La mia mente è già arrivata all'acquisto della mia futura casa. Bellina, rustica. Accogliente. Non so con esattezza chi dovrei accogliere, ma la casa l'ho voluta accogliente. Volevo un camino. Non è stato possibile costruirlo, è un appartamento. Tra due giorni andrò a convivere, ma non so con chi. Con una figura astratta, quasi cubista. Manierista. Impressionista. Grigia. Ho sempre trovato il grigio un colore affascinante. Di solito ignoravo quante cose al mondo fossero grigie. I lampioni, l'asfalto, il cielo, la luna. Io. La mia porta, unica separazione fra me e lo schiamazzo del mondo esteriore. La porta non mi è mai piaciuta, nella casa nuova ne vorrò una uguale. Voglio vivere sereno nella mia prigione. Amo la mia prigione, sono una persona estroversa io. Fuori. Fuori sono molto estroverso. Mi piace lo schiamazzo, è rilassante. La mia prigione però dev'essere silenziosa come una tomba, ma non durante un funerale, c'è troppo schiamazzo. Sì, trovo ci sia troppo schiamazzo durante i funerali. Quel tizio che parla, parla, parla – nessuno sa di cosa – e la gente che piange, chi più chi meno rumorosamente. I fazzoletti sporchi poi sono rivoltanti. Odio i funerali.
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L'esibizione
Short Story''Non riesco a sopportare questa finzione, questa mancanza di completezza, è una situazione insostenibile.'' - Monologo introspettivo in otto parti-