Capitolo II

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Erano passati pochi giorni dalla sua conversazione con Touya e nessuno aveva più tirato fuori il discorso del ballo.

Shouto si sentiva sereno, al limite del possibile ovviamente, mentre passeggiava lungo il corridoio che conduceva all'aula di pozioni ed al posto dove avrebbe dovuto incontrare i suoi amici per recarvisi insieme. Stava bene, ma la scuola portava stress e suo padre continuava a incaricargli compiti aggiuntivi che "lo avrebbero preparato alla sua futura vita da auror". Certo lui avrebbe mille volte preferito fare il professore in quella scuola che era stata casa sua più di qualsiasi altro luogo invece che seguire le orme del padre, ma svolgeva diligentemente ogni cosa in ogni caso. Probabilmente più per timore di una sgridata che per altro.

Le urla lo terrorizzavano.
Probabilmente perché aveva passato la sua vita a sentirle ovunque.

Sua madre ed Enji, quando ancora vivevano assieme, litigavano sempre, in ogni momento della giornata e su qualsiasi tipo d'argomento. Urla riepivano la casa ventiquattro ore su ventiquattro. Certo, questo fino a quando lei non aveva avuto un esaurimento nervoso che l'aveva portata a sfogare tutto il suo malessere su Shouto, allora di soli quattro anni, lanciandogli addosso il bollitore che aveva usato per prepararsi it thé.

Poi, quando la madre era stata spostata in un ospedale per la sua salute ed il suo benessere psicofisico, Touya ed Enji avevano iniziato a discutere su ogni piccola cosa. Ovviamente il maggiore dei fratelli non aveva accettato il trasferimento della madre e non approvava il comportamento del padre, quindi si ritrovava a scontrarsi sempre con lui. Poi a quel clima s'era aggiunto anche Natsuo, schieratosi con il fratello contro il padre, ed infine c'era stata anche Fuyumi, che urlava esasperata ai suoi fratelli e desiderava solo una famiglia normale che potesse andare d'accordo. Risultato? Anche i tre figli litigavano, questo perché sognare una famiglia normale era ovviamente inammissibile se si trattava di loro.

Ma lui dov'era? Beh, in casa Todoroki c'era un gran baccano tutto il giorno, tutte le settimane, ma tra le mura della loro ampia residenza non c'erano solo persone che parlavano a voce alta.

C'era anche Shouto.
Troppo piccolo per capire, troppo insicuro per dire la sua.
C'era anche Shouto, che piangeva in silenzio, in un angolo lontano e ben nascosto. Piangeva con le piccole mani tremanti sopra le sue orecchie ed il labbro inferiore stretto tra i denti, per impedirsi di fare troppo rumore ed ottenere l'ennesimo rimprovero anche per quello.

Così era nata la sua paura per le urla, sentendole ogni giorno tutto il giorno, e mai era riuscita a togliersela.
Se qualcuno gli urlava contro in maniera arrabbiata le sue mani iniziavano a tremare e da li tutto andava a rotoli. I suoi famigliari se ne accorsero dopo anni, ma quando lo fecero almeno i suoi fratelli smisero di urlare e iniziarono a dibattere in maniera civile, per quanto possibile, rimandando le urla a quando lui sarebbe stato via.

Certo, i suoi fratelli, ma non il padre che aveva per migliori amiche le urla.
Quell'uomo urlava in un modo così spaventoso che era in grado di far sentire le proprie ossa tremare a Shouto, che quindi era diventato sempre più attento a non contraddirlo.
Non contraddirlo voleva dire non farlo arrabbiare.
Non farlo arrabbiare corrispondeva all'evitare le urla ed, anche se non sempre possibile assecondare quell'uomo, lui tentava con tutto sé stesso.

I suoi migliori amici conoscevano quel terrore e mai avevano mancato di proteggerlo, ogni volta che qualcuno gli urlava contro per qualsiasi motivo. Che fosse adulto o alunno, se qualcuno alzava la voce con lui gli altri due lo fermavano immediatamente, arrestando il suo tremore automatico. Era loro davvero grato per questo.

Alzando lo sguardo dai suoi piedi che muovevano continui passi avanti si rese conto d'essersi perso nei suoi pensieri per una quantità considerevole di tempo, perché era quasi giunto al solito punto di ritrovo. Notò però al fondo corridoio una particolare tonalità di bianco e, riconoscendo Natsuo in mezzo alla folla di studenti, alzò la mano per salutarlo tranquillamente. Il fratello però non sembrava averlo notato poiché mantenne lo sguardo su un libro che stava reggendo tra le mani. Probabilmente aveva un test o qualcosa di simile, perché solitamente lo travolgeva con la sua luminosa presenza non appena lo avvistava da lontano. Si spostò leggermente per farsi riconoscere dall'altro, ma nel farlo urtò una persona e la fece accidentalmente cadere.

• Chi porti al ballo? • [TodoBakuDeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora