quei suoi enormi occhi nocciola, ora così stanchi che mi facevano venire male al cuore. michelle aveva una paura fottuta di esser giudicata, era evidente, ma io non avrei mai potuto giudicarla, e avrei voluto lo sapesse anche lei.
"perché non me l'hai mai detto?" non ero neanche incazzato, solo preoccupato. se pensavo che avrebbe potuto succederle qualcosa..
"non volevo scappassi." lo sentii nello stomaco. mi avvicinai di più al suo gracile corpo, che avevo visto svestito e bellissimo, e che avrei voluto solo stringere forte. una ciocca le andò a finire dinanzi il volto, io la spostai piano dietro il suo orecchio. lei sembrò non aspettarsi quel contatto.
"gus..sono terribile.." i suoi occhi si riempirono furiosamente di lacrime. mi veniva da piangere anche a me, adesso.
"sei bellissima." ero fermo a fissarle le pupille, e lei faceva lo stesso con me. non aspettò più nemmeno un secondo, perché ne aveva già persi troppi, e mi saltò addosso. le sue piccole mani mi circondavano il volto, la sua bocca nella mia. poi presi a baciarle il collo, invaso da quel profumo che quando non assaporavo, sognavo di farlo.
"gus.." mugolò quasi, io sentivo brividi ovunque. farfalle nello stomaco a valanghe, ed un improvvisa felicità che mi spiazzò. lo facemmo sul divano, e fu anche meglio della notte scorsa, mi dissi. perché ora che si era esposta come mai aveva fatto, mi sembrava di averla vista davvero nuda, spoglia di tutto. mi sembrava di aver scorto la sua anima. e adesso non c'era più nulla di segreto, tra di noi. nulla tranne tutte quelle cose che non le avrei mai detto, forse per l'imbarazzo. ad esempio che amavo quelle piccole lentiggini che aveva sulla schiena, che adesso mi ritrovavo ad accarezzare leggero, a filo d'olio, con i polpastrelli. era a pancia in giù, sdraiata su di me, usufruendo del mio petto come fosse un cuscino. il suo calore ora era anche il mio. i suoi capelli mi facevano il solletico.
"vorrei stare qui tipo per sempre" mormorò biascicando d'un tratto, la bocca ancora mezza incollata alla mia pelle. io non le risposi, ma man mano stavo spostando le mie dita più in basso, ed io quasi la percepivo agitarsi, sotto il mio tocco. fino a che le mie mani arrivarono al suo culo, e non si spostarono più da lì.
"che hai intenzione di fare, ora?" non volevo rovinare l'atmosfera, solo sentire la sua voce. alzò piano il viso, a pochi millimetri dal mio.
"io..." esitò, lasciandomi l'amaro in bocca.
"non lo so" concluse, e tornò appoggiata a me.
"vorrei essere presente, al processo." io deglutii.
"non sarà..pericoloso?" azzardai, senza per l'appunto conoscere esattamente il frangente per intero.
"no, non lo sarà. ma vorrei..vorrei che mi accompagnassi." oh. di sicuro non mi aspettavo questo. mi tirai su a sedere, e lei con me. era ancora mezza svestita e confesso mi riusciva difficile non distrarmi. ma dovetti farlo, per lei.
"senti gus, non ti devi preoccupare. sono andata anche al san quentin per parlarci e.."
"l'hai visto dopo l'arresto?" stroncai sul nascere. i suoi occhi adesso erano colmi di risentimento. io non capivo come cazzo avesse fatto a nascondermelo per tutto quel tempo. non era impossibile, perché altrimenti non ci sarebbe riuscita, ma mi veniva difficile pensare a come vivere, senza che nessuno sappia dei tuoi crucci. se son di quel calibro, dio, anche il triplo. era stata in carcere a parlare con un vecchio amico, ora me ne parlava come lui fossi stato io.
"solo come conoscenza passata. cristo.." non dicemmo più nulla per brevi istanti. a me tremava il cuore.
"gus..la mia pedina penale è pulita, non mi hanno mai beccata. è quella morale a far schifo." come se pensasse che sul serio questo mi avrebbe tranquillizzato..
"dio, io però non ti capisco" finalmente sputai il rospo. mi alzai in piedi, perché non riuscivo più a star fermo, mi formicolava ogni punta di muscolo.
"perché diavolo lo facevi?" non volevo passasse il messaggio sbagliato, ero confuso come lo schifo. ed ero pure sobrio.
"perché non tutti, peep, hanno le tue stesse opportunità di sopravvivere, là fuori" controbatté alzando la voce e portando le braccia conserte, così da coprire più pelle riuscisse. avrei voluto non sentisse mai il bisogno di farlo, in mia presenza. ma non riuscivo mai a controllare un cazzo, io.
"opportunità? adesso me ne vieni a parlare? certo, andavi alla fottutissima bethel christian, e dopo scuola ti divertivi a vendere fumo. davvero michelle?" ora si alzò in piedi, e non nego ebbi un po' di paura. paura che non sarei riuscito più a ricucire il disastro che si stava andando creando.
"non sai un cazzo di me" sibilò fredda, puntandomi un dito altrettanto gelido sul petto. lo sentii fin dentro il cuore, che adesso mi faceva un male del cazzo. i nostri nasi erano talmente vicini che avrei voluto baciarla, e lei invece sembrava odiarmi. ero un coglione e mi sarei ucciso da solo con le mie stesse stupide mani, così facendo.
"cos'è successo, michelle?" chiesi mentre la voce mi tremava, ignorando totalmente la sua precedente affermazione.
"è successo che mio padre ci ha lasciato con un solo stipendio a casa." cristo. i suoi occhi erano adesso gonfi e ancora umidi. volevo abbracciarla, e non lo feci. volevo aiutarla, e non ne fui capace.
"quando mia zia è venuta a mancare, viveva a manhattan. sapeva cosa facevo. ha lasciato la sua eredità a me perché mi ripulissi e ricominciassi gli studi..."
"ma non l'hai fatto" terminai io al posto suo, trovandomela adesso qui di fronte a me, spoglia e indifesa, invece che in un bar di grand avenue a parlare di filosofia e altre cazzate con degli stronzi qualunque. in verità non sapevo quale delle due realtà preferissi. quella in cui ero un egoista del cazzo che desiderava quella ragazza solo per se', oppure l'altra, dove prediligevo il suo bene, al mio.
"ho mollato tutto. soldi, famiglia, lavoro. e sono venuta qui" terminò infine, lasciandomi la lingua immobile, quasi priva di capacità esplicative, ormai.
"perché non te ne liberi e basta...?"affermai quasi esasperato. non conoscevo quale fosse il limite, ma pensai d'esserci arrivato.
"perché non posso.." la sua voce era rotta.
"perché no?" tentai di avvicinarmici, ma lei era fredda che mi spezzava il cuore.
"perché non puoi liberarti di qualcosa che sta dentro di te."
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I was dying and nobody was there - Lil Peep
Fanfiction⚠️TW: droga, alcol, sesso, linguaggio "michelle.." mormorò abbassando il tono. all'improvviso sentii la sua mano sulla mia spalla nuda. mi venne la pelle d'oca. "merda, aspetta" lo sentii dire. io non volevo alzare lo sguardo, non volevo spostarmi...