Quand'ero ragazzino – l'altro secolo –
ho imparato a leggere il mio nome
sul marmo di una lapide. Quella del nonno.
Morto che mio padre non aveva diciott'anni!
Quel pomeriggio di un luglio in bianco e nero,
un parente notaio – chiamandolo a sé
nel bar dietro casa – gli disse: «Giovane,
questa provincia dolce (e senza scampo)
oggi ti ha fatto uomo, prima di crescere...».
E con gli occhi rotolati sul panno del biliardo,
mio padre apprese la notizia!
Lo stesso sguardo liquido del nonno,
quando parlò Badoglio – dai microfoni vintage
dell'Eiar – e nel cielo di Dibra (Albania),
l'8 settembre del'43, si levarono
colpi e canti dei commilitoni in festa!
Non si facevano videochiamate all'epoca.
Non c'era Google Maps (o Gps)
per calcolare in fretta il percorso più rapido,
e correre a Durazzo. Soltanto partigiani
(come Hobbit di montagna) e tedeschi nascosti
nel quiz a premi delle direzioni,
dancing in the war... Così, mille miglia
ad ovest, il cugino veniva internato
e da Roma spedito in tradotta a Berlino.
Come scese alla stazione, uno stormo
di Avro 683 Lancaster sputò dal cielo
frammenti di Apocalisse. Tra gambe
in cerca delle braccia, e sangue caldo
sopra binari morti, il cugino fece salva la pelle
restando immobile, finché un tramonto pulp
non chiuse la saracinesca su quel giorno.
Nello stesso istante, tremila miglia ad Est,
Gengis Khan cavalcava un enorme drago
sputa-fuoco... «Finalmente, un po' di caldo!»
si disse il compaesano, aprendo gli occhi.
Era scampato al bianco infinito della steppa,
alle rive gelate del Don. Era entrato nelle isbe
gridando: «Khleba! Khleba!»,
rubando ai morti stivali e indumenti.
Come corre l'indice sul mappamondo,
così dalla Siberia al Deserto del Gobi,
dalla via del Catai alla strada di casa:
i parenti se lo videro saltar fuori,
che a giugno c'era stato il Referendum!Quando il nonno tornò, una pioggerella
fitta e sottile sembrava aspettarlo;
aveva cicatrici nei pensieri, e le rughe
di chi ha perso tutte quante le guerre.
Si trascinava – portandone il peso –
sulla Via Crucis di un loop temporale,
tra cocci del Ventennio, Neorealismo
e stralci di Commedia all'italiana.
Come fosse sopravvissuto, non amava
parlarne: tirò avanti e fece due figli.
Molti anni dopo quel luglio
in bianco e nero, mentre alla tele
Baudo sventolava dollari di audience
sulla Lotteria Italia, zia raccontò
come il nonno, per poco,
ci lasciava le penne. Dopo l'8. Quando
si consegnò ai tedeschi con l'artiglieria,
ma non volle sfilarsi la cintura.
Nemmeno sotto tiro. Nemmeno fosse stata
l'ultima delle cose non fatte!
«Che stupido fu il nonno!» sentenziò la zia,
stirandosi le braccia nel tepore.
Perché certo, se fosse andata male,
noi non saremmo stati lì a parlarne,
quand'ero ragazzino, l'altro secolo!