Torino, aeroporto
" Entiendo mamá! no, llegué, tengo que dejarte, Aurora me espera "
( ho capito mamma! no, sono arrivata, devo metterti giù che aurora mi aspetta ) . E così attacco a mia madre mentre corro nelle braccia della mia migliore amica." hola puta de mi corazón " le dico sorridendo come non mai.
" vedo che non cambi mai, vieni qui testa di cazzo mi sei mancata da morire" dice di rimando lei sorridendo e intrappolandomi di nuovo in un abbraccio.
"allora, com'è stato questi due mesi senza di me?"
"tremendamente belli sai? i tuoi?" controbatte lei
"anche i miei, tantissimo " dico mentre prendo le valigie "dai, torniamo a casa"————
sono seduta su una poltroncina posizionata sul balcone a leggere con una bella tazza di caffè. Più che una poltroncina è un'isola divano, esiste? Non lo so ma nella mia testa aveva più senso. Ripenso ai mesi trascorsi con la mia famiglia nel mio Paese di origine. Sono molto legata alla mia famiglia, sono la mia forza. Penso al sorriso di mia madre e alla sorpresa di mio padre nel vedermi tornare a Valencia. Persa nei miei pensieri faccio una foto da mettere nelle storie ig
@ soleedsoddisfatta spengo il telefono e continuo a leggere il mio amato libro, Una stanza piena di gente. Parla di un criminale, conosciuto come Billy Milligan, che nel '77 rapì, stuprò e derubò tre studentesse; alla fine si scoprì che aveva un disturbo di personalità multipla e fu assolto per infermità mentale.
Stavo leggendo l'ultima frase quando Aurora si catapulta sul balcone con due vassoi pieni di sushi
"pero que hora es?!" (ma che ore sono?!)
"son las 19:21" (sono le 19:21) risponde "te perdiste leyendo de nuevo?" (ti sei persa di nuovo a leggere?)
"sí" iniziamo a mangiare e a parlare di cosa è successo in questi mesi di mia assenza.
Aurora non è spagnola, solo sua madre lo è, per questo parla così bene lo spagnolo. Sua madre e mia madre sono grandi amiche d'infanzia, si sono trasferite in Italia per proseguire gli studi e qui hanno trovato mio padre e quello di Aurora. Ora sono tutti in Spagna, però quest'estate dovrebbero venire loro qua.
"Come va l'università? hai passato quell'esame?" chiedo curiosa
"finalmente l'ho passato con 25 su 30, direi che è un voto onesto" dice con un sorriso a 32 denti.
sorrido anche io come una cogliona e dico "più che onesto" infine la abbraccio—————
Di solito la mattina sono sempre incazzata, non so perché, e oggi pure lo sono. Sarà perché c'è un sole ustionante ad ottobre, oppure perché sono bloccata nel traffico alle 7:30 del mattino perché devo andare a lezione. Non lo so sarà per tutte e tre le cose.
Metto un po' di musica per provare a rilassarmi ed ecco che si riparte finalmente. Sto andando al mio bar preferito, ormai sono di famiglia. È gestito da una signora sulla cinquantina chiamata Gloria, i suoi due figli Mattia e Nicolò la aiutano per racimolare qualche soldo. Vado lì da cinque anni, adoro quella famiglia.
Entro e subito attiro lo sguardo di Gloria che sta prendendo le ordinazioni di due ragazzi, mi siedo ad un tavolo e aspetto che Glo finisca di servirli.
"Guarda chi si rivede" alzo lo sguardo dal telefono e vedo una Gloria tutta pimpante venire verso di me. Le sorrido di rimando "me extrañaste?" dico
"non sai quanto" dice sedendosi con me, vedo con la coda dell'occhio uno dei due ragazzi guardarmi per un attimo e poi tornare a guardare il suo amico "allora, la mamma? come sta? le sono piaciuti i cornetti?" aggiunge
"la mamma tutto bene, i cornetti le sono piaciuti eccome sai? mi ha detto di farmi dare la ricetta" dissi facendo una leggera risata "in cambio ha detto che ti dà la ricetta dei suoi biscotti" dissi facendo su e giù con le sopracciglia
"come posso rifiutare quest'offerta! corro a prendere la ricetta tesoro, tu aspettami qua, prendi pure quello che vuoi per colazione" dice prima di correre a cercare la ricetta.
Sto pensando a cosa ordinare quando entra una ragazza e si siede. Dopo un po' che aspetta mi guarda male, allora io le faccio il gesto per chiedere cosa volesse e lei risponde quasi urlando "sto aspettando"
mi guardo attorno per vedere ste stesse parlando con me "parli con me?" dico "e con chi dovrei parlare sennò? sto aspettando le ordinazioni" dice in modo arrogante, capendo scoppio a ridere. Ormai tutti ci stavano guardando. Mi ha preso per la cameriera. Vedendomi ridere si altera ancora di più "cosa cazzo ridi" urla indignata.
Smetto di ridere e rispondo "guarda sei fortunata che è una giornata si, sennò ti avrei già preso a schiaffi per come ti sei rivolta a me. Comunque non sono la cameriera, quindi zitta e aspetta" dico girandomi e andando a prendermi direttamente le cose al bancone, mentre aspetto il cappuccino torno al mio tavolo con i fantastici cornetti di Gloria quando inciampo sui miei stessi piedi. Mi lascio scappare un "Sante virgen!" .Pronta a cadere faccia a terra sento qualcuno prendermi in tempo. Mi alzo e mi giro imbarazzata "grazie mille" dico al ragazzo. E che ragazzo, è bellissimo. Ha un naso grande rispetto al solito, due occhietti marroni felici e una bocca sottile. È alto, non che ci voglia tanto ad essere più alti di me, 1.63, gli arrivo al mento. Sorride e prende parola "non c'è di che, ho solo salvato una bella ragazza dal finire faccia a terra" dice, mi sta simpatico
"beh, se ti fa piacere hai salvato anche la sua colazione" dico di rimando
"piacere, Federico" si presenta
"ciao Federico, sono Solidad" gli regalo un sorriso stringendogli la mano. Il mio cappuccino è pronto e faccio per andare a prenderlo quando mi porge una domanda: " Senti so che è strano, ma posso venire al tavolo con te? Ero con il mio amico ma diciamo che mi hanno cacciato" fa una pausa e guardiamo entrambi il suo amico che parla con una ragazza "si ecco non volevo stare solo" dice imbarazzato.
"mh, e chi mi dice che non vuoi uccidermi e poi nascondere il mio cadavere in un lago?" esordisco ridendo leggermente "scherzavo, prendo il cappuccino e torno siediti pure là. Vuoi qualcosa?" dico sorridendo genuinamente.
Ricambia il sorriso visibilmente più rilassato "nono tranquilla" dice, "ti porto comunque un cornetto, cioccolato o crema?" dico non ammettendo regole "ma-" "rispondi" "crema" dice arrendendosi."allora, che fai nella vita" chiede prima di addentare il suo cornetto
"sono al secondo anno di medicina, per mantenermi disegno. So che sembra idiota ma faccio qualcosa che amo fare e guadagno quindi va bene così" sorrido "idiota? scherzi? è bellissimo, un giorno voglio vedere un disegno" dice annuendo dandosi ragione. Sorrido prima di chiedergli "e tu? studi anche tu o già lavori?" addento il mio cornetto alla cioccolata aspettando la sua risposta. Sembra un po' combattuto su cosa rispondere ma alla fine si decide
"io sono al terzo anno di scienze motorie e sportive e
intanto seguo il mio sogno" dice convinto sorridendo
"e quale sarebbe il tuo sogno, se posso chiedere" dico cauta
"gioco a calcio" ora ricordo! L'ho visto l'anno scorso con Aurora allo stadio Juve-Lazio. Lui fece un goal ricordo, è Federico Chiesa.
" non ci capisco niente di quello sport, l'unica cosa che capisco è quando fanno goal" esordisco ridendo
"ma no guarda che è facile tutto sommato"
e lì inizia a spiegarmi le regole del gioco; ascolto le sue parole attenta.
Guardo l'orario e noto che devo partire se non voglio arrivare in ritardo a lezione
"Guau sono in ritardo a lezione, mi dispiace devo andare" dico dispiaciuta
"tranquilla devo andare anche io, ho allenamento tra un po'. Ti sembro sfacciato se ti chiedo l'ig?" chiede grattandosi dietro la nuca imbarazzato, allora glielo scrivo sopra un tovagliolino e glielo porgo
"nah, ecco tieni ora devo andare" dico sorridendo
"ci si rivede Solidad"
"ciao Federico Chiesa" dico prima di chiudere la porta lasciandolo là sorpreso. È proprio un bravo ragazzo, è pure carino. Chissà, magari diventeremo amici, e mentre lo penso sorrido saltarellando verso la mia macchina.
Metto in moto e parto verso l'università, pronta alla giornata.okay allora io ci provo poi non prometto niente
A xx
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il regalo mio più grande // Federico Chiesa
Fanfictiontesto, capitolo 1: "ora devo andare" dico sorridendo "ci si rivede Solidad" "ciao Federico Chiesa"