11. L'Angolo Bar di August.

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ROXIE

«Versa August, anzi lascia direttamente qui la bottiglia!» Mi allungai oltre il bancone del bar in cui andavo prima di scoprire l'esistenza del Nightmares, e gli acciuffai la tequila. Era un uomo simpatico, alto e dal fisico atletico, i capelli castani erano mossi e lunghi fino le spalle, ma quella sera li teneva legati. Era un taglio che mi piaceva molto, da sciolti non si poteva notare, ma i lati delle tempie erano rasati. Gli occhi verdi e la barba curata. Non frequentavo bar dove non ci fosse almeno un bel ragazzo, era una mia prerogativa. Era una brava persona e mi dispiaceva averlo tradito, ad un certo punto, con il Nightmares. Posto che adesso era proprio l'ultimo in cui volevo mettere piede.

«Dovresti rallentare.»

Mi versai il liquido nel bicchierino e risi amaramente. «Finché riesco a ricordarmi di pagarti, sei a posto. Io sono a posto. Siamo tutti a posto!» Altro risolino poi persi l'equilibrio verso destra. Lasciai la bottiglia a portata di mano e mi scolai il liquido. Strizzai gli occhi da quanto fosse amaro e me ne versai un altro senza ingurgitarlo. Restai a fissarlo.

«Non puoi risolvere il tuo fardello bevendo e scopando.» Aveva detto Wallace. Ma cosa ne poteva sapere lui? Afferrai il bicchierino e me lo tracannai tirando indietro la testa.

Strizzai gli occhi per mettere a fuoco la vista, la testa aveva preso a girare. Avevo smesso di contare i cicchetti a quota quattro. «Oddio.» Mi coprii il viso. Qualcosa non andava, la terra aveva cominciato a girare troppo velocemente.

«Roxie ti scongiuro non vomitare nel mio bar!»

Alzai gli occhi verso August e risi. «Non lo farò, promesso.» Ma lo stomaco era in subbuglio e reclamava pietà. Presi il portafoglio e gli lasciai le banconote. «Tieni il resto, in caso non riuscissi ad arrivare alla porta senza vomitare.»

«Grazie?» Rispose incerto.

Mi venne da ridere. Mi alzai in piedi, lo sgabello scivolò all'indietro e io persi l'equilibrio. «Cazzo.» biascicai tenendomi stretta alla superficie.

«Roxie non posso lasciarti uscire così. Dammi un contatto e io lo chiamerò.»

«No, lui non verrà.» Mormorai guardandomi intorno: era un bar piccolo dalle luci soffuse e l'ambiente rustico, tanto da avere piccole piante sparse tra i tavolini in legno, come il bancone a cui mi tenevo aggrappata.

«Come?»

Lo guardai. «Cosa?»

«Di chi parlavi? Chi devo chiamare?»

Assottigliai gli occhi. «Perché, cos'ho detto?»

«Hai detto 'lui non verrà'.»

Strozzai una risata. «No, è impossibile. Non faccio più affidamento sugli uomini da anni. Avrai sentito male.» Chiusi le palpebre per un secondo o forse di più. Non ne ero sicura.

«Sblocca il telefono e dammi un nome.»

«Taxi?» Suggerii.

Lui fece una smorfia. «Preferirei chiamare qualcuno.»

Sbuffai provando a prendere la bottiglia di tequila per finirla, ma August la requisì prima.

«Sei veloce.» Osservai.

«No, sei ubriaca. Il nome?»

Gli allungai il telefono. Cercai di concentrarmi e mettere in rassegna chi dei miei amici avesse la macchina. Be', non impiegai molto al dir il vero, oltre a me solo i ragazzi la possedevano. «Seth Grier, chiama lui.» Dissi infine. «Vedrai che arriverà in un lampo.»

Mostrami la fiducia (#3 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora