Capitolo 3.

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24 maggio 1920

Firenze

Osservavo il corpo della persona da cui mi ero nutrita. Ormai era senza vita,aveva solo due forellini precisi sul collo insieme a del sangue secco. Avevo paura di me stessa,cosa ero diventata. Una parte di me voleva urlare per la disperazione del mostro che c'era in me,l'altra voleva accogliere il potere,voleva cambiare e diventare qualcosa di cui avevo sempre avuto paura. Scossi la testa quasi per dirgli "NO". Guardandomi intorno,incontrai i miei occhi in una pozza d'acqua sporca. Mi specchia lì dentro,vedevo solo un immagine confusa,sbiadita come i miei pensieri adesso. Anche se lottavo per rimanere attaccata almeno da un filo sottile alla mia parte umana,sapevo che prima o poi sarei crollata. Ogni secondo che passava,mentre tenevo lo sguardo fisso su quell'acqua,altri pensieri si facevano spazio nella mia testa. Tutto quello veniva fuori da una vocina che mi martellava,"lasciati andare,non preoccupati,accogli il Potere". Potere. Quelli che tutti desideravano io l'aveva a portata di mano e potevo fare di tutto,avevo spezzato la vita di un uomo,prendermi quella di un altro non sarebbe stato difficile.

Mi stavo convincendo sempre di più che quelle parole,quei pensieri,fossero veri,dovevo solo abbandonarmi a quella voce,sarebbe stato più facile.

Lo feci.

Non ero più la Veronica diciannovenne,troppo buona,ormai ero diventata un'altra,una diciannovenne per sempre e potevo decidere in qualsiasi momento cosa essere. Un piccolo sorriso mi spuntò in faccia,finché non scoppia in una risata.

Ero pazza.
Folle.
Mi piaceva.

La mia risata si perse per il lungo vicolo. Era buio,la luna era già spuntata e potevo stare tranquilla che almeno per adesso non mi sarei ridotta in cenere o altro,era quello che avevo sentito nei racconti di paura e nelle leggende. Uscì dal vicolo barcollando come ubriaca da quel sangue,che aveva sapore di whisky e fumo. Mi guardai intorno,riuscivo a sentire ogni minimo rumore. Il vento leggero che mi scompigliava i capelli castano scuro,piccoli insetti che si insinuavano nelle crepe delle abitazioni,uccelli notturni che "rallegravano" la notte. Sentì camminare,quasi correre,qualcuno verso di me,sperai in una facile preda è già mi leccavo le labbra.

<<Veronica>> una figura di fece spazio davanti a me. Vestito con abiti stracciati come i miei,i capelli biondo cenere scompigliati che la luna illuminava e due occhi i azzurri erano spalancati.
Matteo.

<<Allora sei viva>> con un piccolo scatto si avvicinò a me,mente una mano si allungava verso il mio viso,e i suoi occhi erano colmi di gioia.

<<Dovevo esserti vicino>> lui? Avevo ricordi ancora confusi di ciò che era successo prima della mia trasformazione.

<<Cosa stai dicendo>> l'unica frase che riuscì a pronunciare con voce fredda e distaccata.

<<L'istinto è salito quando non doveva>> mi dava piccole carezze guardandomi negli occhi,ma io non riuscivo a lasciarmi andare.

<<Sei stata la persona sbagliata nel momento sbagliato>> cercò di avvicinarmi di più a lui,mente una sua mano si intrecciava con i miei capelli.

<<No!>> urlai quelle parole,e lo buttai quasi a terra con la forza che avevo acquistato,ma non riuscendoci doveva essere molto più forte di me.

<<Dovevo salvarti in qualche modo>>

<<Non pensare che si possa risolvere tutto con una scusa,e poi salvarmi da cosa?>> si bloccò di colpo e il suo sguardo si fece cupo.

<<Da me stesso>> mi guardava fisso negli occhi,e anche se era buio riuscivo a vedere i suoi occhi azzurri.

<<Cosa?>>

<<Avevo fame Veronica,erano settimane che non mi nutrivo con sangue umano. Come ti ho detto sei stata...>> lo bloccai con le mie parole.

<<Una vittima come le altre,no la persona sbagliata nel momento sbagliato. Come hai potuto fare del male alla persona che dicevi di amare>> le lacrime minacciavano di uscire.

<<Ma io ti amo Veronica,ti amo,per questo non potevo lasciarti morire>> lui già piangeva,con il labbro inferiore che tremava e le parole che facevano fatica a uscire. Una piccola risata amare mi uscì dalla bocca.

<<Ma mi hai rovinata,mi hai distrutto la vita>> urlavo mentre le lacrime uscivano a fiumi.

<<Non potrai mai perdonarmi vero?>>

Cosa risponderli. Non sapevo se scappare,continuare a piangere o fargli del male,ma una cosa la sapevo. La Veronica buona non esisteva più,quella persona era morta come avevo assaggiato la prima goccia di sangue.

Cosa dirgli.

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