di cioccolatini e altre cose dolci

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«𝐂osa vorresti fare per San Valentino, Satori?»

Non era una domanda che si era aspettato da Wakatoshi.

Alzò lo sguardo dal manga che stava leggendo — ecco, erano quelli i loro appuntamenti, sdraiati nello stesso letto a sfogliare Jump. A Tendo andava bene così. Stavano insieme da pochi mesi e forse per quello, o forse perché Ushijima proprio non sembrava un tipo romantico, aveva creduto che il loro primo San Valentino sarebbe stato in fondo solo un giorno come gli altri.

Wakatoshi doveva pensarla in altro modo; lo guardava e parevano arrivare a scrutargli persino l'anima, quegli occhi verdi.

«Per me è uguale» disse prima ancora di pensare. «Scegli tu»

Lui non rispose, e Tendo tentò di riportare l'attenzione sulla pagina. Quando si rese conto di star rileggendo per la quinta volta la stessa battuta, Wakatoshi parlò di nuovo.

«Ti va di fare un dolce insieme?»

Il fumetto gli scivolò dalle dita, atterrando sulle coperte con un tonfo leggero.

«Wakatoshi-kun, tu non sai cucinare» gli fece notare; la voce tranquilla non rifletteva il suo stato d'animo.

«Ma a te piace. Potresti insegnarmi»

«Potrei» ripeté con un soffio.

All'interno del petto di Satori si agitava una sensazione inspiegabile — qualcosa che era un miscuglio di gioia e confusione, come se le farfalle nello stomaco che sentiva ogni volta che osservava il suo ragazzo fossero improvvisamente diventate una tempesta infuriante nella cassa toracica. Gli occhi bruciavano come sull'orlo delle lacrime (forse lo era).

«Satori?»

«Mmh?»

«Ti va?» Ushijima lo riportò alla realtà, facendolo trasalire.

«Ah sì! Giusto! Sì!» si affrettò a rispondere, inciampando sulle sue stesse parole.

Wakatoshi sorrise divertito, dalle labbra piegate in una linea sottile uscì una minuscola, cristallina risata. E Tendo come ogni altra volta — accadeva raramente, che Ushijima perdesse la sua solita compostezza — ne rimase incantato.

E la tempesta nel suo petto si trasformò in un'esplosione di fuochi d'artificio bollenti e scoppiettanti, quando il ragazzo si chinò su di lui per stampargli un bacio sulla guancia.

«Una ricetta non troppo complicata, però» mormorò senza allontanarsi, e Satori lo sentì sorridere sulla sua pelle.

«Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio Wakatoshi

In risposta, un altro bacio.

*

Passò per l'ennesima volta lo straccio sul tavolo, la superficie bianca era ormai talmente lucida che Satori poteva scorgervi riflesso il suo volto.

«Ancora? Tanto adesso sporcherai tutto di nuovo» suo padre si affacciò in cucina con la giacca già indosso, pronto per uscire. «Così i pasticcini sapranno di sgrassatore»

«Cioccolatini» lo corresse. «Ed è importante cucinare in un ambiente pulito»

«Me li fai assaggiare, poi?»

«Dipende quanti ne escono» borbottò. Lanciò un'occhiata all'orologio; Ushijima sarebbe arrivato a momenti e non voleva che quei due si incontrassero. «Non dovevi andare a lavoro?»

«Quanta fretta!» esclamò lui e il tono divertito fu sufficiente a Satori per capire che quel pomeriggio era in vena di scherzare — gli scherzi di suo padre erano perfetti per uccidere rapidamente la sua pazienza. E infatti l'uomo ammiccò, già ridacchiando alla sua stessa battuta, come le definiva lui. «Non è che è tutta una messa in scena e in realtà hai un appuntamento?»

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𝐝𝐢 𝐜𝐢𝐨𝐜𝐜𝐨𝐥𝐚𝐭𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐞 𝐝𝐨𝐥𝐜𝐢 | 𝚞𝚜𝚑𝚒𝚝𝚎𝚗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora