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Mi grattavo la testa davanti alle porte spancalate della mia cabina armadio.

Che cazzo mi metto?

Aprii la finestra e faceva molto caldo, dopotutto eravamo alla fine di aprile.

Presi un paio di shorts a vita alta, ci abbinai una maglietta nera e indossai una camicia leggera a scacci rossi e neri che lasciai aperta. Misi le scarpe, un velo di trucco e scesi a fare colazione con un po' di succo d'arancia e biscotti.

-Stomaco chiuso?- chiese Ethan tagliando una fetta di torta alla fragola.

-No... Anzi sì, un po'. Grazie a Dio è venerdì-

Prendemmo gli zaini e ci avviammo verso la fermata del pullman. Continuava a messaggiare e ogni tanto sorrideva.

-Chi è?- chiesi ridendo curiosa.

-Eh? Nessuno- rispose schivo.

Mi avvicinavo per leggere e lui si allontanava, fino a quando non abbiamo iniziato a scherzare mentre io cercavo di sbiarciare.

-Non ti riesce la parte della sorella gelosa!- mi prese in giro salendo sul pullman.

Mi misi a ridere e notai che non c'era posto a sedere, così siamo rimasti in piedi.
Appena scesa cercai Stephan, ma non vedendolo mi avviai verso la scuola.
Sentii dei passi veloci dietro di me e qualcuno mi sbatté contro la spalla. Io finii contro il muro e il ragazzo che mi aveva urtata rischiò di cadere. Si fermò e si girò verso di me.

-Scusami, ti sei fatta male?- mi chiese sorridendo.

-Oh... No no... Grazie mille...- fissavo il suo sorriso incantata.

-Ehm... Piacere Mitchell- mi porse la mano con evidente imbarazzo.

Mi ripresi e gli sorrisi. -Piacere Jennifer-

-Oh, la sopravvissuta!- disse ritirando la mano.

-Ah quindi è così che sono conosciuta-

-Diciamo di sì...- prese la mia mano e inizio a scriverci qualcosa.

-Beh, questo è il mio numero, magari stasera non hai niente da fare! Ciao- e corse via salutando con la mano.

Sbattei gli occhi per capire se stavo solo sognando, ma no, io avevo davvero il numero del ragazzo più figo della scuola.
Ripresi a camminare e al mio fianco comparve Stephan.

-Scusami, ho fatto un po' tardi stamattina-

-Tranquillo- ero abbastanza sovrappensiero.

-Ehi, che c'è? Che hai sulla mano?- lesse sul mio palmo. -Di chi è?-

-Non ci crederai- attaccai a raffica e gli raccontai in un fiato tutto quello che si era perso, ma non mi sembrò troppo entusiasta.

-Non sei felice per me?-

-Certo che lo sono!- mi sorride.

Riprendo stancamente il pullman con mio fratello e fortunatamente la fermata è a due passi da casa.
Appena arrivai mi buttai stancamente sul letto e presi il telefono.

Corraggio, che sarà mai un messaggio? Dopottuto il suo numero te l'ha dato lui.

"Hey, sono Jennifer :)" inviai e la risposta non si fece attendere.

"Quanto ci metti fino allo Starbucks?"

"15 minuti, credo..."

"Bene, fra 15 minuti lì ;)"

Rimasi a fissare il telefono a bocca aperta fino a quando mi accorsi che dovevo sbrigarmi se non volevo fare tardi.
Presi la borsa e uscii.

-IO ESCOO!- gridai chiudendo la porta e un quarto d'ora dopo ero già all'ingresso del locale.

Lo trovai seduto a un tavolino e mi sedetti insieme a lui.

-Hey, come va?- chiese salutandomi.

-Oh beh, bene, grazie. A te?-

-Adesso bene- sorrise. -Vado a prendermi un frappuccino, ti va?-

-Certo!- adoravo andare da Starbucks.

5 minuti dopo tornò con i nostri bicchieri.

-Allora, dove stavi andando?- chiese di colpo.

Eh?

-Quando?- non riuscivo proprio a capire.

-Beh, quando ti hanno investita- oh, che tatto.

-Io non... non ricordo- ma avrei tanto voluto saperlo.

-Davvero?-

-Davvero, ho ancora qualche buco nella memoria e probabilmente non ricordo più cose di quanto immagino- rispondo quasi scherzando.

-Mi dispiace, dev'essere terribile. Immagino sia come una nuova vita per te-

Effettivamente non ci avevo pensato, ma credo fosse così, probabilmente era un nuovo inizio.

-Può darsi- sorrisi e diedi l'ultimo sorso al mio frappuccino.

-Torno subito- disse alzandosi e rientrando nel bar. Tornò poco dopo con due fette di torta ai lamponi e due ciambelle.

-Immagino che tu non abbia pranzato, hai fame vero?-

-Come hai fatto a capirlo?- risi e lui rise con me.

Continuammo a chiacchierare del più e del meno, poi andammo a farci un giro. Scherzammo come bambini e mi accorsi della risata meravigliosa che aveva. Era dolce.

-Oddio sono già le 7.30! Dovrei tornare a casa a studiare!- me ne ero completamente dimenticata!

-Beh, allora ci vediamo- disse e mi si avvicinò. Sentivo il suo calore.

-Certo...- mi abbracciò e io persi le parole. Mi diede un bacio sulla guancia.

-A domani- risposi con una voce così bassa che sentii a mala pena io. Sorrise e mi lasciò lì, piantata a sognare come una bambina.

SixteenWhere stories live. Discover now