Capitolo 4

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-Piacere Aubree..ci conosciamo?

Non so perché ho risposto a quel messaggio, solitamente non rispondo agli sconosciuti, ma sta sera sono annoiata.

-Io ti conosco, tu no.

-Ci siamo mai visti almeno? Sei strano.

-Ho solo voglia di parlare un p0' con te, Aubree

-Dove abiti?

-Non indagare ragazza, non ho intenzione di dirti chi sono al momento, voglio solo esserti amico

Questi messaggi sono molto strani, ma sono così stanca che decido di non darci peso, sarà uno dei soliti sfigati che girano in rete. Gli darò corda per un po', poi lo bloccherò.

-Come posso essere amica di una persona che non conosco?

-Parlami di te

-Cosa vuoi sapere?

-Amici, famiglia, fidanzato, la tua vita insomma

-Amici mi bastano i miei pochi,fidanzato non mi interessa, della famiglia non parliamone e vita..si va avanti.

Premo "INVIO". Scrivo ancora, sono curiosa.

-Quanti anni hai Kyle?

"sta scrivendo..."

-Qualcuno in più di te

-Come sai quanti anni ho?

-Ne hai 18, lo so, comunque sei molto carina

-Non hai risposto alla domanda

-Aubree ora devo lasciarti, mi ha fatto molto piacere parlare con te. Mi farò sentire. Buonanotte splendore.

Sono perplessa e questa volta non rispondo. Apro la finestra della mia stanza, sono le 23.00, mia madre sta uscendo. Prendo il mio accendino nero e fumo una sigaretta alla finestra leggendo il mio libro preferito: "Il segreto della notte".

Sento la macchina di mia madre partire -Cazzo!- mi sono voltata velocemente e ora vedo il mio pacchetto di sigarette tra l'erba del giardino. Spengo quella che ho in bocca, appoggio il libro sulla coperta e mi dirigo verso il corridoio, fuori dalla mia stanza. Mio padre è in bagno, Daniel è in camera sua con una ragazza: non so chi sia, ma sento odore di marjiuana provenire dalla stanza. Scendo le scale e recupero il mio pacchetto; chinandomi sento un rumore strano, come battiti di martello. Mi volto di scatto - Chi c'è qui?- chiedo alla notte, mentre la mia voce fa eco nella campagna. Qualcuno corre dietro casa, dalla parte del garage. Incuriosita e spaventata seguo il rumore di quei passi veloci e pesanti. Nessuno. Ancor più spaventata, corro verso la porta di casa, ma resto come pietrificata da ciò che mi trovo appeso davanti agli occhi.

Sul legno della porta, un chiodo, tiene appesa una busta bianca un pò stropicciata; quando sono uscita in giardino non c'era, sono sicura. La stacco dall'uscio, salgo le scale e mi rifugio nel mio nascondiglio: la mia camera.



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