"Era una mattina come le solite,ero in ritardo per il lavoro,come al solito.Quale grande novità."
Mi precipitai giù dal letto,presi al volo qualche cereale e un sorso di latte,mi lavai,infilai dei semplici pantaloncini a vita alta,infilai una maglia larga dentro e misi le mie converse. Lasciai i miei lunghi capelli sciolti,misi un semplice velo di mascara,e corsi fuori dalla porta dirigendomi verso la panetteria dove lavoravo,non distava molto dall’appartamento in cui vivevo,ma sapevo che se non mi fossi decisa a darmi una mossa quella mattina il mio capo sarebbe stato più che furioso con me. Cercai di farmi spazio tra la folla di Piccadilly,tra gli spintoni chiedevo scusa alla gente,e intanto ero bloccata lì. Riuscii ad uscire dalla folla ed iniziai a correre su per il marciapiede,quando ad un certo punto la mia vista si offuscò del tutto e sentii un dolore lacerante alla testa. Non avevo la minima idea di cosa fosse successo,quel dolore non mi lasciava ragionare nemmeno. Riaprii gli occhi,strofinandoli in modo da poter mettere a fuoco quello che avevo davanti. – Oddio,vedo doppio o cosa?.- sussurrai; davanti a me c’erano due ragazzi praticamente uguali in preda al panico che mi guardavano spaventati come se fosse successo qualcosa di così terribile. –Finn,è sveglia!- disse il ragazzo alla mia destra dandogli una pacca sulla spalla. –Chi siete? Che ci faccio qui?- dissi io cercando di alzarmi mantenendomi la testa dal dolore. –Ehm,io sono Jack,lui è mio fratello Finn. Per sbaglio ci siamo scontrati e sei come dire,svenuta credo. Ah,e non sei pazza,siamo solamente gemelli-. disse porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
–Bene allora non ho le allucinazioni- dissi ridacchiando e stringendo forte la sua mano. Wow,che ragazzo. Per un momento rimanemmo fermi a guardarci intensamente negli occhi,quando il fratello passò una mano tra di noi per farci segno che lui era proprio affianco a noi. –Ehi,ci sono anch’io!- disse ridendo. Arrossimmo di colpo e scoppiammo a ridere tutti e tre. –Quindi tu sei?- mi chiese Finn. –Piacere,io sono Effie- dissi sorridendo e stringendo la mano ai due. Nemmeno a farlo a posta guardai l’orologio e notai quanto tardi si fosse fatto. Mr. Brown mi avrebbe ucciso di sicuro. –Oddio,è tardissimo! Ragazzi,mi dispiace così tanto,devo scappare,grazie di tutto,ehm,ci vediamo in giro!- dissi ricominciando a correre mentre mi salutavano in coro guardandomi mentre sgattaiolavo via facendomi strada. In pochi minuti giunsi alla panetteria,Jenny mi lanciò un grembiule e lo acchiappai al volo,feci una coda di cavallo e mi fiondai dietro al balcone. – Sei fortunata,lo sbruffone non è ancora arrivato.Insomma perché così tardi?- mi chiese Jenny. – Ti spiego dopo- ,le risposi sorridendo e dando un piccolo urletto dall’entusiasmo. Lavoravo lì da due anni,da quando avevo 17 anni precisamente. Dopo la partenza all’estero per lavoro dei miei e il matrimonio di mia sorella Becca sono rimasta da sola,ma nonostante ciò la vita da sedentaria non mi dispiaceva,soprattutto in una città così bella come Londra. Conobbi Jenny proprio due anni fa,è come una sorella per me,le voglio un bene immenso.
(...) Alle due del pomeriggio il mio turno finì,spiegai quello che mi successe a Jenny e mi incamminai per fare ritorno a casa. Misi un paio di cuffiette nell’orecchio,spinsi il pulsante ‘play’ del mio iPod e la musica partì. Iniziai a riflettere su tutto ciò che accadde,se mai avrei più rivisto quei due ragazzi,chissà,era tutto così follemente strano ma allo stesso tempo anche così bello per me. Tornai a casa e stanca morta mi buttai sul divano,in cerca del mio cellulare nella mia enorme borsa: stranamente non trovavo nulla,iniziai a preoccuparmi,così rovesciai tutto quello che c’era dentro sul letto di camera mia,ma nulla,non c’era. ‘Forse per la botta sarà scivolato via e ora qualcuno ce l’avrà’,pensavo tra me e me. Mi misi le mani nei capelli e mi lasciai cadere a peso morto sul mio morbido materasso. Improvvisamente il telefono di casa squillò,non avevo la più pallida idea di chi potesse essere,i miei non si facevano sentire mai,così pure mia sorella. Scesi velocemente le scale e afferrai il telefono; sul display c’era il numero del mio cellulare,strano.Forse qualcuno l’aveva trovato. –Pronto!?-dissi appoggiandomi sul tavolo della cucina. –Ehm,chi parla? Effie?!- disse una voce maschile al telefono. –Si,chi è?- dissi io alzando un sopracciglio. –Sono Jack,quello di stamattina,cioè ti ricordi di me?Spero..-disse ridacchiando. –Oh,si,ciao Jack!- mi scappò un sorriso e i miei occhi si illuminarono d’un tratto. –Volevo dirti che ho ritrovato il tuo cellulare,volevo dartelo ma tu sei scappata via all’improvviso..-mi disse. –Oh,si,certo! Dove ci vogliamo vedere?- chiesi io mordendomi il labbro inferiore e facendo delle mosse quasi di ‘vittoria’. –Che ne dici alle otto nel bar vicino Hyde Park?-.
–Per me va benissimo,ci si vede allora,Jack- dissi riattaccando.
Ero così felice di poterlo rivedere,quel ragazzo aveva qualcosa di speciale,qualcosa di non so che cosa che mi affascinava così tanto,ma avevo le idee così confuse su qualcosa che nemmeno riuscivo a spiegare,insomma,era un perfetto sconosciuto per me,o almeno,non ancora per molto.