CAPITOLO 4

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Mi svegliai di colpo portandomi le mani sulle tempie. Avevo la testa che scoppiava e mi sentivo come se fossi stata investita da un camion più e più volte.

Una domanda mi saltò subito in mente...
Dov'ero?

Mi guardai attorno confusa e intimorita al tempo stesso. Ero seduta in uno splendido letto a baldacchino. Le lenzuola candide e profumate di bucato appena fatto.
Passai un dito sul bordo decorato con un motivo floreale davvero delizioso.

Doveva essere stato ricamato a mano con molta attenzione per i dettagli.

Tornai ad ispezionare la stanza alzandomi dolorante dal letto.
Le tende di raso erano tirate e una luce soffusa filtrava attraverso.
La stanza aveva uno stile particolare, chic e piuttosto "vintage" ma molto bello.
Il candore dei tessuti contrastava con i mobili antichi e scuri che c'erano ad arredare.

Mi persi per un attimo nel comfort di quella stanza, poi mi ricordai di cos'era successo la notte scorsa e le lacrime iniziarono a scendere lungo le mie guance senza che io potessi controllarle.

Mi guardai le mani ed erano pulite. Io, ero pulita.

Vestiti e capelli in ordine come se non fosse successo nulla e quella notte fosse stata solo un brutto sogno.
Peccato che in cuor mio sapevo che non era così. Sapevo che era tutto reale e che Victor era morto. E io non avevo fatto nulla per fermare i suoi assassini.

Mi persi in quei pensieri e poi mi venne in mente una domanda stupida paragonata alla gravità della situazione:
Mi avevano cambiata loro?

Mi avvicinai ad un grosso specchio vicino ad una vecchia toeletta.
Un grosso mazzo di fiori profumatissimi era poggiato sopra a decorare la stanza.
Mi osservai in silenzio con ancora le lacrime agli occhi.

Il mio sguardo era triste e molto stanco, forse anche più di quanto mi aspettassi. Gli occhi gonfi e lucidi, arrossati dal pianto.
Notai una bacinella in ceramica piena d'acqua con degli asciugamani di fianco e ne approfittai per lavarmi via le lacrime e un po' della stanchezza accumulata.

Quando mi asciugati il viso il mio sguardo cadde sulla voglia sul mio collo. Cosa diamine voleva dire? Aveva in qualche modo a che fare con tutta quella storia?

Mi accorsi solo in quel momento che al di là della porta chiusa della mia stanza provenivano delle voci soffuse. A quanto pareva qualcuno stava discutendo abbastanza concitatamente.

Aprii lentamente la porta cercando di non fare rumore e mi avvicinai alla stanza da cui provenivano le voci il piùdiscretamente possibile.

Mi accostai al muro cercando di origliare la discussione.

"Sarà sveglia a momenti, vi prego di essere cauti, quello che ha passato non è indifferente"

Era la voce di una donna. A giudicare dal tono di voce non doveva essere troppo più grande di me, aveva qualcosa di melodioso e giovanile.

"Lo so Esme, ma abbiamo bisogno di lei al più presto. Lo sai chi è!" Risuonò una voce spazientita.

"Nævra cerca di mantenere la calma, più si sentirà in trappola e meno collaborerà-"

Non riuscii a sentire il resto della frase perché qualcuno mi afferrò un braccio e mi mise una mano sulla bocca.

Aveva un profumo muschiato, come di foresta.
Quando lo guardai in viso rimasi colpita dalla sua bellezza.

Possibile che quei tipi fossero tutti così belli?!

I suoi occhi verde smeraldo erano incorniciati da ciocche di capelli color caramello che sfuggivano ad un codino.

"Stai tranquilla e non urlare, non voglio farti del male ma tu stai calma" sussurrò il ragazzo avvicinandosi al mio viso.

Il ragazzo mi guardò accigliato lasciando un poco la presa sul mio braccio.

"Intesi?" Sorrise debolmente e io feci di si con la testa.

Sembrava molto giovane a differenza degli altri che avevo visto ieri sera.
Lasciò la presa sul mio braccio con calcolata lentezza, come se mi stesse studiando, poi tolse anche la mano dalla mia bocca.

Mi fece cenno di seguirlo e io ubbidii timorosa. Entrammo nella stanza e tutti smisero di parlare non appena mi videro fare capolino dalla porta.

Mi nascosi dietro al ragazzo ma lui si spostò di lato lasciandomi al centro della stanza sotto lo sguardo di tutti.

"Oh Leonel, chi ci hai portato!" Il ragazzo dai capelli neri mi si avvicinò e chinò la testa da un lato per poi osservarmi intensamente con un sorrisino in faccia.

Feci un passo indietro deglutendo e un altro dei ragazzi si fece avanti mettendo una mano sulla sua spalla.

"Avanti Nævra, non essere così appiccicoso" era il ragazzo dai capelli d'argento che mi aveva sorretto la scorsa sera.

Il suo sguardo passò da Nævra a me. Si fece un po' più teso e cercò di sorridere mentre si avvicinò di un passo.

Si inchinò davanti a me e fece il baciamano.

"Alexis, al tuo servizio" alzò lo sguardo su di me.

Ero confusa. Perché si comportava in quel modo?

Li osservai uno ad uno sempre più confusa. Dov'ero? Chi erano loro? Ma soprattutto, cosa volevano da me?

Quando tornai ad osservare Alexis lui si irrigidì.

"Oh, che maleducati, abbiamo dimenticato le presentazioni" disse chinando il capo come per scusarsi.

"Loro sono Nævra, Esme e Leonel che hai gia avuto modo di conoscere" sorrise debolmente come se si aspettasse una risposta da me.

"I-io... io sono Rose...." esitai.

"Dove sono? Cosa volete da me? Dov'è Victor?" domandai quasi con le lacrime agli occhi.

Esme si avvicinò a me con occhi tristi e mi toccò esitante un braccio ma io mi tirai indietro di scatto.

I suoi lunghi capelli erano neri come la pece ma i suoi occhi erano di un verde talmente intenso da sembrare due pietre preziose scintillanti.

"Non mi toccate" le lacrime stavano iniziando a tornare ma cercai di trattenerle con tutte le mie forze.

Cercai con lo guardo Leonel come per avere il suo appoggio. Stranamente di lui non avevo paura. Dopo l'episodio di prima avevo quasi la certezza che non voleva farmi del male.

Come ad intuire i miei pensieri Leonel si avvicinò e mi porse la sua mano con un sorriso rassicurante.

La presi e la strinsi forte mettendomi dietro al suo braccio.

Un brivido sulla pelle mi fece trasalire.
Mi voltai verso Esme che ci guardava con un sopracciglio alzato e mi resi conto solo in quel momento che, in fin dei conti, stavo tenendo la mano ad uno sconosciuto.

Mi staccai arrossendo leggermente.
Alexis si schiarì discretamente la voce per distogliere l'imbarazzo che si era creato.

"Ok Rose, credo che ti dobbiamo delle spiegazioni" disse Alexis "Ma prima di tutto, sai chi sei, vero?"

Alzai un sopracciglio corrugando la fronte.

Cosa voleva dire? Certo che sapevo chi fossi.
Ero Rose e, bhe, non avevo più nessun'altra certezza.

La Dea di ZaffiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora