Una volta a casa, mi spoglio e mi dirigo velocemente verso il bagno. Ho bisogno di una doccia rigenerante che mi aiuti a riflettere. Il getto d'acqua fresco, in quest'afosa giornata d'estate, mi rinfresca anche le idee. Quasi non mi reggo in piedi, ho le gambe molli, sono accaldata nonostante gocce fredde mi scorrano sul volto, mi sento ancora le mani addosso e le labbra sul mio collo di quel ragazzo che ho imparato a conoscere in maniera così emozionante. Mi appoggio un secondo sulle piastrelle fredde e scivolose della doccia. Non posso credere a quello che è appena successo, finalmente ci siamo trovati e ho provato qualcosa di forte, importante, il mio profondo desiderio di unione è stato avverato, e io non posso essere più felice. Ripenso a quando ho agganciato le mie gambe a lui sentendo chiaramente che gli piaceva ciò che stavamo facendo. Subito il cuore si ferma! Mi sento letteralmente bruciare. Forse è stato un bene che Richard ci abbia interrotto, altrimenti non so dove saremmo andati a finire. Al solo pensiero mi vengono dei vuoti allo stomaco pazzeschi.
Esco dalla doccia e mi avvolgo velocemente un asciugamano intorno al corpo. Raccolgo i capelli bagnati da un lato e mi avvicino allo specchio, leggermente appannato a causa dell'umidità. Mi guardo il collo, ricoperto da macchie rosse scuro, con la punta dei polpastrelli li sfioro, pensando che poco prima lì, si erano posate le calde labbra di Michael. Immagino poi che il mio corpo sia come una tela bianca, una tela che deve essere riempita, perchè bianca è vuota. E immagino che quei segni la dipingano come un quadro astratto, come quello che avevo visto nel museo.
"Giulia ma dove sei stata tutta notte?" la voce acuta di Jenny rimbomba improvvisamente nelle mura del bagno. Sobbalzo dallo spavento e velocemente cerco di coprirmi con i capelli i segni lasciati da Mika.
"Ero.. ero al lavoro" rispondo ancora nel mio mondo.
Ad un tratto mi tira per un braccio: "Cosa sono quei segni sul collo?"
Porto una mano dove prima lui mi mordicchiava in quel modo così sensuale, e mi sento quasi male. La guardo colpevole e lei spalanca gli occhi e la bocca : "Ma voi siete pazzi!" mi dice sconvolta "E questo a voi sembra lavorare? Voi siete degli animali.."
"A dire il vero adesso devo tornare da lui, sono venuta qua solo per farmi una doccia.."
"Capito il ragazzino? Vuole finire quello.."
"Basta ti prego!" la interrompo io. Perchè a pensare a lui in questo modo finisce che divento pazza! Lei scoppia in una piccola risata, trattenuta con una mano davanti alla bocca.
"Non aspettavi altro da tutta la vita vero?" improvvisamente il suo volto assume un'espressione seria, il suo tono di voce si fa pacato.
"E questa cosa chi...chi te l'ha detta, scusa?" domando io, abbassando lo sguardo e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"I tuoi occhi. Me l'hanno detto i tuoi occhi." Rimango senza parole, non c'è niente che possa dire per controbbattere. Mi ha stupito, come sempre. Così mi limito a un sorriso e lei, ricambiandolo, esce silenziosamente dalla stanza. Rimango qualche istante immobile, la faccia da ebete e la testa fra le nuvole. Alzo poi lo sguardo leggendo l'ora sull'orologio attaccato alla parete: cazzo! Dovevo essere da Mika più di dieci minuti fa! Mi asciugo velocemente, e lasciando i folti capelli sciolti, indosso un paio di shorts di tessuto grigio scuro, decorati da piccoli puntini neri. Abbino poi una canottiera, grigia anche questa con una scritta nera, e la infilo in modo morbido all'interno dei pantaloncini. Prendo la borsa e di corsa mi dirigo fuori casa, sbattendo sbatadatamente la porta alle mie spalle.
Dopo neanche cinque minuti mi ritrovo a salire gli ultimi scalini dell'appartamento di Michael. Arrivo davanti la sua porta, ho il fiato corto, la mente corrosa e il cuore che esplode. Chiudo la mano in un pugno e l'avvicino alla porta per bussare, ma questa improvvisamente si apre. L'alta figura riccioluta si innalza davanti ai miei occhi, come un muro. Rimango ancora qualche istante col braccio sospeso e nel viso un'espressione interrogativa.
"C..come sapevi che stavo arrivando?" domando io, sbalordita del suo tempismo.
"Oh, io.. io no sapevo.." riponde lui portandosi un mano fra i capelli, riavviandosi i boccoli.
"Ah" mi limito io, facendo spalluce.POV MIKA
Mi ero completamente dimenticato che Giulia doveva tornare a casa mia per terminare il lavoro. Sono di fretta, ho poco tempo e tra poco un aereo.
"S..sorry Giulia, ma dobiama rimandare" continuo chiudendomi la porta alle spalle, diminuendo sempre più la distanza fra i nostri corpi.
"Ma Mika non possiamo permettercelo, fra poco ci saranno le consegne e...e poi ti ricordi che dobbiamo rifinire il disegno della copertina? Ah e scegliere i colori per le texture, e decidere se preferisci quelle azzurre con sfondo blu o blu con sfondo azzurro, poi anche.."
"Stop please!" la interrompo appena prima di stringerla a me e di baciarla, non vedevo l'ora di sentire ancora la sua bocca a contatto con la mia. La sollevo leggermente da terra costringendola ad aggrapparsi alle mie spalle, il bacio si fa sempre più approfondito, finchè ormai privo di ossigeno la lascio andare. Poi di nuovo mi abbasso su di lei baciandola dolcemente.
"Fra poco ho l'aereo, vado a Montrèal" le dico subito tenendola fra le mie braccia. Lei apre un po' di più gli occhi.
"A montrèal?" mi chiede, aggrottando le sopracciglia.
"Si, facio i concerti per presentare il nuovo album" le rispondo.
"Ah...e quando torni?" mi chiede, mi sembra di scorgere della tristezza nel suo sguardo.
"Monday" dico dopo un po'.
Fa un piccolo sorriso, mi allaccia le braccia al collo e affonda il viso nel mio collo, lasciandoci un umido bacio.
"Quando torno, tu è tuta mia" le sussuro in un orecchio. Lei mi regala un sorriso fantastico, facendomi quasi rimpiangere di partire. Preferirei stare con lei, così, per tutta la notte. Continuiamo a baciarci per parecchi minuti, non riesco a staccare le mie labbra dalle sue. Per me è come aver scoperto una nuova droga, la mia preferita, forse. Sento il cellulare squillare e capisco che è il segnale, è arrivato il momento di prepararmi.
"Ora devo andare..." dico cercando di trasmettergli tutta la tristezza che provo. Scendiamo le scale insieme e all'uscita trovo parcheggiata la macchina nera dai finestrini oscurati. Apro la portiera e mi ci apoggio per qualche istante. Giulia si gira un'ultima volta per guardarmi, poi ricomincia a camminare e io la osservo allontanarsi. Non vedo l'ora di tornare.
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Hardest Story
RandomA volte solo il destino può insegnare l'accettazione della perdita, la bellezza dell'amore, la forza della speranza.