Tre pieghe x una speranza sola!

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Altro che lite e lite! Per non parlare delle urla...Tremendamente inesistenti. Idem le tiratine di capelli; della mia chioma piuttosto, si preoccupava in modo insistente l'infinità di alberi lì radunata. Gli alberi ad alto fusto erano i miei migliori amici, gli unici e soli.
Era notte, quasi fonda. La flora che mi circondava però, la vedevo e se non la vedevo la percepivo. Pure la fauna. Non c'era buio pesto, non dove mi ero diretta io anzi!
Appena qualche metro più avanti dal luogo dell'accaduto, una fiamma, lì dove le stelle non arrivavano, si prendeva cura della notte illuminandola a dovere. Ben presto avevo raggiunto quelle scintille che di essa ne erano la diretta conseguenza.
Mai vista un'oscurità così luminosa in dodici anni di giri intorno al sole...

Faceva caldo, si soffocava, ma dovevo soffrire se non volevo rimanere intrappolata nel mistero del buio della vita a vita. Dovevo alimentare quella scintilla come meglio potevo. Proprio come se si fosse trattato di una speranza, di un giorno nuovo, di un nuovo inizio. E dovevo metterci tutta me stessa. Il cuore. Dopo la testa.

Una cosa soltanto non mi era concessa. Lasciare che quella luce anche solo si offuscasse, vivere con l'opprimente quanto schiacciante peso sulla coscienza di non aver fatto abbastanza, di essermene stata con le mani in mano spettatrice di un quadro a dir poco atroce quando potevo fare di più, potevo darmi da fare, tipo una svegliata. Quel rimorso di non essere stata abbastanza...

Prima di allora non avevo mai e sottolineo mai pensato ad accendere un fuoco né mi ero preoccupata di badare a non farne spegnere uno. Insomma neanche se qualcuno fosse venuto a spoilerarmelo avrei osato credere che esattamente io, Clar...Ora mi ritrovavo alla ricerca disperata di dei legnetti da sfregare tra di essi così da pensare pure ad una seconda di fiamma!
Magari dei rami sarebbero stati perfetti e qualche pietra semplicemente l'ideale! - ragionavo fra me ed i miei neuroni. Ce n'erano molti, ma non neuroni.
La prima l'avevo trovata bella e pronta, la seconda? Chi mai si sarebbe preoccupato di accendermi un'altra luce? Forse la ragazza dello scontro che ai miei occhi appariva come una perfetta sconosciuta? Della quale ancora non sapevo nulla?
No, nessuno. O perlomeno, nessun altro che non fosse corrisposto a me medesima. Mi dovevo rimboccare le maniche, quelle che non avevo.
Una fiamma non era stata sufficiente...E se si fosse spenta? Ero partita in sesta.
Prevenire è meglio che curare.
Temo il presente più di quanto non possa terrorizzarmi il domani; spesso non mi vivo neppure l'istante di questo tempo semplice, non il momento bensì l'attimo che lo costituisce, che in un batter futuro diventa rimpianto del passato.

E così ho scoperto l'esistenza della prima volta...A tu per tu con la natura, in un momento di debolezza, quando mi trovavo ad un punto di non ritorno, come al capolinea.
Ero stanca, sfinita di aspettare che qualcuno si ricordasse di me, si affrettasse ad accendermi anche un misero fuocherello, una luce fioca.

C'è sempre una prima volta, già.
Abbiamo tutto il tempo a disposizione per tutte le esperienze che si possono fare e provare su questo mondo. La vita non risulta così breve quando la si sa ben investire.
Pure se trascorriamo la maggior parte degli anni a rincorrerlo, il tempo non ci rincorre. Ci aspetta, impaziente. E nel frattempo ci sfida mettendoci più e più volte alla prova, ma solo per temporeggiare.
Se ad una cosa, ad una persona ci tieni davvero, non esisterà tempo che ti possa sfuggire di mano, il tempo per lei lo troverai sempre.

Si può imparare. Anche in un sogno.
È nei sogni che puoi trovare la soluzione a tutti i problemi.
Imparo cadendo e rialzandomi. Perché non si può comprendere come ci si rialza dalle sconfitte se non prima si ha perso, se prima non si è caduti almeno una volta.

La foresta della Sognatrice InsonneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora