O2

306 58 36
                                    


« Allora, alla nostra vittoria! » esultò Andreiko alzando il bicchiere di birra, piena, in mano. Gli altri ragazzi, seduti al tavolo di legno, fecero lo stesso, lasciandosi scappare alcune lievi grida alle labbra.

Erano dentro a un locale di modeste dimensioni, caratterizzato da un clima pressoché familiare e caloroso. Forse dovuto alla gentile anziana, la quale si supponeva essere la titolare oltre che una cuoca. E forse dovuto anche all'atmosfera di gioia che il ristorantino era in grado di emanare. Le luci giallastre, di fatto, ne conferivano un'aria senz'altro più calda.

« Speriamo di vincere contro Yussef. » aggiunse uno dei difensori: il giovane mongolo Ganbold, applaudendo fortemente. « Ma non è un amico stretto di Dziuba, eh. » parlò il biondino coreano.

Il nominato, intento a scolarsi la birra, alzò le sopracciglia in su, segno che quanto detto dal compagno non fosse veritiero. Insomma la parola  "amico" era eccessiva per definire il loro inusuale rapporto. Non erano esattamente amici, ma non erano neppure sconosciuti. Conoscenti, era più che giusta come parola da utilizzare.
« Non dimenticherò mai la partita contro di lui, è stato letteralmente uno dei momenti più umilianti della mia vita. » precisò l'ucraino, Dziuba.

« Fortunato Jisung che non c'era, Omar avrebbe quasi rischiato di esplodere dalla vergogna ma soprattutto, rabbia. » commentò l'attaccante Lee portando le iridi opache sul volto del bruno.

« Posso solo immaginare. » borbottò quest'ultimo riprendendo a consumare, frenetico, la gustosa borsch.

« Ma vi ricordate ancora di quella volta in cui andammo a Kiev per la partita contro la squadra russa? » disse l'albanese, Hoxha, « è stato uno di quei pochi giorni indimenticabili. »

« Cazzo, sì. » il capitano batté un leggero pugno sul tavolo ricoperto dal morbido tessuto, finendo di bere tempestivamente la birra; una partita così vivace, giocata bene dalla squadra gialla sarebbe stata difficilmente scordata dai giovani calciatori.
« Triste che non ci sia il coach Kovalenko con noi, è grazie ai suoi inflessibili allenamenti se siamo arrivati a questo punto. » parlò uno dei giocatori solitamente silenziosi: Ivanov, l'unico russo della simpatica combriccola.

Silenzioso. E non era l'unico stasera.

Hyunjin sembrava perplesso, o meglio, sembrava proprio vivere fra le nuvole a pensare a chissà quale cosa. Impegnato nel ricordarsi quanto fosse risultato scarso oggi. Impegnato nello sminuirsi per come avesse giocato in campo. Persino l'allenatore Kovalenko lo avrà notato. Era talmente deluso; arrabbiato con sé stesso, non solo per stasera, ma anche per i giorni precedenti, che l'unica cosa voluta da lui al momento, era semplicemente fuggire via e rintanarsi nelle ombre della sua minuta camera da letto.
« Vado a fumare qui fuori. » il corvino salutò, con un forzato sorriso, i compagni prima di uscire dal locale.

« Lo vedo proprio giù... » commentò Andreiko leggermente preoccupato per il difensore.

Ma nel frattempo che i giovanotti riprendevano a festeggiare entusiasti, Hyunjin, sull'orlo di una via fantasma, venne abbracciato dal sospirare gelido di un vento autunnale. Istintivamente infilò le mani dentro alla tasca dei jeans larghi, da dove, in seguito, tirò fuori un accendino.
Non teneva alcuna sigaretta con sé poiché non fosse consentito dal coach, il quale, severamente si raccomandava di evitare azioni che potessero in qualche modo danneggiare la loro salute.

Il corvino era frustrato, era agitato, era triste.
Non sopportava questi contrastanti sentimenti, ma in fondo sapeva benissimo che l'indomani mattina sarebbero scomparsi, lasciandolo dunque nella sua quotidiana quiete. Aveva solo bisogno di dormirci su la notte.
« Ehi, hai una sigaretta? » chiese con tono piatto a uno dei cinque ragazzacci di fronte alla cabina telefonica.

L'ucraino, supponeva, annuì, porgendogli una.
Il giocatore lo ringraziò, per poi fare ritorno nella via fantasma laddove un odore di panni freschi invase le sue narici. Alzò lo sguardo sul modesto edificio davanti a sé, e là dunque, la figura di una ragazza che stendeva gli abiti sul filo del balcone catturò immediatamente i suoi occhi spenti. Era mora, i suoi capelli nerastri erano bagnati, segno che probabilmente aveva appena finito di farsi una doccia.

Le loro iridi finirono col incrociarsi durante quella notte asciutta, e lei, che tanto timida pareva, mostrò un lieve sorriso per poi scomparire assieme al vento che muoveva bruscamente le cartacce dei panini giacenti sull'asfalto rovinato. « Ah, stai fumando? » interruppe Felix, raggiungendolo.

Il corvino non fiatò, anzi lasciò la punta bianca della sigaretta, farsi spazio all'interno della sua bocca. « Non dovresti... » mormorò, poggiando la schiena contro il muretto, « Al momento sono troppo stressato quindi me lo concederò. » ribatté.

« Sai qual è la miglior soluzione nei momenti del genere? » chiese portando gli occhi color miele sul cielo nuvoloso, probabilmente in procinto di rompersi in una intensa pioggia, « No, illuminami. »

« Scopare. Una sana scopata è di quanto hai bisogno in tale situazione. » disse il biondo le cui iridi opache posarono direttamente sul volto, sebbene scarsamente illuminato dalla fioca luce del lampione sulla strada, del corvino accanto a sé.
« Dovresti trascorrere una intera notte di puro piacere e dimenticare il resto. Ti sentirai come rinato, è almeno quello di cui avrei bisogno io » l'ultima parte fu quasi non udibile, in quanto lo avesse sussurrato abbassando nettamente il tono della voce.

« Mi stai invitando a fare sesso con te, oppure stai semplicemente consigliando di scoparmi la prima tipa che me la dà? » domandò indispettito.

Un sorriso bastardo prese posto sulle labbra di un rosa tenue di Felix. Dalla cui bocca, in seguito, uscì una fragorosa risa. « Ovviamente una tipa. »

« Non credo me la darebbe. » rispose, buttando il fumo grigiastro fuori dalla narici, « Credo di sì invece, io, se fossi una ragazza te la darei subito. Insomma guardati, sei attraente, sei sexy... » lo complimentò ingenuo, il compagno di squadra.

« Accidenti Lee, non credevo avessi una cotta per me » lo prese in giro ridendo, « se vuoi fare sesso, basta dirlo. »

Felix ammiccò un ghigno, per poi poggiare i piedi davanti alla figura del corvino.
Guardandolo intensamente per qualche secondo. Dopodiché sbatté, con fermezza, la mano contro il muro rossastro, andando a fermarla vicino al volto divertito di Hyunjin. « Hwang, hai ragione mi piaci davvero tanto, e ora baciami. » disse con tono teatrale, chiudendo gli occhi e allungando la bocca verso l'altro ragazzo.
Il quale, con un sorrisetto dipinto sulle labbra, finì col poggiare una mano sulla fronte del biondo, e dunque, spingerlo subito via.

« Sei disgustoso. » commentò roteando gli occhi, e abbandonandolo in quella strada piuttosto buia.

« E mi rifiuti così, Hwang? » raggiunse il corvino velocemente, portando un braccio sulla spalla di quest'ultimo, « Sì, sei brutto ai miei occhi. »

Felix finse una faccia offesa, ma almeno in quella algida notte autunnale, il difensore della squadra gialla, aveva sorriso.













© lil_taj0

ansia. non riesco più a dormire che
penso sempre alla partita tra Italia e
Inghilterra - _ -

cosa ne pensate? vi sta piacendo?

ammetto che sto capitolo non è
granché anche perché l'ho scritto alle
3 di notte mentre ascoltavo lil uzi
LMFAO

CALCIO DA BATTICUORE, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora