Mi siedo: afferro la penna e quello stralcio di carta stroppiciata (che si potrebbe benissimo definire "masticata da un cane") e resto così, immobile, a guardare fissamente quel fogliaccio. Vorrei rovesciarci sopra ogni turbamento, ogni virgola tremolante d'agitazione. Ma non so come si fa. Non più. La febbre è durata solo qualche giorno, durante i quali mi è arrivata una chiamata dal college di Londra, ricordandomi che tra qualche mese le porte dell'inferno si sarebbero riaperte, le stesse porte che mi avrebbero poi condotto verso il mondo del giornalismo. Mi hanno inoltre ordinato di scrivere un breve articolo, argomento: la distanza. Inoltre hanno puntualmente sottolineato che "nel caso l'articolo fosse gradevole, verrá pubblicato in qualche pagina del The Times, più che noto giornale londinese" così, tanto per togliere un po' la tensione. Passano i minuti e mi sento sempre più appesantita da delle zavorre che mi stanno uccidendo: penso a Mika che fra una manciata di mesi non lo avrei più rivisto, dispersi nel mondo senza alcun collegamento. Penso che, già dal nostro primo sguardo sapevo che mi sarebbe mancato. Troppo bello per durare, troppo bello per essere vero, troppo bello per diventare un'abitudine. Lo guardavo come si guarda il mare alla fine dell'estate, quando le giornate si fanno ancora più limpide, ma si sa che presto le nuvole prenderanno il sopravvento. Lo guardavo come si guardano i diciott'anni quando ne abbiamo quindici che un po' si sa che le cose cambieranno. Lo guardavo così, ed ero già consapevole di una sua futura assenza.
Passano le ore e quel foglio mi fissa, fastidiosamente bianco, lì, dall'alto del tavolino su cui poggia, sbeffeggiando con spavalderia me e la penna disposta poco distante da lui. Forse perchè sa. Sa che non riuscirò mai ad imbrattarlo, se non per sfregio. Sa che dentro di me qualcosa si è rotto e non c'è più. Lo sa e se ne resta tranquillo a godersi lo spettacolo del vuoto che mi avvolge e che, come una boa, mi stritola.
"Scrivi Giuli?" la voce di Jenny mi fa risollevare la testa in fretta. Si siede di fianco a me e mi poggia una mano sulla spalla. Si sposta il ciuffo biondiccio a lato e continua a guardarmi fumando la sua ennesima sigaretta pomeridiana.
"Ci sto provando" tossisco leggermente a causa della nuvoletta di fumo.
"Lo stai pensando?"
"No"
"E invece si, perchè altrimenti mi avresti risposto 'chi' " afferma spegnendo la sigaretta nel posa cenere. Come contraddirla, ha perfettamente ragione, ma non posso più permettere alla mia mente di badare a lui, tra l'articolo e le tavole da disegnare che presto devo consegnare a Mika sono davvero impegnata.
"Aiutami Jenny! Non so proprio cosa scrivere ed è strano perché io so sempre cosa scrivere, scrivo su qualsiasi argomento pagine e pagine... ma ora, zero totale!" dico disperata portandomi le mani in faccia. La ragazza fa una piccola risata.
"Tu ragioni troppo, non pensare che questo sarà il tuo primo vero articolo e che un sacco di persone lo leggeranno, svuota la mente, fai come se stessi scrivendo una cosa banale o per divertimento, vedrai che riuscirai benissimo!" mi dice in tono premuroso, certe volte non so proprio da dove le tira fuori queste frasi. Mi da un colpetto sulla guancia e si alza.
Rifletto sul suo consiglio e tento di svuotare la mente, lascio che il piccolo soffio di vento proveniente dalla finestra mi passi tra i capelli, mi accarezzi il viso. Chiudo gli occhi una'altra volta, respiro piano. Ci siamo quasi, comincio a intravedere qualche parola, qualcuno spiffera sillabe incerte, infiniti numeri mi scivolano davanti.. Mille.. Mill.. Mi.. Mik.. Mika..
"BASTA!" agito disperatamente la testa mentre mi copro le orecchie con le mani. Io, io non so come si chiamano gli spazi tra i secondi, ma lo penso anche in quegli intervalli.
"Giuli ma sei per caso impazzita?" mi chiede Jenny urlando, mentre si avvicina addentando una patatina dal pacchetto. Si, sono totalmente, incondizionatamente pazza di Mika. Avrei voluto risponderle.
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Hardest Story
RandomA volte solo il destino può insegnare l'accettazione della perdita, la bellezza dell'amore, la forza della speranza.