Lost and insicure.

332 39 7
                                    

LOUIS'S POV.

Ma perchè le ho detto così? Dovevo aiutarla e invece ho peggiorato la situazione, sono un disastro, un coglione. Ma non voglio che si illuda, innamorarsi di me oppure diventare una mia amica potrebbe essere l'errore più grande che lei possa fare nella sua vita, meglio evitare questo. 

Vuole essere salvata, ma io non ci riuscirei, potrei farla soffrire ancora di più, devo tenerla al più possibile lontana da me e dalla mia vita.

"Ti senti meglio dopo che mi hai detto questo? Eh Louis?" Disse Megan alzandosi in piedi per guardarmi meglio.

E ora cosa rispondo? No che non mi sento meglio.

"Ho detto solo la verità non fare la bambina."

Devo smetterla di risponderle male, è meglio che esca da questo bagno.

"Sai cosa? Vaffanculo, pensavo mi avresti aiutata, ma alla fine sei come gli altri, ormai ci sono abituata ad essere trattata da schifo, quindi mi sta bene. Ora se non ti dispiace, devo uscire. "

Quella risposta mi fece rabbrividire, ho rovinato tutto.

La vidi uscire dall'edificio correndo, stava piovendo a dirotto, perciò in 10 secondi si bagnò tutta. Dovevo fare qualcosa non potevo abbandonarla così.

"Che cazzo fai là fuori? Sta piovendo entra dentro."

Gli urlai, ero sull'orlo della porta e la fissavo, mi sentivo impotente.

"No Louis, me ne vado, e dì allo psicologo che in questo edificio non mi vedrete mai più. Chiaro?"

No.

"Chiaro."

Dissi io ormai sconfitto.

MEGAN'S POV.

La pioggia mi piace, anche il cielo ora è triste e sta piangendo, proprio come me in questo momento.

Ma perchè devo sempre piangere? Ormai per tutte le volte che l'ho fatto le lacrime si sarebbero dovute consumare e non uscire più.

Guardai in alto, per far bagnare il mio viso del tutto, e chiusi gli occhi, questa sensazione è rilassante.

Iniziai a correre per le strade di Doncaster per arrivare a casa mia, ero bagnata fradicia, c'era un mare dentro le mie scarpe.

Sto male, di nuovo, ormai sono destinata ad essere triste per il resto dei miei giorni. 

----------

Arrivai a casa, e per fortuna non c'erano i miei genitori, mia madre come minimo mi avrebbe presa a schiaffi finchè la mia faccia non si sarebbe fatta come il colore del suo rossetto, rosso acceso.

Salì le scale per andare in bagno, mi spogliai e entrai in doccia.

Finita la doccia, presi un asciugamano per coprire la parte del mio corpo che parte dal seno e finisce dove ci sono le cosce, e andai in camera per prendere dei vestiti.

Mi infilai dei semplici pantaloni da tuta, e una felpa larga che era di mio fratello maggiore.

Era, si.

Ora lui non c'è più, è morto in un incidente, ed è anche per questo che i miei genitori si comportano così.

Amavano mio fratello, era il figlio perfetto. Questa felpa è l'unica cosa che mi resta per sorridere, è piena di ricordi.

Mi ricordo quando io avevo 10 anni e lui 17, stavamo preparando una torta, e alla fine la felpa che ho addosso si sporcò di marmellata e panna, quanto abbiamo riso quel giorno.

A questo pensiero sul mio viso spuntò un sorriso sincero. Mi manca da morire.

Mia madre non è ancora tornata, per fortuna, sta fuori tutto il giorno, anche nei giorni in qui non lavora, questo non mi interessa perchè meno la vedo e più sono contenta.

Visto i compiti per domani gli ho fatti ieri, decido di scrivere sul mio diario.

"Caro diario, oggi è stata una brutta giornata, in fondo non ne ho una bella da ormai un anno, e non scherzo. Oggi sono andata per la prima volta dallo psicologo, grosso errore. Non ci tornerò mai più lì, ma ho paura per mia madre, lei mi constringerà di sicuro, ormai io sono come il suo cagnolino, lei mi da gli ordini e io obbedisco, solo che ai cani magari come premio viene dato un biscotto, io invece non vinco mai niente, non sono mai stata una vincitrice, nella mia vita non ho mai vinto e mai succederà.

Sono una perdente. Perdo e basta. Ho perso le mie speranze, ho perso la mia autostima, le persone che amavo. Ma la mia perdita più grande rimarrá per sempre mio fratello.

Dallo psicologo ho trovato il ragazzo di cui avevo parlato, quello della fermata. Si chiama Louis, è un nome così bello, non poteva avere un nome brutto un ragazzo come lui, dovresti vederlo, è la perfezione fatta a persona. Ma si è dimostrato un grande stronzo, non so perchè, in fondo io non lo conosco e non gli ho mai fatto nulla.

Bhè, alla fine sono scappata via dopo neanche mezz'ora che ero lì, e mi sono bagnata tutta perchè diluviava. Bella giornata no?

No."

Chiusi il diario e lo misi sotto il cuscino come faccio sempre, presi il computer e visto che non avevo niente da fare, entrai su facebook.

"Puttana."

"Troia."

"Fai schifo."

"Meriti di morire."

"Mi fai ridere."

Ormai mi arrivano messaggi così, è successo tutto lo scorso Maggio, siamo a Settembre, e gli altri continuano a pensare a questo episodio, a prendermi in giro, gente così una vita sociale non ce l'ha. Neanche io ce l'ho in realtà, ma almeno non faccio come loro che quando si annoiano buttano merda sugli altri.

Non rispondo neanche, non voglio stare ai loro giochetti e dare loro soddisfazione, perciò chiudo il computer.

Sono le 20:00 e mia madre e mio padre non sono ancora arrivati.

Dopo dieci minuti sento la porta di ingresso sbattere, ecco che è arrivata quella belva, più arrabbiata che mai, di mia madre, insieme a quello stronzo di mio padre.

"Megan scendi subito quì." Dissero in coro.

Merda, credo che lo psicologo abbia detto cos'è successo oggi, stronzo.

"Padre, madre, arrivo." Gli presi in giro.

Scesi le scale, e quando arrivai in cucina dove erano seduti, gli salutai con un sorriso finto e sventolando la mano destra all'aria.

"Il dottor Mars mi ha raccontato cos'è successo oggi, fai in modo che non succeda più. Ci siamo intese?"

Disse mia madre alzandosi, urlando, e tirandomi uno schiaffo dopo che scossi la testa in segno di disapprovazione.

"Bene madre grazie per lo schiaffo avevo bisogno che qualcuno mi svegliasse un pochino, comunque, no, non ci siamo intese. Io dallo psicologo non ci vado e basta. Non potete obbligarmi."

"Si invece che possiamo, sei nostra figlia e ci devi obbedire, che ti piaccia o no. Te l'ho già detto, io potrei prendere il tuo diario e farlo leggere a tutti se non mi obbedisci."

Rispose mia madre con un sorriso falso a 32 denti.

Abbassai la testa e mi misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro. Annuì, e salì in camera.

"Caro diario, ho deciso, questa notte, scappo di casa, sono stufa dei miei genitori, voglio scappare da tutto. Prendo il primo pullman che mi porterà in una meta che magari non conoscerò. Farò la barbona, ma starò meglio. Addio mamma, addio papà. "

A beautiful mess.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora