Esplorare.

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Come ho già detto sono una ragazza di 17 anni, vivo una vita normale, con tutti i problemi che un adolescente può avere. Ora immaginate di trascorrere una giornata come tante, cambiando solo un piccolo punto, improvvisamente succede una cosa che vi travolgerà e sconvolgerà completamente.

Fin da piccola sono sempre stata legata al mare, mio padre mi ci portava sempre, il mare era la nostra seconda casa, la barca era il nostro rifugio segreto, in mezzo al nulla era come se fossimo protetti e come se niente e nessuno ci potesse toccare.

La mia prima immersione l'ho fatta a sette anni, mi ricordo ancora quel giorno, avevo un ansia pazzesca, stringevo forte la mano di mio padre e man mano che nuotavo mi sentivo sempre più libera e dal giorno, non ho mai smesso.

Con il passare degli anni ho migliorato sempre di più, i miei avevano deciso di iscrivermi in piscina ma non era ciò che volevo, io amavano nuotare liberamente, senza nessuno che mi dicesse cosa fare.
Amavo esplorare sempre posti nuovi, zone poco conosciute e inabitate.

Ma voi vi starete chiedendo... Come è iniziato tutto?
Giuro che adesso ve lo racconto.

Era un giorno come tanti, tre anni a oggi per la precisione, solita sveglia che suona alle sei e mezza del mattino, solito pullman alle sette per andare a scuola, solita gente e solite ore noiose di lezione.. ogni giorno mi svegliavo con la consapevolezza che appena tornata a casa sarei potuta andare a nuotare, anzi, andavo a scuola solo per questo anche perché se no la mia punizione sarebbe stata 'niente mare' e no, non ce la posso fare.

Dopo essere tornata a casa alle tre e mezza preparai tutte le cose e con mio padre uscimmo a fare una passeggiata, prendemmo la barca e andammo al largo. Posti magnifici, però già visti troppe volte e per me non era abbastanza, il giorno ero in vena di esplorare.

Quando mio padre risalii per tornare a casa chiesi di poter restare ancora un po' e che avrei raggiunto la riva a nuoto, avevo ancora tanto ossigeno nelle bombole e lui si fidava ciecamente di me così accettò, mi diede il solito bacio prima di andare via e mi disse di stare attenta.

Li vicino c'erano delle piccole isolette tutte vicine tra loro, non mi ero mai accorta di queste prima, e della loro particolarità. Formavano una sorta di labirinto sottomarino, le pareti erano abbellite con coralli di ogni tipo, pesci meravigliosi e tutti diversi tra loro, nuotavano liberi, la luce del sole batteva sulle pareti.

Provavo un entusiasmo e una felicita mai provati prima, avevo visto tante barriere coralline stupende ma così particolari no, perciò presa dalla curiosità mi spinsi sempre più affondo, ma più andavo oltre e più tutta questa bellezza spariva, iniziò a diventare tutto sempre più cupo, il tutto sembrava sempre più rovinato, di pesci sembrava non vedersene neppure l'ombra.

Non avevo paura ma sapevo che stava per succedere qualcosa di brutto, cercai di risalire a galla ma il tempo non me lo permise, il mare iniziò a muoversi, le correnti stavano diventando troppo forti e notai dei pesci spaventosi e all'improvviso una corrente mi trascinò così tanto forte che quasi mi fece perdere i sensi.

Aprii gli occhi e mi trovai all'inizio del labirinto, non capivo come fosse possibile dato che per arrivare dov'ero due secondi prima ci impiegai quasi 20 minuti. Notai una parete rocciosa che prima non vidi... c'era un piccolo testo inciso sopra:

Questo testo mi sembrò familiare, lo avevo già letto da qualche parte ma proprio non riuscivo a ricordare dove, tornai immediatamente in superficie e con tutte le forze che avevo ritornai a riva

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Questo testo mi sembrò familiare, lo avevo già letto da qualche parte ma proprio non riuscivo a ricordare dove, tornai immediatamente in superficie e con tutte le forze che avevo ritornai a riva.

Ormai si era fatta notte e mio padre era lì sulla riva che mi aspettava con un espressione preoccupata, gli chiesi perche quella brutta faccia e lui rispose che erano passate ore... mi disse che era anche venuto a cercarmi ma non mi trovò da nessuno parte. Mi fece una serie di domande "come hai fatto con l'ossigeno nelle bombole, perché non è finito?" "dove ti eri cacciata?" "ma che è successo?" e tante altre di questo tipo...

Non sapevo che rispondere perché la verità era che neanche io sapevo quello che mi fosse appena successo.
Per non farlo stare in pensiero ancora di più mi inventai una scusa sul momento: avevo trovato una bella isola su cui passeggiare e avevo passato li tutto quel tempo.
Lui conosceva bene la zona infatti a questa scusa rimase un po' perplesso ma dopo essermi scusata e avergli promesso di non farlo più, o almeno non farlo più senza il suo permesso si tranquillizzò.

Non era mio solito raccontare bugie a lui, perciò mi credette sulla parola.
Glielo avrei sicuramente detto ma non prima di sapere cosa fosse successo...

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