Capitolo 3🎃 - La capanna calda

514 41 1
                                    

La prima cosa che Katsuki aveva sentito prima di aprire gli occhi era il suono del crepitio. Faceva caldo, ovunque fosse. Sembrava che fosse seduto su un pavimento di legno duro. D-dove diavolo sono? Lentamente, aveva aperto gli occhi e si era preso del tempo per adattarsi alla stanza buia. Una volta ripresa conoscenza, si guardò intorno nell'accogliente soggiorno dell'abitacolo, il camino che emanava un caldo bagliore nella stanza.

Guardò fuori dalla finestra, anche se all'esterno era buio pesto Katsuki poteva vedere che c'erano alberi tutt'intorno a quel posto. Per quanto ne sapeva, poteva essere immerso in una zona boscosa. Il diciottenne si era alzato in piedi, barcollando un po' nel mentre, e sentendo un tintinnio metallico aveva guardato in basso. La sua caviglia era incatenata, e la catena era attaccata alla parete di legno. Katsuki gemette e si chinò con l'intento di tirarla ma si era mosso a malapena da contro al muro.

«Uugghhh!» Aveva tirato più forte la catena, desiderando in modo disperato di romperla. Tuttavia, si era bloccato quando aveva sentito la porta aprirsi cigolando e dei passi pesanti sul pavimento. Katsuki si era girato, affrontando il suo rapitore mascherato. Poteva sentire le ginocchia che cominciavano a tremare, ma non osò arrendersi e lasciò che si piegassero a terra per la paura. I suoi occhi rosso ciliegia fissarono minacciosi l'assassino. «Perché mi hai incatenato? Perché non mi uccidi e basta?»

L'assassino aveva chiuso la porta a chiave e, invece di andare da Katsuki, lo aveva ignorato e si era diritto all'interno di un'altra stanza, apparentemente era la cucina poiché il ragazzo biondo cenere ha intravisto un frigorifero. «Ehi! Non senti?! Stronzo! Sto parlando con te!» Katsuki era stato ignorato ancora una volta, aveva sentito pentole e padelle scontrarsi nella stanza. Katsuki aveva ringhiato di rabbia ed era tornato al suo iniziale lavoro: cercare di staccare la catena dal muro.

Ugghh! Fanculo! Perché sto ancora provando?! È avvitato saldamente e sembra nuova di zecca.

Katsuki si era appoggiato al muro, osservando ancora una volta ciò che lo circondava. Stranamente, pensò tra sé, questo idiota non mi tiene in una zona scura e sconosciuta senza finestre per dirmi dove sono... ma sono sicuro che siamo davvero nel profondo del bosco. Katsuki si era dato una pacca sulla coscia, inconsciamente, quando si era reso conto che il suo telefono è sparito. «Hey... dove-? Hey stronzo! Dove cazzo è il mio telefono?!» Katsuki aveva afferrato la libreria a cui era accanto e aveva iniziato a prendere i libri, lanciandoli contro la porta, alcuni erano anche riusciti a scivolare in cucina. Aveva atteso, a quel punto, che l'assassino uscisse, come pensava il suo piano aveva funzionato: l'uomo era venuto fuori dalla cucina. Indossava un grembiule nero, sporco, sopra i vestiti macchiati di sangue e aveva ancora quella dannata maschera! Katsuki si acciglia, «Dove cazzo è il mio telefono, coglione?»

L'assassino aveva distolto lo sguardo.

«Ti ho fatto una domanda.«

Mentre Katsuki aspettava una risposta, l'assassino si era ritirato in cucina e non ne era più uscito

Co-Cosa? CHE CAZZO?!

🎃

Qualcuno gli aveva dato un colpetto sulla spalla, poi un altro, e un altro, fino a quando Katsuki non aveva brontolato irritato e aveva aperto lentamente gli occhi. Aveva guardato l'assassino in piedi sopra di lui, che aveva una ciotola color crema in mano. Katsuki si era seduto lentamente, senza mai staccare gli occhi dall'assassino. Da quanto tempo dormo? Mi ha guardato? «Cosa? Stai cercando di drogarmi?» L'assassino aveva scosso la testa, la maschera lo aiutava molto con il suo sincero atto di gentilezza.

«Perché dovrei crederti?», aveva chiesto Katsuki.

«...C-."

Katsuki si era avvicinato, «Cosa?»

«C-c... Cibo, p-per te.» Katsuki era stato sorpreso dalla voce profonda che arrivava da dietro il sorriso malizioso della maschera. Anche il killer balbettava, forse perché non era molto abituato ad altre interazioni umane. Katsuki poteva vedere che la sua mano cominciava a tremare visibilmente, sì, sicuramente stava avendo un attacco d'ansia. «Davvero non son-.» Il suo stomaco aveva brontolato rumorosamente, tradendolo senza fare domande. Lo stufato aveva un odore estremamente buono e Katsuki non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva mangiato prima di essere rapito.

Si era alzato lentamente per non spaventare l'uomo ed aveva preso la ciotola. Era calda, e sembrava che più si avvicinava per portarsela al naso, più odorasse. «Uhm-grazie.»

L'assassino aveva annuito e si era avvicinato al camino, lanciando dentro di esso dei ceppi per alimentare le fiamme. Katsuki mormorò tra sé per il calore che stava provando, poi aveva guardato la ciotola che aveva in mano ed aveva giocato con il cucchiaio. Lo aveva sollevato: della carne, pezzo una patata e alcune verdure si mostravano sulla conca del cucchiaio. Katsuki aveva fatto un respiro profondo e aveva portato la posata alla bocca, ingoiando il cibo e rimettendo il cucchiaio nella ciotola. «Non è..non male», aveva borbottato, «Avrebbe potuto usare un po' più di condimento però. Forse qualcosa di piccante. Ma non è male.» Katsuki non si era reso conto che l'assassino lo aveva sentito. Con la maschera che portava sul volto Katsuki sicuramente non era stato in grado di vedere il sorriso che era comparso sul suo viso.

The Murderer Of All Hallows' Eve - DekubakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora