C'è una farfalla lì giù

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Sono tornata qui, dove  tutto questo ha avuto inizio. Son tornata dove la ragazza che voleva volare ha volato. C'è una farfalla lì giù.

Lì, in mezzo ai fiori, è difficile vederla. Le farfalle bevono il nettare? Oppure sono impollinatrici tipo le api? E se invece non avessero alcuno scopo i fiori per loro, ma li scambiassero per altre farfalle? Vogliono solo fare amicizia forse. Che pensiero infantile, però mi piace, ha un buon sapore e voglio restare così ancora per un po', a credere che le farfalle vogliano fare amicizia con i fiori.

Sono tornata dove ero anni fa, ma se mi avessi chiesto come mi vedevo tra cinque anni non avrei saputo risponderti. O meglio, non me la sentivo di risponderti -morta-.

Ho sempre avuto paura di starmi inventando tutto, di star amplificando il mio dolore solo perché non ho idea di come vivere in altro modo se non soffrendo, anche solo periodicamente. Io voglio essere felice, ci provo lo giuro,  ma ci sono queste forze maggiori che sono dentro di me e non... Non so, non mi permettono di vivere la vita al massimo del suo potenziale. Queste forze le posso controllare? Le posso eliminare? Devo conviverci per sempre?

Hanno soluzioni così semplici, ma qualcosa mi blocca sempre. Se non riesco a vedere una scintilla di gioia alla prospettiva di fare qualcosa, qualsiasi cosa, fosse disegnare, cantare, giocare, ballare, scrivere, fantasticare, amare, parlare, uscire, allora cosa posso fare? 
È noia, sì lo so, ne sono perfettamente consapevole, ma è maledettamente dolorosa, non è la dolce noia di quando ero piccola che sapevo mi avrebbe permesso di ideare nuove fantastiche storie o che si poteva eliminare guardando la TV, è la noia che ti prende proprio quando hai l'unica giornata libera in settimane e sai che domani dovrai rimetterti a lavorare a pieno regine e non vuoi sprecare questa giornata, non vuoi, non vuoi, ma eccoti qua a scartare tutte le idee che avevi pensato per oggi perché semplicemente non ti rendono felice.

Cosa è che può rendermi felice?

Per un attimo pensare solo alla farfalla mi ha offerto un'oasi dall'incombenza di tutto il da farsi. Per un attimo sono tornata bambina. A quando la mia preoccupazione maggiore era sapere se le farfalle si posassero sui fiori perché volevano degli amici. E per un attimo tutto ha rallentato.

Parlo spesso con la me del passato. Proprio perché credeva che non esistessi, io le parlo. E parlo anche con la me piccola piccola, che sognava un principe. È divertente mostrarsi loro e scioccarle alla vista dei loro lunghissimi capelli ormai ridotti a poco più di un caschetto. O anche dire loro che pure le principesse sono magnifiche, se si cerca l'amore. È bello parlare con loro e vedere quanto sono cambiata. Non sono sicura se in meglio o in peggio, ho sempre pensato che tutti fossero equilibrati. Come dire, non puoi essere totalmente perfetto e non puoi neanche essere totalmente spazzatura, ma c'è una sorta di equilibrio, se migliori in qualcosa peggiori in qualcos'altro e viceversa. Il fatto è che ogni giorno, lentamente, per noi le cose importanti cambiano e così anche le cose in cui vorremmo migliorare. Ora voglio migliorare in cose a cui nemmeno badavo qualche anno fa.

Ma in cosa voglio migliorare? Questo ancora non me lo ero chiesta, che scema...

Io ho paura. Ho paura che sarà sempre così, che la vita sia solo un alternarsi di alti e bassi che per me e per persone come me per qualche motivo sono molto più ripidi che per gli altri, che rischiano di farti credere di essere sul tetto del mondo e poi di farti scivolare così precipitosamente da romperti il collo, lasciandoti per terra immobile. Cruento, ma rende l'idea.

Però a me i cambiamenti piacciono. E allo stesso tempo no. Ho paura. Ho molta paura.

Non significa che non voglia affrontarla, solo che ancora non so bene come fare. E quanto saprò come fare che accadrà? Non sarà altrettanto noioso vivere una vita in cui tutto va bene? Ne sono abbastanza certa in effetti.

Non voglio problemi insormontabili incontrollabili impossibili. Voglio solo un sassolino su cui posso concentrare la mia attenzione, che posso usare per motivarmi a fare meglio.

Sono una persona molto competitiva, una di quelle che si infastidisce facilmente. Ultimamente sono migliorata molto in una delle mie passioni solo perché ho conosciuto qualcun altro che sapeva farlo meglio di me. Io non voglio che nessuno sia migliore di me, anzi, voglio che ci sia man mano qualcuno che sia giusto un pochino più bravo in quel campo. Traguardi raggiungibili uno dopo l'altro. Ma in fondo è esattamente così anche nella vita, e allora perché proprio non riesco a vivere?

osa c'è che non va in me? O nel modo in cui vivo? A me non piace quello che sto facendo, ma ho il terrore che se facessi quello che amo per vivere non mi piacerebbe più. E non è la paura dell'annoiarsi il problema, so che a farlo tutto il giorno mi annoierei un pochino, no, ho l'ossessione agghiacciante che se provo a farlo sempre allora non sarà bello come immaginavo, e se fosse così a me non resterebbe più nulla. Sarei davvero negata alla vita in quel caso. E davvero, secondo me è un peccato. Io so di avere una bella mente, belle potenzialità, solo che non arrivo alle stesse cose degli altri con gli stessi tempi.

Sono così veloce a pensare alle soluzioni, ai motivi e a tutto ciò che riguarda una logica repentina, ma per il resto non ricordo nulla. Bianco assoluto. Se mi chiedi cosa ho studiato oggi, non so risponderti.

Ho provato ogni metodo di studio, ogni piccola cosa per aumentare la mia concentrazione, ma nulla funziona davvero. Ho provato a fare pause di 15 minuti dopo 45 di studio, ho provato a togliere ogni distrazione dalla vista e dalla camera, ho cercato di prendere appunti in ogni maniera immaginabile, ma nulla. Mi basta la mia mente per distrarmi. E non lo faccio apposta, accade e basta. Inizio ad immaginare in maniera così vivida cosa sarebbe successo se la vita fosse andata diversamente che nemmeno mi accorgo di essere ancora davanti il libro con gli occhi vaganti nel vuoto e la testa piena di musica e parole.

Ed è esattamente come mi sento ora, per me io non sto scrivendo, è il mio corpo che si muove in automatico faticando a tenere il ritmo della mia mente. Per fortuna ci metto qualche secondo a mettere in ordine i miei pensieri secondo delle frasi sensate, ma a parte questo è come se si stesse parlando con quella parte di me che non riesco mai a mostrare a nessuno.

L'unico problema di fare così è che la qualità della scrittura cala a picco, io parto per la tangente e neppure io vorrei leggere una cosa scritta così. Ma non mi importa. Non voglio neanche revisionarla, non ora. Non ho le forze.

Per ora saluto il libro che mi ha riaccompagnato nei pensieri per quattro anni, anche se non ci scrivevo da tre. Grazie per avermi permesso di cambiare.

Ora però voglio guardare le farfalle.

Solo un altro po'.

Solo finché non avrà trovato un amico.

La ragazza che voleva volareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora