei. entrai nell'ufficio di mio padre e richiusi velocemente la porta dietro di me. feci piccoli passi per tutto l'ufficio alla ricerca dell'arma ma senza alcun risultato. <non c'è> mi lamentai incrociando le braccia all'altezza del petto <non ho mai detto che ci fosse> rispose con non curanza il cadavere o dovrei dire 'il mio inconscio' <e perché siamo qui?> domandai irritata <ti ricordo che tuo padre ha lavorato a molti casi...> alzai un sopracciglio e mi avvicinai alla scrivania dove teneva tutti i fascicoli. <effe....effe...effe....ecco! forcella dell'eretico!> esclamai tirando fuori dal blocco di fascicoli un foglio <non puoi comprarlo ma puoi farlo> m'informò il mio inconscio prima di sparire. mi sedetti sulla poltrona di mio padre e cominciai a leggere le cose riguardanti quel caso. "aveva modellato il metallo per costruirsi in casa le due forche" feci scorrere la lingua nell'interno della guancia mentre pensavo a come farne una io dato che non sapevo maneggiare molti attrezzi... mi alzai dalla poltrona e scesi di sotto in cucina. dovevo mangiare "nessun buon progetto è stato ideato a stomaco vuoto" pensai aprendo il frigo e tirando fuori una fetta di torta avanzata da qualche giorno. presi una forchettina e un coltello e mi sedetti a tavola avvolta dal buio più totale. alzai lo sguardo verso la parete dov'era appeso l'orologio e strizzai gli occhi per vedere che ore fossero <sono le due di notte, che ci fai sveglia?> mi domandò elisabeth entrando in cucina <potrei farti la stessa domanda> risposi sorridendo <uhhh c'è ancora la torta!> esclamò ignorandomi e catapultandosi verso il frigo mentre io rigiravo la forchettina tra le dita <eppure cel'hai davanti agli occhi> esclamò una voce dietro di me facendomi voltare di scatto. mi portai una mano al petto quando mi accorsi che era clara <devo fare tutto io> si lamentò <ti ricordo che tu sei me> ribadii alzando gli occhi al cielo <cosa?> domandò elisabeth sedendosi di fronte a me <n-nulla> risposi frettolosamente prendendo tra le dita la forchettina e ringraziando silenziosamente clara. era troppo piccola e non avrebbe fatto il suo lavoro <mi passi la tua forchetta?> domandai a mia sorella <hai la tua> rispose <non fare la bambina e dammi la tua forchetta> ripetei la mia richiesta il più duramente possibile <eh va bene..> cedette prima di quanto pensassi. presi la forchetta tra le mani. era più grande della mia, le punte più affilate e lunghe. mi alzai dalla sedia ed aprii il cassetto sperando di trovarne un'altra mentre elisabeth si lamentava che rivoleva la 'sua' forchetta. la ignorai e ne presi una seconda dal cassetto prima di risalire di sopra. <ma che brava> ridacchiò la voce di clara dietro di me <sta zitta> le risposi mentre continuavo a tenere lo sguardo fisso sulle forchette che avevo tra le mani <uh, lilith non uccidermi...ah no, l'hai già fatto> continuò a dire ridacchiando mentre entravo in camera mia <sei in vena di battute oggi?> domandai < ti ricordo che, come hai amato ricordarmi poco fa, io sono te.> rispose sedendosi sul mio letto mentre io cercavo il mio accendino <cosa hai intenzione di fare?> domandò curiosa <tu sei me, dovresti saperlo> risposi avvicinandomi a lei e sedendomi sul letto. presi la prima forchetta e cominciai a riscaldare le due punte in mezzo per poterle togliere e lasciarne solo due ai lati; proprio come la forca originale <uh, non ti credevo così intelligente> esordì pensando di farmi un complimento. la ignorai e feci la medesima cosa anche con la seconda forchetta. <mi serve una corda o una fascia> le dissi <sapevo che mel'avresti chiesto> rispose <ma non ho la più pallida idea di dove trovarne una> concluse con un sorrisetto stampato in faccia. sbuffai alzando gli occhi al cielo; non potevo prendermela con lei, sarebbe stato un po' come prendersela con me stessa...mi alzai dal letto e girai per la stanza pensando a cosa usare e come se qualcuno dall'alto avesse ascoltato la mia richiesta trovai una cintura. "sarebbe stata perfetta" pensai avvicinandomi alla sedia dov'era adagiata, la presi tra le dita e la osservai per qualche secondo. me la sarei fatta andare bene anche se era molto rovinata <presumo che tu sia cresciuta con art-attack> ridacchiò clara mentre mi rimettevo seduta sul letto. incrociai le gambe e serrai le labbra cercando di concentrarmi il più possibile ignorando le battutine e le risate di clara. <pensavo fosse più facile> mi lamentai cercando di attaccare le due forchette tra loro dalle estremità <ti conviene farle passare prima nel buco della cintura e poi fonderle insieme e non il contrario> bacchettò clara osservandomi attentamente <dirlo prima!?> alzai leggermente la voce e lasciai cadere tutto dalle mie mani sul letto <calmati lilith, potrebbero sentirti> m'informò ed alzai gli occhi al cielo. ripresi gli oggetti e questa volta seguii il consiglio di clara. cominciai con una forchetta, la feci scivolare a fatica nel buco della cintura verso l'alto mentre la seconda la infilai verso il basso <e ora? si brucia la cintura> mi lamentai <devi solo fondere le forchette tra loro, e poi farle scivolare ancora calde dentro il buco della cintura, in modo da avere la stessa lunghezza sia da una parte che dall'altra> mi spiegò <la fai facile> <è facile; credo in te giovanni muciaccia> ridacchiò mentre smanettavo con l'accendino e le forchette <sei più inutile di quella palma te> le dissi <...ma almeno la palma era simpatica> conclusi sorridendo e facendo scivolare le forchette ancora ustionanti dentro il buco della cintura <sai, non sei divertente> disse con un finto tono offeso mentre mi alzavo dal letto <non ho mai detto di esserlo> risposi riponendo la mia 'arma fatta in casa' nello zaino. guardai l'ora: 04:15. <tra due ore dovrei svegliarmi per andare a scuola> mi lamentai buttandomi sul letto a faccia in giù <hai intenzione di agire domani?> mi domandò avvicinandosi al mio letto <sì...ma devo essere lucida, quindi ora silenzio> riposi <come vuole lei, piccola serial killer> ridacchiò <non.sono.una.serial.killer.> risposi secca girandomi a pancia in su e sfregando nervosamente le mani sul viso <magari ripetendolo più volte ci crederai pure te> rispose e subito dopo la sua sagoma svanì e le mie palpebre pesanti per il troppo sonno si chiusero.

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