10 |𝙼𝚒𝚝𝚘 𝚊𝚙𝚙𝚛𝚘𝚟𝚎𝚍|

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E finalmente passarono 5 giorni.
Ancora uno e sarebbe partito per Roma, ad incontrare la sua persona speciale.
Gon stava facendo le valigie da più di 2 ore ormai, era sfinito.
Continuava a domandarsi se avesse preso tutto quanto il necessario e se, effettivamente, bastasse.
"Il gel per capelli lo metto o no?"
"E i miei manga?"
"Quanti cambi dovrò portarmi?"
Andando avanti così, fino alle 7 di sera.
Mito-san salì in camera per dare un'occhiata e trovò una stanza che definì letteralmente un porcile: abiti sparsi sul pavimento, mutande sul cuscino, 6 barattoli di gel sul letto, scrivania piena di fumetti.
"Ma da chi hai preso, mi chiedo io?" disse lei, rassegnata al fatto che avrebbe dovuto aiutare il nipote a riordinare tutto quanto.
"Zia è una faccenda importante, te l'ho detto!" rispose Gon nervoso, dopo tutta quella disorganizzazione.
Presero a mettere al posto giusto le varie cose, fino a quando non mancò più nulla.
Si erano fatte le 21 e solo in quel momento finirono i bagagli.
"Continuo a pensare che 17 cambi siano davvero troppi"
"Niente è mai troppo con te, tesoro" rispose Mito-san con un pizzico di ironia.
Cenarono solo allora, ritrovando pizza in tavola.
Gon ne fu più che contento, anche se pian piano dentro di lui iniziava a crescere il senso di colpa per averla costretta ad aiutarlo.
In più, c'era anche un po' di agitazione per i giorni che sarebbero arrivati di lì a poco.
"Scusami zia, e grazie." sorrise il verde.
"Ti perdonerò soltanto se mi dirai perché hai deciso di partire per Roma di punto in bianco!"
Il sedicenne quasi non si strozzò con la mozzarella della margherita che stava masticando.
"Te l'ho detto, è un viaggio turistico!" arrossì.
"Come vuoi tu, ma se ti cacci nei guai-"
"Si si sarà ancora peggio tornato a casa, lo dici da quando avevo 5 anni zia" rise, per poi riprendere a mangiare.
"Allora come si chiama?"
Gon restò per qualche secondo paralizzato; per dei momenti pensò che quella domanda fosse stata soltanto frutto della sua immaginazione.
"Chi? Di chi parli?" ci provò a nascondere il tremolio nella voce, ma Mito-san lo sentì comunque forte e chiaro.
"Della ragazza per cui farai 5 ore di viaggio!"
...
"Ragazza? Quale ragazza? Tu? Ma tu sei qui, quale ragazza?"
"Non c'è nessuna ragazza! O mio Dio, devi sempre fraintendere tutto!"
"Di sicuro tu non sei il tipo da andare lì per fare le foto al Colosseo e seguire la guida che parla per ore e ore con trenta gradi all'ombra."
"Non ha tutti i torti effettivamente"
"Beh sono cambiato."
"Come si chiama?"
"Ha un nome molto carino, 'Sto Cazzo'"
"Gon! Niente parolacce!"
"Scusa" rispose con non-chalance.
Per tutta la cena zia Mito chiese informazioni su questa fantomatica "ragazza", ma Gon non aprì bocca e sviò l'argomento il più possibile.
Gli chiese il nome, il cognome, il colore dei capelli e degli occhi, l'altezza, gli anni e così via.
"Manco uno stalker" pensò il verde, iniziando ad irritarsi.
"Mia zia pensa sul serio che mi possano piacere solo le ragazze?"
In quel pensiero era nascosta una piccola delusione: non aveva mai avuto il coraggio di fare coming out e sperava che in qualche modo sua zia lo capisse da sola, ma niente da fare a quanto pare.
Ci aveva provato il più possibile, ad esempio mettendo la bandiera LGBTQ+ appesa in camera sua, lo smalto nero, ormai sbiadito, e cose così.
Il nulla, Mito-san non l'aveva proprio afferrato.
Lei continuava a farsi film mentali sulla "relazione segreta" che avrebbero dovuto avere Gon e una ragazza "molto dolce e carina" secondo i suoi canoni di bellezza.
Proprio in un momento inaspettato però, Killua inviò un messaggio a quest'ultimo e lui sobbalzò dimenticandosi di aver portato il telefono a tavola.
All'inizio alla zia sembrò non importare, ma appena vide suo nipote sorridere ed arrossire mentre continuava a digitare qualcosa a lei sconosciuto con le dita sulla tastiera iniziò ad interessarsi.
"Chi è? Chi è?" chiese con un sorriso a 32 denti.
"Nessuno!" arrossì Gon, di nuovo.
"Non puoi scrivere con 'nessuno' su! Chi è?"
"Un amico! Un amico ok? Vado in camera mia!" disse alzandosi.
"Gon andiamo! Non ti devi imbarazzare, sono tua zia, la persona che ti ha cresciuto!"
...
"Glielo dico o non glielo dico?"
Il verde era in panico.
Voleva liberarsi di questo peso ormai da un sacco di tempo, eppure si stava giocando una marea di cose.
Fortunatamente, come un angelo sceso dal cielo, Killua gli scrisse di nuovo.

『I like the view』„Killugon"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora