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Aspettai appena 2 minuti prima che il pullman arrivasse.

Merda.

Non l'avevo calcolato. Io ero la "miracolata" e ora tutti mi fissavano, come se fossi una leggenda metropolitana vivente. Ora improvvisamente mi conoscevano tutti, ma io non conoscevo quasi nessuno.
Trovai tra le file davanti un posto libero, e mi ci fiondai cercando di far sparire tutti quegli sguardi che mi bombardavano.

Fortunatamente la Beverly Hills High School non era lontana, e il mio viaggio durò appena 20 minuti.

Appena scesi da quel posto che, personalmente, non avevo mai considerato tanto infernale, trovai Stephan ad aspettarmi! Mi abbracciò e io subito mi sentii meglio.

-Non mi sembra vero che tu sia qui!-

-Lo so, è così strano anche per me- mi sentivo un po' intontita.

-Pronta per le lezioni senza fine del prof. Baker?- sperai fosse ironico.

-Nooo mi hai rovinato ufficilamente la giornata!- risposi fingendo disperazione.

Ci avviammo per i corridoi della scuola e le nostre strade si separarono, ognuno verso il proprio armadietto.
2307, inserii il codice e cacciai tutti i libri tenendo nello zaino solo quelli che mi servivano.
Ma appena richiusi lo sportello rosso, qualcosa inizio a muoversi nel mio stomaco, forse farfalle.
Lui, il più bello della scuola, il classico tipo moro e occhi azzurri da squagliare, sorriso accecante, fisico da paura, abbronzatura perfetta, camminava verso di me. Lo volevano tutte le ragazze della scuola, e lui non se ne filava una. Era come il trofeo che guardi attraverso il vetro della teca, senza poterlo mai raggiungere.
Sorrise.

Tu, Mitchell Swartz, mi stai sorridendo.

E mi salutò, con un ciao, quasi sussurrato.
Non so per quanto tempo ero rimasta imbambolata, ma quando me ne resi conto notai che alcune ragazze mi guardavano e sussurravano.
Chiusi l'armadietto con un colpo sicuro e con un sorriso spavaldo stampato in faccia, mi feci strada fino all'aula di biologia.

Le lezioni passarono veloci e mi accorsi che ero abbastanza indietro. Sapevo che ogni professore sarebbe stato apprensivo con me, ma avrei comunque dovuto recuperare il programma di questi 4 mesi. Comunque ero abbastanza tranquilla perché sapevo già che non mi avrebbero bocciato: oltrettutto avevo sempre avuto una media abbastanza alta.

Con il mio Eastpack in spalla mi avviai tranquillamente verso le fermata del pullman. Nel frattempo trovai Stephan che non frequentava tutti le lezioni con me, ma aveva alcuni orari diversi.

-Beh, com'è stato il rientro?- mi chiese con fare apprensivo.

-Abbastanza uno strazio. Tutti i prof erano preoccupati e mi rivolgevano troppe attenzioni, anche alcuni i miei compagni mi sono stati con il fiato sul collo... Sai, come se adesso fosse un privilegio essere amico della "miracolata"-

-Non ti è mai piaciuto stare al centro dell'attenzione-

-Ecco, ora è tutto così strano. Spero che passi presto.-

Continuammo a chiacchierare fino a quando arrivò alla fermata e ci salutammo.
Appena arrivata a casa raggiunsi l'enorme cucina e riempii un piatto con una cialda e del gelato, poi salii nella mia stanza, il mio rifugio.
Trovai Dorota intenta a spolverare, ma appena mi vide decise di lasciarmi sola.
Le rivolsi un sorriso e lasciai lo zaino vicino alla scrivania, poi finii di mangiare il mio waffle.

Mi svegliai a causa dei colpi vicino la porta.

-Signorina! Signorina Jenn! La cena è pronta!-

-Arrivo subito-

Per quanto tempo aveva dovuto bussare? Mi ero addormentata nella vasca ed era già ora di cena. Mi rivestii mentre mi preparavo psicologicamente all'interrogatorio dell'intera famiglia.

Devo sopravvivere, mi ripetei scendendo le scale.

SixteenWhere stories live. Discover now