Paletti

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Hai sempre messo dei paletti.

Eri portato a frenare qualsiasi emozione e sensazione potesse ferirti.

La nostra storia è sempre stata circoscritta da piccoli muri che issavi di volta in volta, riflesso della tua intera esistenza.

Eravamo sul letto quel giorno, il tuo respiro così vicino da poterlo sentire unirsi al mio.

"Ti servono delle definizioni?" "Dipende da cosa vuoi definire" "Sai che ci sono ma non ci sono. Non so cosa riesco a darti ma posso provarci."

Non capivo cosa significasse, ma mi bastava.

In quel momento l'unica certezza che pretendevo era averti vicino, poter dire di avere la fortuna di rivedere i tuoi occhi il giorno successivo.

Non so quando quei muri che servivano per chiudere fuori gli altri siano diventate muraglie per separarti da me.

Facevamo un passo avanti e 10 indietro, ma la mia attenzione era incentrata solamente su quanto stessi bene nel momento in cui mi tenevi la mano accompagnandomi in quel passo.

Non credo tu lo sapessi.

Non credo che tu abbia scelto di ferirmi in questo modo. Non penso sapessi che ogni volta che ti allontanavi un po', stessi portando con te un frammento di me disintegrandomi volta per volta.

Non credo o non voglio crederci?

Quei paletti ci hanno salvato dallo sprofondare o ti hanno dato la libertà di lasciarmi la mano e farmi affondare da sola?

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