1)
La mia penna è l'iPhone
e il mio calamaio
è dove carico la batteria.
Lì, sulla pergamena del display
si fa luminescente il Logos.
Ogni lettera è un impulso:
il tocco impresso
nel calco del vetro.
Ogni parola
porta le mie impronte.2)
Il mio poeta
fruga nella cartella
come un alunno.
Dentro non trova fogli
ma file, digitali quaderni
dell'Io, pagine d'ipertesto
dove si taglia, si copia e s'incolla,
l'ultima che ho vissuto,
la più aggiornata
versione di me.3)
Il nostro addio
è la condivisione. Lei
fugge via,
dalla linea alla Rete.
E io resto qui -
più meschino di prima -
nell'angolo di vita
che mi merito.
Temo l'oblio
della formattazione.