il passato

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I miei genitori non mi hanno mai accettata sul serio per come sono. Non sono mai stata il loro ideale di figlia perfetta quindi ai loro occhi sono sempre stata automaticamente sbagliata. Non importa quante punizioni mi obbligavano a scontare, non importa quanti schiaffi e pugni mi tiravano, non importa quanto male mi facevano per loro ero sempre io quella nel torto. Dovevo essere per forza all'altezza dei loro standard. La figlia con i voti alti, la figlia composta in tutto e per tutto, la figlia femminile che tutti vorrebbero eccetera.

"Eppure loro due continuano a non sapere niente di me"

Non sanno assolutamente niente di me. Non sanno che non mi piace indossare vestitini rosa, non sanno che vivo di musica, non sanno niente dei miei hobby, di quello che mi piacerebbe fare e di come mi piacerebbe essere.

L'unica cosa che sanno è che non sono come loro vogliono che io sia, ma soprattutto che io non voglio essere uguale all'ideale della loro figlia modello.

Oggi è una fotocopia dei giorni passati: torno a casa da scuola, cucino perchè non c'è nessuno in casa, mangio, metto le cuffiette, faccio partire la mia playlist più calma e studio, faccio merenda e una pausa, torno a chiudermi in camera per studiare e torna mio padre che viene in camera mia e mi chiede 

-Hai finito i compiti?- è sempre la stessa domanda
-No, non ancora- seguita sempre dalla stessa risposta e una serie di borbottii di disappunto. 

Quell'uomo si siede sul divano e accende la tv. Finisco i compiti e suono un po' con la chitarra classica, mio padre non mi sente tanto la tv è troppo alta. Sento arrivare la macchina di mia madre e rimetto la chitarra nella custodia per poi infilarla dentro l'armadio e nasconderla con i vestiti che quella donna mi obbliga a mettere.

Apro un libro a caso e mi butto sul letto facendo finta di leggere. Sento mia madre urlare contro mio padre come al solito. Anzi, quest'ultimo periodo è anche peggio, litigano costantemente ogni volta che si vedono, mamma trova sempre un pretesto per urlare contro papà e papà risponde solo con altre urla.

Sto iniziando ad avere un brutto presentimento, le urla sono anche più forti del solito. 

Sento delle urla di paura, mi sembrano di mio padre. Dice a mia madre di calmarsi e di poggiare quella cosa che ne avrebbero discusso civilmente

"che sta succedendo"

Le urla di entrambi si fanno ancora più forti, tutti i vicini avranno sentito. Guardo fuori dalla mia finestra e vedo qualcuno che è perfino sceso in strada.

"sto diventando sorda"

Tutto ad un tratto silenzio. Silenzio totale.

Con il cuore a mille mi alzo dal letto e lentamente apro la porta. Guardo verso il piano di sotto, dove ci sono sia il salotto che la cucina più un bagno e la lavanderia.

Vedo mio padre per terra in una pozza di sangue. Vicino a lui c'è mia madre con un coltello da cucina molto affilato in mano. Sento il rantolio dell'uomo in fin di vita e ascolto il respiro affannato della donna.

Rientro in camera mia il più silenziosamente possibile. 

pugnalarlo. 11 colpi, 3 dei quali affondati in punti vitali. Prendo il mio cellulare e chiamo il 113.

Mentre il telefono trasferisce la chiamata, sposto la sedia della scrivania sotto la maniglia, impedendole di abbassarsi.

-Pronto 113, qual è la vostra emergenza?-

-Mi chiamo t/n, t/n t/c. Mia madre ha dato di matto e ha accoltellato mio padre, per favore aiutatemi, ho paura che voglia uccidere anche me!- sussurrò

Ho paura sul serio. Non della morte, ma di mia "madre".

"mio padre, beh diciamo che se l'è quasi meritato"

Per me è quasi un estraneo, lui non sa nulla di me e io non so nulla di lui.

Sento dei passi lenti che salgono le scale.

-Arriviamo subito t/n dove ti trovi? Sei dentro casa?-

Sento anche i vicini spaventati che citofonano all'ingresso.

-Si mi sono chiusa in camera mia, casa mia è in via*dici il tuo indirizzo*-

-Abbiamo inviato delle squadre, tranquilla andrà tutto bene rimani in linea con me. Raccontami bene quello che è successo-

-T/N- cantilenò mia madre mentre attraversava il corridoio -con chi parli t/n?-

-PRESTO! FATE PRESTO! MIO PADRE E MIA MADRE LITIGANO PESANTEMENTE TUTTI I GIORNI, SOLO CHE NON SO IL MOTIVO. OGGI PAPà è TORNATO A CASA COME AL SOLITO E APPENA LA MAMMA è ARRIVATA, HA SBROCCATO! è COMPLETAMENTE IMPAZZITA! HA PRESO UN COLTELLO DA CUCINA ED HA UCCISO MIO PADRE! PER FAVORE VUOLE UCCIDERE ANCHE ME!-

-Stai calma, non urlare. Respira lentamente, stanno arrivando degli agenti che ti salveranno. Riesci a uscire da casa?-

-T/N ESCII FUOORI. CON CHI STAAI PARLAANDO T/N?- Nella sua voce non c'è un briciolo di sanità mentale, non sembra una voce umana.

-NO NON RIESCO AD USCIRE DI CASA, QUELLA PAZZA è FUORI DALLA MIA PORTA E MI STA CHIAMANDO. SONO AL SWCONDO PIANO MA LA MIA FINESTRA è ABBASTANZA IN ALTO DA DISTRUGGERMI SE SALTASSI GIù- sussurro disperatamente al telefono 

"bhe se la metti così, meglio morire da sola che uccisa da quella stronza"

Mia madre prova ad abbassare la maniglia ripetutamente.

-MUOVETEVI!- urlo

-i soccorsi saranno lì tra 2 minuti. Prova a nasconderti, per favore mettiti al sicuro-

"questo è scemo forte però"

Mia madre prende a spallate la porta e non si stanca. Vedo la sedia che inizia a scivolare allora mi chiudo dentro all'armadio e smetto anche di respirare quado sento porta cedere.

-T/N DAIII ESCI CHE CI DIVERTIAAMO. PAPà MI AVEVA FATTO TANTO ARRABBIARE SAI? MENO MALE CHE NON SUCCEDERà PIù HEHE-

Non oso muovermi.

-T/n? T/n ci sei? Riesci a sentirmi? Resisti i soccorsi stanno arrivando-

Finalmente sento il rumore fastidioso delle sirene dei soccorsi che si avvicinano e le auto che si fermavano. Passi di gente che corre, gente che impartisce ordini, sicure di pistole e altri rumori non identificabili.

Sento la finestra aprirsi e delle urla generali. Nella mia stanza non si sente più il respiro affannato di quella pazza. 

Guardo dalla serratura dell'armadio e non sembra ci sia nessuno in camera.

-T/n? Stai bene?-

Riporto il cellulare all'orecchio

-S-si- sussurro

-Rimani lì, facciamo irruzione-

Sento il portone d'ingresso aprirsi e varie voci e rumori di passi invadere la casa.

Dopo poco passi di corsa salgono le scale e si precipitano nella mia stanza.

-T/n sono io dove sei?-

Guardo lo schermo del cellulare, la chiamata era chiusa. Questa è la stessa voce con cui ho parlato prima.

Apro l'armadio ed esco.

Sento l'aria non viziata invadermi i polmoni, c'è anche un lieve odore di sangue.

Tremo. Non riesco a smettere, è come se qualcuno mi stesse scuotendo.

-Hey calmati un attimo. Tua madre... beh ecco... ci ha sentito arrivare e si è buttata dalla finestra. La stanno portando in ospedale magari riescono a salvarla e per tuo padre invece non si può fare niente. Fin quando non avremo notizie certe da tua madre dovrai stare in una casa famiglia, porteremo noi tutte le tue cose.-

"beh non ho più niente. Sono ancora più sola di prima"

Sono stata in una casa famiglia per 2 settimane poi un giorno, mi pare fosse un assistente sociale, mi disse

-Hey t/n, tu parli giapponese?-

A New Life // Haikyuu x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora