Capitolo 11 - Love, Sex, Michael.

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Capitolo 11.


La sveglia elettronica segnava le 3.00 am, era poggiata su un centrino del mobiletto in legno della stanza da letto ed io non riuscivo a fare a meno di tenere lo sguardo fisso su quei numeri che avanzavano ogni minuto.
Lo stereo era acceso e le note di ‘Break of Dawn’ risuonavano nell’aria come una dolce melodia che conciliava i pensieri e, nel mio caso, le lacrime.
Stavo piangendo perché quelle parole erano state scritte da Michael ed io sentivo perfettamente i suoi sentimenti e il suo cuore battere mentre quella penna si poggiava su un semplice foglio bianco.
Era appena uscito il suo nuovo album, ‘Invincible’ si chiamava, forse perché lui si sentiva così dopo averne trascorse tante ed era pronto a viverne altre ancora.
Anche se per me non era così e Michael lo sapeva molto bene.
La persona che sembrava di essere era invincibile, ma non il suo cuore e nemmeno i suoi sentimenti, lui era soltanto fragile e credeva di poter risolvere tutto nascondendosi dietro le sue quattro mura di Neverland, ma si sbagliava.
Le luci dei grattacieli di New York illuminavano quella stanza, avevo creato nell’intera suite un’atmosfera romantica per quando sarebbe arrivato lui, avevo distribuito delle candele profumate nella camera da letto e posato dei petali di rosa lungo l’intera moquette.
Non avevo mai fatto una cosa del genere per un uomo, ma per Michael era tutto diverso ed io ci tenevo che quella fosse una notte soltanto per noi due.
Dovevamo recuperare il tempo perduto, dovevamo ritornare ad amarci come prima perché era l’unica cosa che sapevamo fare bene.
La verità era che io desideravo Michael, lo desideravo con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima e con tutto il mio corpo.
Lui era tutto quello che avevo, era la mia famiglia e il mio ex marito, anche se io sapevo benissimo che non era così; per me io e lui eravamo ancora sposati.
E ci amavamo ancora.
Sentii la porta dell’ingresso aprirsi lentamente ed emettere un sordo rumore e dei passi muoversi non troppo lontani da me.
Ero seduta su un lato del letto ancora fatto e sistemato, avevo i gomiti poggiati sulle mie ginocchia e la testa fra le mani.
“Alex.” – Disse avanzando a passi piccoli verso di me, aveva gli occhi lucidi ed io mi voltai a guardarlo senza avere la forza di dire niente.
Mi alzai per andargli incontro, indossava un pantalone e una camicia di un colore blu elettrico, aveva i capelli scombinati e il trucco un po’ sbavato sotto agli occhi.
Affondai tra le sue braccia e mi persi completamente nel posto più bello, poggiai la testa sulla sua spalla e mi lasciai andare ad un pianto disperato che provò a calmare con qualche carezza.
“Non piangere, piccola. Sono qui e non sono mai stato così felice di vederti.”
Mi morsi il labbro e mi asciugai le lacrime, avevo voglia di baciare le sue labbra e mi precipitai su di esse con una dolcezza estrema.
La sua lingua accarezzava la mia e la cercava di continuo, aveva una mano ferma sulla mia nuca e con un piccolo movimento spinse di più la mia bocca verso la sua.
L’attesa era stata finalmente colmata e ricompensata, quelle due settimane senza di lui mi avevano resa più fragile di prima, ma non importava.
Lui era di nuovo lì davanti a me.
“Perché non rispondi mai al telefono? Avevo bisogno di parlarti, volevo sentire la tua voce e mi dicevano sempre che non potevi rispondere…” – Sussurrai con la voce rotta dal pianto, sospirando a fatica.
“Mi sei mancato così tanto, Michael. Credevo di impazzire.” – Ripresi.
Si portò le mani sul volto e si coprì, stava per piangere anche lui e non volevo vedere quello spettacolo, sarei stata male e non volevo.
Odiavo vederlo piangere.
“Ho una sorpresa per te.” – Mormorò mostrandomi un timido sorriso e poggiando un dito sopra le mie labbra come per zittire una mia eventuale risposta.
Uscì dalla stanza e ritornò subito dopo con un pacchetto incartato con della carta regalo rossa e  un fiocco dorato sopra la confezione.
Lo aprii con le mani che mi tremavano e ne uscì fuori un cofanetto blu, era una specie di scatola e un simbolo in dorato la decorava.
Sollevai il coperchio e vidi una meravigliosa collana d’oro bianco con una piccola perla al centro come ciondolo, gli doveva essere costata una barca di soldi perché era una cosa fenomenale e che mai avevo visto niente di simile.
C’era un biglietto alla base della scatola, notai subito la calligrafia di Michael e capii immediatamente che il mio regalo più bello era lui.
Il regalo più grande.
Sei più preziosa del contenuto di questa scatola. Sei la donna della mia vita e che adesso ho ritrovato. Sei la donna che amo. – Michael.
Non mi ero accorta che mentre leggevo gli occhi mi si erano riempiti di lacrime, non per la collana, ma per le sue parole.
“Sei la donna che amo”.
Lui mi amava, me lo aveva finalmente dimostrato ed io avevo il cuore che stava per esplodermi dentro al petto e temevo che lui potesse sentirlo.
Mi mancava il respiro, le gambe cominciarono a tremarmi mentre gli occhi di Michael mi scrutavano per cercare una risposta.
Posò due dita sotto al mio mento per farmi perdere nel suo sguardo, non riuscii a parlare per un lasso di tempo breve e gli sorrisi soltanto.
“Non so cosa dire, sei meraviglioso, Michael.”
“Hai preparato tutto tu qui dentro?” – Disse riferendosi alle candele sparse per la stanza.
Annuii con un cenno della testa, mi baciò di nuovo e indietreggiò di qualche passo per guardarmi con attenzione.
Indossavo una sottoveste nera di raso e merletto che lasciava scoperta gran parte delle mie gambe, me l’aveva regalata Michael il giorno prima del nostro matrimonio insieme alla vestaglia di seta che avevo sopra.
Aveva buon gusto anche per i regali, non sbagliava mai ed io apprezzavo sempre moltissimo i suoi pensieri.
“Sono stato così distratto da non rendermi nemmeno conto di quanto sono fortunato ad avere una donna come te nella mia vita.” – Sussurrò portandosi un dito alle labbra.
Sentivo i suoi occhi sul mio corpo, mi sentii improvvisamente più nuda di quando non lo fossi già, così arrossii in viso e abbassai lo sguardo.
Però dovevo ammettere che avere il suo sguardo su di me mi provocava dei leggeri brividi, c’era un non so che di eccitante in tutto quello.
“Sei splendida.” – Riprese.
Non ero mai arrossita davanti ad un uomo e non riuscivo a capire perché lo stessi facendo proprio in quel momento, forse semplicemente perché lui non era un uomo come tutti gli altri.
Fate partire ‘Salted Wound’ di Sia. https://www.youtube.com/watch?v=iHWj9adOWTg
Mi avvicinai a lui e chiusi gli occhi per precipitarmi con foga sulle sue labbra morbide e calde, leggermente inumidite e così belle e precise che sembravano disegnate.
Lo afferrai per i capelli mentre le nostre lingue cominciavano il loro gioco, non ci fermammo neanche per riprendere fiato ed era come se ognuno ricevesse dall’altro l’ossigeno di cui aveva bisogno.
Sentivo le sue mani scendere sui miei fianchi fino a proseguire verso il basso per sollevarmi la stoffa che indossavo, cercava la mia pelle con desiderio e ne accarezzava ogni centimetro con tocchi decisi, ma delicati.
“Ti desidero, Michael.” – Sussurrai sulla sua bocca e abbassandomi quel tanto che bastasse per baciargli il collo con dolcezza.
Portai le mie mani all’altezza della sua camicia e cominciai a sbottonargliela lentamente, approfittavo di ogni movimento per guardarlo negli occhi e sfruttavo lo spazio di pelle che la stoffa lasciava scoperta per baciarla.
I suoi muscoli erano tesi e rigidi sotto le mie mani, afferrai tra le dita le estremità della sua camicia di raso blu e gliela lasciai scivolare dalle spalle, facendola cadere a terra.
Cominciai a baciargli il petto chiaro e scesi più giù, mi fermai intorno ai suoi capezzoli per inumidirli con la mia lingua mentre lo sentivo trattenere il fiato, aveva una mano poggiata sulla mia testa e si mordeva il labbro nervosamente.
Quella scena racchiudeva tutte quelle che avevamo vissuto in passato, a differenza che quella volta ogni singolo gesto veniva fatto con molta lentezza e premura come a voler vivere ogni minuto che passava.
Non avevamo fretta, avevamo tutta la notte per noi.
“Dove sei stata tutto questo tempo?” – Sussurrò prendendomi le mani e cominciando ad accarezzarmi una guancia fino a percorrere ogni centimetro del mio viso.
“Ti aspettavo.”
Non riuscivo neanche a parlare, mi sentivo un peso all’altezza del cuore, avevo tanta voglia di piangere contro il suo petto e sentirmi dire che andava tutto bene, che lui c’era ancora e che non mi avrebbe più lasciata.
Avevo paura che succedesse di nuovo.
“Sono stato uno stupido a lasciarti andare…” – Disse avvicinandosi alle mie labbra per baciarle, mentre indietreggiava a piccoli passi verso il letto.
Fece scivolare la mia vestaglia al suolo che raggiunse la sua camicia.
Mi stesi appena sentii il legno toccarmi le gambe, mi appoggiai sui gomiti per guardarlo mentre si sbottonava i pantaloni e se li sfilava con eleganza, lasciando le sue gambe scoperte.
Avevo sempre avuto una particolare attrazione per le sue gambe, dopo le sue mani erano la mia parte preferita di lui, lo sapeva bene e per quel motivo mi fece l’occhiolino e mi rivolse un timido sorriso.
Il suo corpo era poesia, non c’era niente che non andava, era tutto perfetto ed io amavo ogni singola parte di esso.
Non vedevo l’ora di sentire la sua pelle contro la mia, il suo respiro mischiarsi al mio e il suo profumo su di me.
Divaricai le gambe per far sì che si poggiasse al loro interno, si inginocchiò e mi sfilò la sottoveste con un veloce gesto, lasciandomi soltanto coperta dalla biancheria intima.
Mi sfilò anche il reggiseno e sorrise in segno di apprezzamento, mi stampò un bacio a fior di labbra prima di spostare la sua bocca su ogni centimetro del mio corpo.
Si soffermò sul mio petto, mi baciò i seni lasciando scie umide su di essi e li strinse delicatamente tra le sue mani, continuava i suoi movimenti su quella parte di me molto sensibile fino a farmi gemere di piacere.
Mi lasciai andare, persi il controllo e non mi accorsi che lanciai un urlo piuttosto forte.
“Piccola, dobbiamo fare piano, le stanze sono comunicanti…” – Mormorò in un modo così sensuale da farmi perdere la testa.
Non capivo più nulla, mi ero completamente abbandonata a lui e ai suoi gesti e agli effetti che aveva su di me.
Non mi interessava, che ci sentisse pure l’intero albergo, ma in quel momento svegliare le persone non era nei mie progetti.
Mi sfilò le mutandine che indossavo facendole passare per le mie caviglie, chiusi gli occhi mentre sentii la sua bocca poggiarsi sui miei polpacci fino a risalire per baciarmi le cosce.
Ondate di piacere si irradiarono nel mio basso ventre quando la sua mano raggiunse la mia umida intimità, le sue dita accarezzavano con delicatezza quella parte di me e mi baciò per farmi soffocare un gemito.
Avvicinai le mie mani lungo l’elastico dei suoi boxer, sfiorai il punto del suo piacere e velocemente lo liberai dalla stoffa che lo conteneva.
Lo vidi mordersi il labbro con timidezza mentre si faceva strada tra le mie gambe, afferrò le mie mani ed entrò dentro di me molto lentamente, fermandosi subito dopo.
Mi guardò per accertarsi che andasse tutto bene, provai una fitta di dolore e chiusi gli occhi, sentii la sua mano accarezzarmi una guancia e all’improvviso tutto mi sembrò meraviglioso e magico.
Il dolore svanì e mi concentrai sulla visione paradisiaca che avevo davanti, il suo volto era leggermente sudato e riuscivo a vedere la sua espressione mentre si muoveva dolcemente.
“Sei bellissima.” – Biascicò con la voce roca, aveva gli occhi lucidi e leggermente socchiusi e contornati da una sottile linea scura.
Il piacere stava crescendo lentamente, non avevo mai fatto l’amore in quel modo, sembrava struggente e pieno di rancore nei confronti del passato e la forte emozione mi stava facendo salire le lacrime agli occhi.
Sentivo il cuore martellarmi nel petto, il respiro mi si era fermato e avevo voglia di dire a Michael quanto lo amassi, ma non riuscivo a far uscire le parole dalla mia bocca.
“Ti amo, piccola.” – Sussurrò avvicinandosi a me per baciarmi sulle labbra e accompagnando i suoi movimenti con delle carezze.
Mi sentivo il centro del suo Universo come lui era il mio, non ricordavo di aver mai trascorso una notte del genere con lui, quella era diversa.
“Anche io, Michael.”
Raggiungemmo l’apice del piacere insieme, le nostre emozioni esplosero intorno a noi e rimanemmo ognuno appoggiato al corpo dell’altro ancora per molto.
 
                                                                               *       *      *
 
Ero stesa al suo fianco e poggiavo la testa sul suo petto ed ero assorta nei miei pensieri, gli accarezzavo il viso passando le mie dita lungo la sua mascella ben delineata e terminando con il mento.
Ero perdutamente innamorata di quell’uomo ed ero felice.
Finalmente.
Michael aveva il suo sguardo poggiato su di me, eravamo entrambi nudi e coperti soltanto dal cotone leggero delle lenzuola candide che ci avvolgevano e sorrideva.
Da quando aveva varcato la soglia di quella stanza non aveva smesso di farlo e la sua espressione mi rasserenava parecchio.
Era un primo passo, era già un traguardo.
“Non riesco a dormire…” – Sussurrò con gli occhi rivolti verso il soffitto, sospirò ed io riuscii a percepire la paura tra le sue parole, avevo capito benissimo cosa intendeva farmi capire.
Ero andata fin lì per salvarlo e non gli avrei permesso di rovinarsi, non avrei permesso ai farmaci di offuscargli la mente fino a non fargli capire più niente.
“Ti prego, non farlo. Non rovinare tutto.”
Ci fu un silenzio, si voltò dall’altra parte dandomi le spalle  per impedirmi di notare i suoi occhi pieni di lacrime.
Mi poggiai rapidamente su di lui e mi avvicinai alla sua bocca per baciarlo, volevo che tornasse a fidarsi di me, volevo che sapesse che ero lì per lui e non lo avrei lasciato.
“Ci sono io qui con te, non darmi un dolore del genere, per favore.” – Ripresi.
“Ho smesso con quella roba, te lo assicuro.”
Mi fidavo di lui.
Credevo ad ogni singola parola che pronunciava, non riuscivo a fare a meno di donargli la mia fiducia, non avevo mai dubitato di lui.
Sembrava sincero ed io volevo crederci.
“A che ora hai il volo?” – Disse cambiando totalmente discorso, quello era un argomento da non toccare e lo sapevo, così non dissi altro.
Oh, il volo, me ne ero dimenticata.
Dovevo ritornare a Los Angeles, era tutto finito, ero partita soltanto per godermi la mia notte d’amore con il mio ex marito e poi avrei fatto ritorno alla mia vita di sempre.
“Questa mattina alle 10.00.”
Gli sentii biascicare un semplice ‘ah’ seguito da un leggero sbuffo, sapevo che gli dispiacesse il fatto che me ne andassi, ma anche lui non rimaneva a New York a lungo e quindi non avevo altra scelta.
“Tu a che ora parti, invece?”
“Molto presto, sarò a Parigi per una cena di beneficenza. Ti farò accompagnare dal mio autista in aeroporto, non voglio che tu vada da sola.” – Disse prendendomi la mano per accarezzarne il dorso.
“Mi mancherai, Michael. Soprattutto dopo quello che è successo stanotte…”
Mi rivolse un sorrisetto timido e si morse il labbro, provava ancora un po’ di vergogna nel pensare a noi due che facevamo l’amore come avevamo sempre fatto ed era una delle cose che più amavo di lui.
Sapeva essere dolce e ingenuo, ma al tempo stesso anche un amante meraviglioso e passionale.
“Anche tu, piccola. Ti prometto che passeranno presto queste due settimane e tornerò da te.”
“Poi cosa faremo?” – Dissi passandogli una mano tra i capelli per scoprirgli la fronte.
“Non lo so. Ho avuto un po’ di… problemi con il mio manager.”
I problemi c’erano sempre, non riuscivamo proprio a vivere un giorno senza la loro compagnia, non riuscivamo ad avere una giornata normale come tutte le altre coppie.
“Che tipo di problemi?”
Sapevo benissimo che io ero la causa di tutto, i giornali non parlavano di altro da quel fatidico giorno in cui uscimmo fuori a cena e ci baciammo.
Non avrei dovuto farlo, però entrambi non eravamo riusciti a resistere alla tentazione di far toccare le nostre labbra e così tutto il mondo aveva immortalato quel momento.
“Dice che ho una situazione disastrosa alle spalle fatta di matrimoni andati male, figli…” – Disse malinconicamente come se volesse farmi capire l’argomento prima che si esprimesse del tutto.
“E non puoi permetterti un’altra storia. E’ così?”
Alzò gli occhi al cielo e sospirò, mi bastò quello, aveva già detto abbastanza ed io non volevo sapere altro per non stare male.
“Alex, i giornali parlano di noi e sai quanto possano farci male. Però io voglio te e non mi interessa quello che pensano gli altri, sono io che comando e sono io che devo essere felice.”
“Tu vuoi essere felice con me?” – Riprese.
Non sapevo di preciso cosa mi stesse chiedendo, ma qualsiasi cosa fosse l’avrei accettata perché io volevo lui, soltanto lui.
“Non voglio rovinarti la carriera.” – Mormorai scuotendo il capo.
“Non me la rovini, piccola. Tu sei la mia ispirazione, è grazie a te se ho composto ‘Invincible’, tu mi hai reso felice in passato e continui a farlo.”
Perché non riuscivo a fare a meno di pensare e si riflettere sul passato che si era schiantato su di noi?
Perché non riuscivo a metterci una pietra sopra?
Mi risultava così difficile ed io non conoscevo neanche il motivo della fine del nostro matrimonio, non del tutto.
“Michael, perché quel giorno ad Amsterdam non mi hai fermata? Perché mi hai lasciata andare?”
“Non lo so. Avevo paura, tanta paura.” – Sussurrò cominciando ad accarezzarmi la schiena con movimenti così leggeri da mandarmi in estasi.
“La mia vita era già rovinata, ma non potevo permettere alle persone lì fuori di rovinare la tua. Eri così giovane, non sapevi quello che c’era e ho sempre avuto paura che qualcuno potesse farti del male. Dopo l’incidente… non riuscivo più a vedermi come quello di prima, mi sentivo terribilmente in colpa per quello che ti era successo e per la vita che non potevo darti.”
Stava piangendo, singhiozzava come un bambino ed io non riuscivo a vedere quello spettacolo, mi faceva malissimo.
“Tu eri tutto quello che volevo.” – Dissi.
“Durante tutto questo tempo io non ho mai smesso di amarti e di pensare a te.”
“Michael, ma… Debbie, Lisa e….” – Provai a parlare e a chiedergli spiegazioni, ma poggiò le sue labbra sulle mie e mi zittì rapidamente.
“No, non c’era nessuna, te lo assicuro.”
Lo guardai con gli occhi spalancati, non capivo, non riuscivo a comprendere quell’affermazione, era assurda.
Lui si era sposato e aveva avuto due bambini meravigliosi, non poteva non amare sua moglie.
“Ma tu…” – Ribattei, ma chiuse immediatamente gli occhi e fece un rapido cenno con la testa.
Non voleva che dicessi altro.
“C’eri soltanto tu qui.”
Prese la mia mano e la adagiò sul suo petto all’altezza del cuore, era un gesto bellissimo e istintivo, forse voleva soltanto che non mi facessi problemi e mi godessi il momento.
Riuscivo a sentire il suo battito veloce e ritmato, ma la cosa più bella era che potevo sentire la vera essenza di Michael lì dentro.
La vera essenza dell’uomo che amavo.
 
To be continued…


E' tutto, per adesso.
 

She was a heartbreaker 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora