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Non osai chiudere occhio. La sola vista di tutto quel buio mi terrorizzava. Fuori dalla porta doveva esserci una festa, o un funerale, dati gli schiamazzi eccessivi. Come ho potuto ridurmi a questo? Un nulla, un ammasso di schegge di vetro poggiato in modo perfettamente composto su quel triste sgabello di legno con tre gambe. Un regalo di compleanno, lo sgabello. Materializzato dal nulla, semplicemente comparso, non so più come. Ormai, se lo si guarda con attenzione, si possono distinguere vari tagli ed uno spacco profondo sul bordo della seduta, come se fosse caduto con molta forza. Troppa confusione, troppe certezze. Io so. So che non riuscirò più a suonare niente. Il pianoforte prende polvere da ormai due mesi. O due anni. O cinque minuti. Da moltissimo tempo. Il tempo trascorre molto lentamente, eppure fino a ieri era un mese fa. Annullato. Non io, il tempo. Io scorro come sempre, imperterrito, il tempo invece è come pietrificato. Anch'io sono immobile, ma solo all'esterno. 

L'esibizioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora