Auschwitz, 6 marzo 1945.
Non so che ore sono. Non so perché ci sono finita qui. So solamente che da quando sono qui, a Berlino, rinchiusa e torturata nella prigione della gestapo, ho conosciuto un nazista che mi sta rovinando l'esistenza. Il suo nome è Kurt Kotler, l'uomo che ho visto sul libro di storia e, soprattutto, è l'uomo che mi ha stuprata oltre che torturata. Mi ha tolto la verginità ma la forza psicologica no, quella non me la toglierà nemmeno Hitler.Il buio invade la stanza della prigione, vicino al mio letto c'è una candela accesa, sono avvolta dal dormiveglia, infatti i miei recettori acustici sono più che coscienti, posso sentire dei passi che si stanno avvicinando alla porta e spero tanto che Dio faccia sì che non sia lui.
<<Ciao piccola puttana!>> Esclama il tenente Fischer entrando e avanzando verso il mio letto.
Mi raddrizzo e, nello stesso tempo, rabbrividisco al solo pensiero che anche lui possa fare quello che ha fatto Kotler, ovvero mettermi le mani addosso.
<<Che cosa- che cosa volete?>> Gli chiedo spaventata.
<<Un'oretta insieme. Sai Kurt non c'è!>> Mi dice sorridendo come un ebete.
Abbasso lo sguardo, Fischer viene verso di me, fa scivolare la mia testa sul cuscino e, contemporaneamente, mi sale sul busto: accarezza le mie labbra mettendomi anche dei brividi. Poi mi stringe i polsi sulla testa con una mano e con l'altra cerca di arrivare alla mia intimità, che scopre liberata, dato che Kotler mi ha strappato via le mutandine.
<<Hmm... il mio amico ti ha scopata proprio bene, esattamente come farò adesso io!>> Mi dice slacciandosi i pantaloni della divisa. Sento la sua la sua erezione pulsare.
Mi stringe il collo delicatamente per poi entrarmi dentro. Grido, gemo, mi dispero, non posso credere che questo male, questo malessere psicologico lo sto subendo io. Ma, soprattutto, non posso crederci di essere piombata in un'epoca che era ed è adesso per me un incubo, perché lo è: violentata da due uomini, presa per una troia che non sono assolutamente e, sicuramente, poi picchiata. Che bel ritorno nel passato.
<<Grida il mio nome troia, avanti. Non ti sentirà nessuno, men che meno Kotler. Ah, ah!>> Dice alla fine gemendo come il porco che è.
Gli graffio la schiena per cercare di provare meno dolore possibile ma purtroppo questo male non solo non si placa, ma continua fino a che sento del liquido attraversarmi l'interno.
<<Scendi!>> Mi ordina. Vorrà sicuramente che gli faccia un servizio, come l'ho fatto al mio padrone, ne sono sicura.
<<Prendilo!>> Mi sussurra in una voce profonda quanto rauca.
Lo guardo con occhi dolci, invece lui assume uno sguardo maledettamente diabolico, infatti mi afferra per i capelli avvicinandomi poi al suo membro e, con le lacrime e l'umiliazione addosso me lo metto in bocca: dal tenente Fischer partono gemiti e ringhi, esattamente come quelli di Kurt.
<<Ah, ah, Alma non ti azzardare a fermarti. Continua fino a quando te lo dirò io!>> Mi dice ringhiando.
Lo ascolto e nello stesso tempo le lacrime continuano a straziarmi, il dolore psicologico non è da meno. All'improvviso, mentre sono sul pavimento ghiacciato tutta nuda a fargli quel maledetto servizio, sento dei passi, molto veloci, spero tanto che non sia lui, il tenente Kotler. Sarebbe la fine, la mia fine.
La porta si apre, è proprio lui, Kurt, il quale assiste alla scena in maniera scioccate oltre che maligna: mi prende dal gomito allontanandomi dal collega per poi prenderlo a pugni, buttandolo sul letto, ormai sporco di sangue.
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Segreti familiari
Mystery / ThrillerUna storia piena di segreti mai rivelati oltre che di enorme sofferenza interiore. Roma, 2021. Alma Mancuso, ventenne calabrese ma residente a Milano, narcisista, bella e molto curiosa sul passato, soprattutto sui fatti avvenuti durante il 1945. Ha...