chapter 2.

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Passai il tempo rimanente a guardare la televisione,poi risalii in camera in cerca di qualcosa di carino da mettere per “l’appuntamento”,se così lo si poteva chiamare. Scelsi dei jeans attillati,un maxi felpone grigio dell'università di Oxford che mi regalò mia sorella qualche anno prima,e le solite converse. Sciolsi e piastrai i miei lunghi capelli biondi per poi spettinarli un po’ qua e la’ e mi truccai. Presi la borsa e uscii di casa per avviarmi al bar di Hyde Park,non era molto vicino,così presi un taxi. Il tempo non prometteva affatto bene quella sera a Londra. Scesi dal taxi ed entrai nel bar,dove diedi uno sguardo veloce tra i tavoli,ma non c’era traccia di Jack,o Finn. Pensavo fosse in ritardo,ma d’un tratto sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e mi girai di scatto. Eccolo,era lui. Per un istante riincrociai il suo sguardo e miei occhi iniziarono a brillare per la seconda volta,e così anche i suoi.

–C-ciao!- disse lui balbettando e sorridendomi.

–Ciao a te-,dissi ricambiando il saluto.

–Ci sediamo?- mi chiese accompagnandomi al tavolo e sedendosi di fronte a me. –Ah,dimenticavo,ecco il tuo cellulare. Scusa se ho frugato tra i tuoi contatti ma non sapevo come avrei potuto restituirtelo- mi disse arrossendo. –E’ ok,stai tranquillo-dissi io gentilmente riprendendolo. Ordinammo due cioccolate calde nonostante fosse maggio,e iniziammo a parlare. –Quindi,tu sei di Londra?- mi chiese lui girando la sua cioccolata. –Si,vivo qui da due anni,mia madre è norvegese e mio padre italiano,ma vivo da sola qui. Invece tu?-gli chiesi prendendo un sorso dalla mia tazza. –Sono di qui e vivo con mio fratello Finn in un piccolo appartamento che abbiamo preso da poco in centro,nulla di così interessante..- disse. –Sai,scusa se potrei sembrare un perfetto idiota o magari uno che vuole fare colpo,ma non ho mai visto degli occhi così belli come i tuoi da nessuna parte- disse unendo le labbra osservandoli a fondo,sembrava quasi li stesse ‘esplorando’. Alzai lo sguardo e sentii la mia faccia bollire,mi sentivo un vulcano,scommetto che ero diventata tutta rossa,colpa della mia timidezza.-Che dolce-,mi scappò dalla bocca. Lui rise e io mi sentivo morire dentro dalla vergogna,era una cosa assurda.Rimanemmo una mezz’oretta a parlare di noi,delle nostre vite,i nostri interessi,c’era una voglia di conoscersi così profonda  e intensa.

Finita la nostra cioccolata uscimmo fuori per fare una passeggiata all’aperto. Il cielo era diventato di un grigio scurissimo e faceva molto freddo. Probabilmente Jack sentii il rumore dei miei denti che battevano dal freddo. –Hai freddo?- mi chiese voltandosi verso di me sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi mozzafiato. –N-no- dissi io rabbrividendo e portando le maniche fino alle dita. –Tieni- disse porgendomi la sua giacca. –No,non preoccuparti,se la dai a me quello a gelare sarai tu!-dissi respingendola. Non mi ascoltò per niente e appoggiò il giaccone sulle mie spalle. Era così carino. D’improvviso percepii una goccia d’acqua sul naso,e così capii che stava iniziando a piovere. Nel giro di un secondo iniziò a diluviare e io e Jack ci ritrovammo a correre per la strada come due matti. –Vieni con me!- disse prendendo la mia mano e iniziando a correre cercando di non bagnarsi. Entrammo in un vicolo strettissimo dove c’era un piccolo balconcino sopra di noi che ci riparava dal diluvio. Mi appoggiai al muro e lui si mise davanti a me. Ci guardammo entrambi intensamente negli occhi. Era fradicio da capo a piedi. Passò una mano nei suoi capelli e l’appoggiò sulla mia schiena strofinandola,per riscaldarmi. Lo trovavo così dannatamente sexy. Non so quanto tempo rimanemmo a scambiarci quegli sguardi,ma i suoi occhi erano capaci di mandarmi in estasi,non percepivo più nulla,ero in un mondo tutto mio ormai.

Cercò pian piano con cautela di avvicinarsi a me,guardando la mia bocca,e così feci anche io. Eravamo al punto di baciarci,stava per sfiorare le mie labbra con un solo gesto,quando all’improvviso sentii un rumore. Era la suoneria del telefono di Jack. Fece una piccola smorfia e prese il telefono dalla tasca. –Finn,che vuoi?-disse mentre mi scappò una risata. –Va bene,sarò lì tra poco,non preoccuparti!-disse riattaccando. Sorrisi e lui mi chiese scusa,portando la sua  mano sinistra dietro al collo. –Senti,mi stavo chiedendo..Domani sera ti va di uscire con me? Possiamo andare a cena fuori,dove desideri-,mi chiese arrossendo leggermente. –Ohw- sussurrai. Ci pensai per non molto e accettai senza esitare. Ci scambiammo gli indirizzi e i numeri di telefono e siccome era ormai tempo di ritornare mi chiamò un taxi.

–Ti passo a prendere alle nove allora?- mi disse prendendomi per una mano.

–Va benissimo- dissi io aprendo la porta del taxi.

–A domani,Jack- dissi sussurrandogli nell’orecchio e lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.

Non mi sembrava vero,se quello era un sogno avrei pregato chiunque pur di non svegliarmi.

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