Capitolo V

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Shouto non se l'aspettava, davvero, non aveva mai immaginato potesse accadere una cosa del genere.

Eppure quando aveva messo piede nella sala comune di grifondoro sotto richiesta dei suoi migliori amici, aveva subito notato che tirava un'aria strana: la stanza era deserta, fatta eccezione per Katsuki ed Izuku seduti su una delle soffici poltrone, e silenziosa. Una mano del biondo posta lungo lo schienale, dietro le spalle del verde che vi si appoggiava comodamente.

I due sembravano calmi, tranquilli, per questo non aveva fatto caso al silenzio particolare presente tra loro, ma ugualmente i loro sguardi seri gli facevano intuire che c'era... qualcosa. La paura gli attanagliò lo stomaco, ma si sforzò comunque d'essere impassibile come sempre.

"Hey, scusate il ritardo"
"Ciao bastardo"
"Hey, Shou"

Certo, cercò di mantenersi tranquillo, ma ciò non impedì alla sua mente di formare teorie di ogni genere mentre prendeva posto su di un divanetto proprio di fronte ai due. Erano ad un metro di distanza e poteva sentirli respirare, cosa che in qualche modo gli mise ancora più ansia.

E se hanno scoperto quello che provo?
Smetteranno di essere miei amici?
La paura si trasformò in terrore e dovette nascondere le mani nelle tasche della toga per non far notare che tremavano leggermente. Respirò profondamente e schiarì i pensieri, poteva almeno lasciarli parlare prima di agitarsi senza una ragione concreta.

"Ragazzi, tutto bene? Perché questa chiamata improvvisa? Non avevate l'allenamento a quest'ora?" ed era vero, avrebbero dovuto allenarsi, ma Izuku scosse la testa e gli sorrise dolcemente.

"Non preoccuparti, hanno posticipato l'allenamento" iniziò, poi non sembrò essere certo di come avrebbe dovuto continuare, quindi ci pensò Katsuki. Le sue parole aumentarono la sua preoccupazione, ma non lo diede a vedere

"Allora Halfie, abbiamo capito una cosa..." il sangue gli si gelò nelle vene quando sentì quella frase, specialmente perché non l'aveva detto con il suo solito tono scocciato e tendenzialmente ironico, ma con uno mortalmente serio. Un modo di parlare che utilizzava solamente nel momento in cui qualcosa era estremamente delicato.
Lo avevano capito sul serio, quindi? Si sentì invadere da un'ondata di panico e sussultò sul cuscino dov'era seduto.

"Shouto, noi non..." ed a quelle parole si sentì morire.

Ora sarebbe arrivato il rifiuto, avrebbero messo fine alla loro amicizia solo perché lui era stato così stupido da rendere ovvi i suoi sentimenti. Dio, si odiava ed aveva voglia di sbattere la testa contro il muro più e più volte.

Probabilmente li aveva delusi o addirittura disgustati: come poteva provare sentimenti eguali per due persone che stavano già insieme?
Li avrebbe persi ed era tutta colpa sua, si sarebbe di nuovo trovato solo e la colpa era solamente sua.
La gola gli si strinse e le lacrime gli s'accumularono negli occhi al pensiero di perdere i suoi unici due migliori amici, quindi non poté far a meno di cercare di scusarsi, di spiegare che avrebbe potuto cancellare tutto se avessero accettato di continuare ad essere suoi amici.

S'alzò di scatto e fiumi di parole uscirono dalle sue labbra. Non credeva d'aver mai parlato così tanto in realtà, ma ciò non gli impedì di farlo in quel momento.

"M-mi spiace- Per favore, perdonatemi! Giuro che posso sistemare tutto" gli altri lo guardarono sconvolti e sorpresi, ma lui era troppo perso nel suo sproloquio per badare davvero alle loro reazioni. Contando poi che i suoi occhi erano ricolmi di lacrime salate, non avrebbe potuto badare alle espressioni degli altri due nemmeno volendo.

I fidanzati d'altro canto erano stati presi in contropiede e non riuscirono ad intervenire prontamente, nemmeno quando si inginocchiò ed affondò le mani nel morbido tappeto color mogano. Abbassò lo sguardo e continuò a parlare stringendo le dita.

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