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𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐔𝐄 ❀

❛ my regrets wear your face ❜

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my regrets wear your face








«𝐅𝐄𝐑𝐌𝐎, 𝐊𝐀𝐂𝐂𝐇𝐀𝐍

Sotto il feroce sguardo del sole sembrava che le sue parole risuonassero attutite nel parco deserto.

La bambina aveva un brutto presentimento.

Una testa di capelli biondi si girò leggermente, quanto bastava per squadrarla con le sopracciglia aggrottate. «Perché dovrei?»

A terra dietro di lui, ginocchia sbucciate e vestiti stracciati tremava il povero Izuku. La stava guardando con occhi imploranti.

«Perché non è giusto, ti dico.»

La piccola mano della bambina si spostò a strofinare il braccialetto legato al polso sinistro: una semplice treccia di cotone viola, specchio di quelle menta e rossa dei suoi due amici. Forse cercava coraggio, forse una conferma che il loro legame sarebbe rimasto intatto finché lo era anche quel piccolo pegno.

Non era la prima volta che cercava di dissuadere il suo migliore amico dall'attaccare briga con gli altri, ma stavolta era diverso.

Stavolta Kacchan era nel torto.

«E tu cosa ne sai, di cosa è giusto o no?»

«Lo so e basta, okay? Izuku non ha fatto nulla di male, e tu lo vuoi picchiare!»

«Deku vuole fare l'Hero, ma non ha un Quirk. È stupido.»

Deku. Nel corso dei mesi aveva iniziato ad odiare quella parola, e anche il tono di scherno con cui Katsuki la pronunciava.

«E cosa c'è di strano se vuole diventare un Hero?» urlò di rimando la bambina, aggirando il biondino e piazzandosi di fronte a lui a braccia spalancate. «Non puoi picchiare qualcuno solo per questo!»

«Togliti di lì, Y/N. Non ti voglio fare male.» Katsuki aveva ancora la mano destra chiusa, pronta a sferrare un pugno.

«Perché no?»

«Perché tu sei mia amica», rispose lui abbassando gli occhi.

«E smettila! Anche Izuku lo è.»

Sapeva che non era vero. Da quando il Quirk di Katsuki si era manifestato aveva iniziato ad accanirsi sul poveretto senza sosta, e quello che era una volta un trio si era frammentato. Non che lei fosse esentata dal veleno, ma lo lasciava fare. Dopotutto non aveva ancora osato alzare un dito su di lei.

Fino a quel giorno.

«No che non è mio amico! Lui è debole, si fa proteggere da una come te, fotocopia

«Allora...» Y/N poteva già sentire le lacrime che le pungevano gli occhi al pensiero di ciò che stava per dire. «Allora se continui a comportarti così non voglio più essere tua amica!»

Gli attimi seguenti passarono alla velocità della luce.

Katsuki era incredulo. Poi furioso.
Prima che potesse accorgersene piovvero scintille dalle sue mani, e subito dopo si scagliò verso di lei.
Di riflesso la bambina alzò gli avambracci a coprirsi il viso.

Avevano promesso. Mai avrebbero usato i propri Quirk l'uno sull'altra.

Eppure un attimo dopo sentì il bianco calore del fuoco azzannarle la pelle e stentò a soffocare il pianto.

Quando le fiamme sparirono scoppiettando al loro posto attecchì un incandescente, lancinante dolore.
Gli occhi sgranati di Katsuki la scrutavano, attenti, ricambiando il truce sguardo di lei da dietro gli avambracci ancora incrociati.

Non piangere.

Prese nella mano il pugno di Katsuki fermo a mezz'aria.
Non dovette sforzarsi per vederla - la scintilla del suo Quirk, quella che gli aveva descritto così tante volte. Era come un piccolo sole dorato proprio sopra al suo cuore.

Prima che potesse reagire la richiamò a sé, vedendola sfarfallare come una candela al vento - poi si spense, lasciando solo il buio nel petto di Katsuki.

Y/N cercò di combattere contro la consapevolezza di quanto sbagliata fosse la cosa, quanto sbagliato fosse per quel piccolo sole trovarsi ora ad illuminare il proprio, di cuore.

Sentì le mani scaldarsi, diventare incandescenti.

Un attimo dopo gli restituì lo stesso identico colpo, con le stesse identiche esplosioni. Cambiò solo la traiettoria.
Per quanto fosse ferita non riusciva a pensare di fargli del male.

Passarono pesanti secondi di silenzio, il fumo che si diradava ed entrambi che cominciavano ad abbassare i pugni, fissandosi come se nel viso dell'altro ci fosse scritto il motivo del litigio.
L'aria era immobile, e anche loro.

Poi Y/N scorse un lampo di rosso cadere a terra, e sbarrò gli occhi.

Si era spezzato. Il braccialetto di Kacchan si era spezzato.

Anche lui parve accorgersene, abbassando lo sguardo una frazione di secondo per osservare il danno. L'attimo dopo tornò a piantare gli occhi solitamente fieri su di lei, adesso illeggibili.

Alla vista del suo volto affranto parve riscuotersi. Le voltò le spalle.

Se ne andò senza proferire parola, arrotolandosi la manica bruciacchiata della t-shirt.

Y/N non poté far altro che guardarlo mentre si allontanava, ignorando le scottature e ignorando anche la misera fine che il braccialetto di Kacchan aveva fatto - per metà bruciato e sotterrato dalla terra riarsa del parco giochi.

«Y/N-chan?» Era la voce gentile di Izuku.

La bambina si asciugò un paio di lacrime ribelli, poi si girò con un sorrisone verso il viso preoccupato del suo amico. «Stai bene, Izu-chan?»

L'altro annuì, poi le indicò le bruciature. «Lì... ti fa male?»

Y/N piegò il braccio per dare un'occhiata.
Fremeva ancora di adrenalina, ma fece comunque una smorfia di dolore nel passarci un dito sopra.
Annuì.

«Allora vieni, andiamo da mia mamma. Casa mia non è molto lontano!»

Izuku la prese per mano, guidandola fuori dal parco. Il cenno di menta al polso le stava sorridendo.

Eppure si sorprese a guardare indietro, di tanto in tanto. Sotto la canicola di fine luglio l'aria pareva ondeggiare.

«Ah, Y/N-chan.»

Al suo sguardo interrogativo Izuku rispose con un sorriso. «Grazie

E non si voltò più.






















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non ho nulla di interessante da dire. gojo mi manchi.

- miko (affranta)

𝐂𝐎𝐏𝐘𝐂𝐀𝐓 ↠ my hero academiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora