Capitolo 9.
Era proprio una meravigliosa serata.
C’era la luna piena che illuminava l’intero vialetto della villa di Michael, non eravamo a Neverland per un motivo che non conoscevo, lui aveva semplicemente deciso di organizzare la cena nella sua seconda casa e non lì, forse per problemi legati alla privacy, non ne ero sicura.
Mi piaceva quella casa, era grandissima e piena di mobili antichi ed eleganti, possedeva una disposizione molto giusta e bella e un panorama mozzafiato.
Michael aveva buon gusto in tutti gli ambiti e questo era un punto a suo vantaggio dal momento in cui valorizzava ogni cosa in base al proprio merito.
Eravamo entrambi distesi sul divano in pelle scura dell’enorme salone, io avevo la testa poggiata sulle sue gambe e il suo sguardo posato su di me.
I suoi occhi erano così espressivi e caldi, brillavano di dolcezza ed emozione, la stessa che provava quanto me e non riuscivo ad abbandonare i miei pensieri che avessero a che fare con lui.
Kate, una delle sue domestiche, una donna all’apparenza molto dolce e gentile ci aveva appena servito da bere e sembrava un po’ imbarazzata dalla mia presenza, era così premurosa nel fare tutto perfettamente forse a causa mia.
Mi dispiaceva farle un effetto del genere perché non mi piaceva mettere a disagio le persone, io ero una semplice ragazza comune, per un breve periodo di tempo avevo sposato l’uomo che possedeva quelle ricchezze, però rimanendo ugualmente la stessa ragazza di sempre.
Mi sembrava molto simpatica e affezionata a Michael, doveva essere una sua dipendente da molto e provai in tutti i modi ad essere più aperta nei suoi confronti, così da semplificarle il lavoro.
“Grazie, Kate. Potresti dire ai bambini di andare a letto? Li raggiungo tra pochissimo.” – Disse Michael mostrandole un sorriso educato e sincero.
“Certo, mr.Jackson.”
Mi rivolse un rapido e timido cenno con il capo nella mia direzione, non riuscivo a capire tutto quel nervosismo nei miei confronti, io ero solo l’ex moglie di Michael, ma poteva trattarmi con naturalezza proprio come faceva con lui.
“Grazie mille, Kate.” – Le dissi mostrandole un sorriso affettuoso e allo stesso tempo cortese.
Ci lasciò di nuovo da soli e immersi nei nostri silenzi, non ci dicevamo niente, ma erano le nostre mani a parlare per noi.
Le sue erano come se stessero componendo una melodia al pianoforte, tastavano ogni piccola parte del mio corpo con delle carezze che riuscivano a trasmettermi tanta sicurezza.
Michael mi accarezzava la testa amabilmente e mi sistemava le ciocche bionde di capelli che sfuggivano dall’elastico che manteneva lo chignon, le tratteneva tra le dita e le sfiorava tra i polpastrelli.
“Kate lavora da tanto per te?” – Chiesi improvvisamente con un velo di curiosità tra le mie parole.
“Si, da tre anni.”
“Sembra così tesa da quando ho messo piede in questa casa, mi dispiace farle un effetto simile, non vorrei che pensasse che deve trattarmi come una regina perché non è così.” – Mormorai afferrando la sua mano che intanto si era fermata su una mia gamba e la accarezzai, mi piaceva percorrere il contorno delle sue dita, mi rilassava.
“Sta solo cercando di compiacermi. Sanno tutti che sei la mia ex moglie e di conseguenza vogliono trattarti come tale.” – Disse con la voce tradita da un velo di malinconia.
Il camino era acceso e il rumore della legna che ardeva allietava quel momento, era tutto così romantico, non avevamo mai vissuto una situazione simile in tour, era tutto così magico e surreale che sarei rimasta in quel mondo ancora per molto.
Stavo sorseggiando un bicchiere di vino bianco mentre i miei occhi erano fissi sugli arredamenti, osservavo ogni minimo particolare di quella stanza e allo stesso tempo mi chiedevo se l’amore e la felicità fossero quasi la stessa cosa.
Io ero innamorata e felice, ero con il mio uomo nella sua casa ed era come se lì dentro niente potesse farci del male.
“Voglio mostrarti una cosa, vieni con me.” – Disse avvicinando le labbra sulla parte alta del mio collo per baciarlo fino a risalire sul lobo del mio orecchio.
Si alzò e mi tese la mano in modo che la stringessi e lo seguissi per l’enorme corridoio arredato da numerosi e costosi quadri.
Percorremmo l’intero piano terra fino a giungere in una stanza immensa dove predominava un pavimento dai toni del bianco, c’era un pianoforte a coda nel centro della stanza e una chitarra acustica poco distante da esso.
Michael aveva una camicia rossa sbottonata con una maglietta bianca di cotone al di sotto, pantaloni aderenti neri e i piedi coperti soltanto da un paio di calzini gialli.
Mi lasciò la mano e corse verso il pianoforte, si sedette dietro di esso e mi fece segno di avvicinarmi per sedermi al suo fianco.
“Tra pochi giorni uscirà il mio nuovo disco ed è un progetto a cui tengo particolarmente, gran parte delle canzoni che ho scritto sono dedicate a… te.” – Disse abbassando il capo e guardandosi le mani, diede molta importanza alla parola finale e capii quanto davvero tenesse a me.
“Vorrei che tu ascoltassi le mie parole e quello che ho scritto durante questi anni, è molto importante per me.” – Riprese guardandomi negli occhi, i suoi erano lucidi ed emozionati proprio come i miei.
Le sue mani cominciarono a muoversi sinuosamente sui tasti del pianoforte, era una melodia non troppo lenta, ma neanche movimentata, mi lasciò senza parole e sentii le note colpire la parte più profonda del mio cuore.
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She was a heartbreaker 2.
FanfictionAlex decide di riprendere in mano la sua vita e di farne la cosa più preziosa. Riuscirà a lasciarsi alle spalle il suo passato e a ricominciare di nuovo? Continuazione di 'She was a heartbreaker'. *SONO PRESENTI SCENE DI SESSO DESCRITTO*