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Quel giorno, il tempo non era dei migliori. Sfumature grigiastre coloravano il cielo rendendo tutto più triste di quanto già non fosse. Il vento, carico d'umidità e al tempo stesso quasi tagliente, soffiava sull'immensa distesa d'acqua che ospitava le enormi imbarcazioni achee. L'aria era appiccicosa e satura dell'odore del mare, quasi fastidiosa, e scompigliava le lunghe chiome e barbe scure degli uomini accampati lungo le coste di Troia.

L'atmosfera era pesante, e molti erano i guerrieri che cercavano di intrattenersi in quelle ore pur di allontanare l'ansia che scorreva in loro. Dieci lunghi anni erano trascorsi dall'inizio della guerra, e con loro, erano andate perse numerose vite achee... ma nonostante questo, loro erano ancora lì, cercando di metter da parte la rivalità per rimanere uniti e uscirne vittoriosi.

Una figura solitaria aveva deciso di prendere le distanze dal resto dei guerrieri, lasciandoli alle loro cose, per seguire in lontananza con i suoi stessi occhi quello che stava accadendo nei pressi delle mura della città. Era seduto, con le ginocchia al petto e lo sguardo attento. Naturalmente non era a lui possibile distinguere ogni singola figura scesa in campo, dato che la distanza che li separava era di chilometri, e per questo anch'egli si ritrovò a provare un senso di costante ansia... o meglio, perché il suo uomo, Patroclo, si trovava lì.

Achille aveva deciso di non combattere, e fu una decisione talmente solida la sua, che neppure il dolce compagno d'armi era riuscito a cambiare. E ora, proprio a causa della sua testardaggine, Patroclo si ritrovava a combattere contro i feroci troiani al suo posto e con indosso la sua armatura.

Tuttavia, quella che Achille, il fantomatico aristos achaion, prese, fu una decisione di cui presto si sarebbe pentito.

Continuò ad osservare con sguardo freddo e affilato gli eventi che si susseguivano in lontananza senza batter ciglio, completamente assorto nei suoi pensieri. Era preoccupato per Patroclo, essendo un ragazzo che, nonostante si fosse fatto forte nel tempo, non era mai sceso in campo a combattere. Nascose il viso tra le ginocchia lasciando scoperti solo gli occhi.

Il cielo era divenuto lentamente più scuro e il vento più forte, e in Achille pian piano iniziò a crescere un senso di angoscia nell'animo e nel cuore a cui non riusciva però a dare spiegazione. Una sorta di stretta allo stomaco che partiva dal ventre e risaliva fino alla gola, serrandola. Decise di non darci peso, si stava suggestionando troppo. Infondo aveva ordinato a Patroclo di non combattere, ed egli non gli avrebbe mai disobbedito.

Fece un bel respiro per calmarsi, tornando a osservare il campo di battaglia: vinceremo, pensò. Chiuse poi gli occhi, privando così la natura di quel suo azzurro brillante e cristallino in cui ci si poteva specchiare, assopendosi.

ρнιℓтαтσѕ || 𝓹𝓪𝓽𝓻𝓸𝓬𝓱𝓲𝓵𝓵𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora