Epilogo

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Avevo gli occhi chiusi, respirando potevo sentire l'odore del mare, mentre dalla finestra aperta entrava un fresco venticello.

«Devi svegliarti», sentii mormorare al mio orecchio.

Delle labbra avevano appena sfiorato la mia pelle, un dolce formicolio svegliò un po' di più i miei sensi.

«Dolce amore mio?».

Sentii le sue dita percorrermi la schiena nuda, in una lenta e amorevole carezza.

«Ancora cinque minuti».

Lo sentii ridere, un suono che fu in grado di zittire gli albatri reali che danzavano nel cielo.

«Non possiamo arrivare in ritardo».

«E perché no?», mi stiracchiai mentre mi giravo sulla schiena.

Sentii le lenzuola scendere sul mio corpo, il venticello di prima solleticarmi i seni nudi, anche se avevo ancora gli occhi chiusi, il suo sguardo su di me.

«Perché ci stanno aspettando».

Schiusi le palpebre e il mio risveglio fu addolcito da due iridi smeraldo che mi fissavano con amore.

«Che aspettino» mormorai, avvolgendogli le braccia al collo, per poi spingerlo verso la mia bocca.

Iniziammo a baciarci, la barba che gli stava crescendo mi solleticò la pelle, i capelli, che erano tornati lunghi, si avvolsero attorno alle mie dita.

«Passerei tutta l'eternità a baciarti, ma siamo già in ritardo, Nan mi ha chiamato almeno dieci volte».

Di riflesso si era posizionato sopra di me, le mie gambe avvinghiate attorno ai suoi fianchi, e le lenzuola tutte aggrovigliate.

«È o non è il giorno del nostro matrimonio? La sposa ha diritto di essere in ritardo».

Un grosso sorriso gli illuminò il volto. «Hai ragione», la sua mano calò sul mio seno, «La sposa ha anche diritto a un orgasmo, giusto?».

Mi portai il labbro inferiore tra i denti, mentre con la bocca scendeva dal centro del mio petto al fulcro del mio piacere.

«Giusto» ansimai, quando le sue labbra iniziarono a baciarmi il basso ventre.

«E lo sposo non vede l'ora di procurarglielo». Mi penetrò con la lingua e dovetti tapparmi la bocca con le mani per non far sapere a tutta l'Australia che, l'uomo che amavo, quel giorno, mi avrebbe resa la donna più felice del mondo per ben due volte: prima procurandomi un orgasmo, poi diventando mio marito.



«Come fai ad essere così tranquilla?», mentre Nan cercava di intrecciare una coroncina di fiori ai miei capelli, notai che era prossima a un attacco di panico.

Le presi una mano e la fermai. «Perché sto per sposare l'uomo che amo».

«Ma siamo in ritardo!», ribatté stizzita, strappando via la mano dalla mia per tornare a sistemare i miei capelli, «Tutti gli invitati sono già in spiaggia! E voi avete pensato bene di darci dentro».

Distolsi lo sguardo e nascosi un sorriso imbarazzato.

Dato che non le avevamo risposto al telefono, dopo che insieme a Gwen aveva fatto accomodare l'ultimo invitato sulle sedie in vimini sistemate sulla spiaggia, aveva pensato bene di entrare in casa dalla finestra aperta della camera senza bussare... Beh, quello che aveva visto potete bene immaginarlo.

«Esiste il viaggio di nozze per fare le porcate» borbottò.

Questa volta non riuscii a trattenere una risatina. Mi tirò i capelli, e anche se mi chiese scusa, ero sicura che lo avesse fatto apposta.

Broken - Come feniciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora