[ capitolo 5. ]

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Il lavoro procedeva, era alquanto stancante andare a destra e a sinistra trasportando frappuccini, cappuccini è donuts vari, senza poterne assaggiare nemmeno uno.
Comunque, era carino osservare la gente.
Gente stanca, assente, apatica, senza energia, non provava nemmeno più sentimenti, non salutavano, non sorridevano, non mostravano assolutamente la loro identità, il loro essere; prendevano un cappuccino e via, uscivano ricominciando il loro normale lavoro.

Mi serviva una pausa. Dovevo staccare.
8 instancabili ore di lavoro, senza fermarmi. Chiesi al "capo" una pausa.
Che poi, odiavo chiamarlo così, lui non era assolutamente nessuno rispetto a me.
Comunque, me la "concese" gne.
Ripresi il mio parka, e uscii dal lato opposto del negozio, dalla zona privata, e andai nel balconcino che era l'uscita di emergenza.
Presi le mie malboro rosse dalla tasca, il mio accendino e la accesi.
Ho sempre pensato che fosse meglio d'innamorarsi, che alla fine il dolore lo avrei provato lo stesso, ma in modo più lento. Mi stavo rilassando talmente tanto che non pensavo più al mio lavoro, iniziai a pensare a cosa avrei dovuto fare la sera stessa, e Merda.
Avevo una dannatissima festa. Io odiavo le feste. Gente vestita bene, truccata, in tiro, solo per far colpo sulle persone. Ma in modo falso. Perché alla fine è inutile mostrarsi a una persona se non si è realmente così.
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