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«Fanculo.»

«Come Lee?!» lo riprese Kovalenko.
Per un pelo aveva scampato un bel ceffone sulla guancia sinistra da parte del vecchio.
Ovviamente, era un ceffone amichevole.
Il frutto di una sana e matura relazione tra coach e giocatore.

«Scusi, non era riferito a lei» il biondo si giustificò non riuscendo più a smettere di sospirare.
Sarà stata la quattordicesima o la quindicesima volta in quel sabato mattina. Correva e sospriava, sospirava e correva.
Ecco cosa faceva.

«Ti vedo parecchio distratto, non va bene e lo sai. Cosa ti sta succedendo?»

Considerando, che avevano sudato sette camice per arrivare fino ai quarti di finale, doveva esserci maggiore impegno, maggiore volontà e migliore prestazione da parte loro. E non solo, anche da parte del coach.

«Niente di che, ho solo un po' di problemi a casa.» rispose generalizzando, «In ogni caso, non accadrà più. Torno a fare stretching con i miei compagni.»

«Aspetta.»
Felix si fermò voltandosi un attimo verso la figura dell'allenatore.
«Se è difficile da sopportare, puoi parlarne con me. La mia priorità è sia la salute fisica che quella mentale dei miei giocatori.»

Il biondo fece un cenno col capo. «Non si deve preoccupare sono più forte di quanto crede. Cercherò di risolverlo al più presto.»
Sforzò un sorriso.
Giusto per rassicurarlo perché in quel momento era tutto fuorché forte.

Con la mente offuscata e colma di domande, come "ora come pagheremo l'affitto", fece ritorno in campo dai suoi compagni di squadra.
I quali, come consuetudine, erano impegnati nello svolgere esercizi di stretching ai polpacci, ai quadricipiti, ai bicipiti femorali e alla schiena.

«Che t'ha detto il coach?» chiese Andreiko un poco in pensiero per l'attaccante. Aveva notato anche lui la precaria attenzione da parte del biondo.
Anzi probabilmente l'aveva notato anche il resto della squadra. Il che causava la decocentrazione da parte di tutti.
«Nulla di che, mi ha visto distratto e mi ha richiamato.»

«In genere sei sempre quello più allegro, oggi ti vedo giù di morale» aggiunse Omar alzandosi in piedi.

«Sei stato mollato dalla ragazza?» Ji Sung lo prese in giro facendo ridacchiare sia Dziuba che Sasko, i quali erano accanto a lui.

«Risparmiatela, non sono dell'umore» li zittì forse un pochetto innervosito.
Aveva ben maggiori preoccupazioni rispetto all'essere semplicemente mollato dalla ragazza, che tra l'altro, non aveva nemmeno.
E piuttosto che scambiare inutili parole con i ragazzi avrebbe di gran lunga preferito terminare l'allenamento e vagare in solitudine per le vie affollate del centro. A casa, decisamente, non avrebbe voluto fare ritorno se c'era suo padre ad attenderlo in salotto.

Quelle parole di ieri lo avevano fatto sentire una merda.
Una merda di figlio.
Perché l'uomo non gli avesse mai detto di avere problemi a pagare l'affitto del negozio?
Perché non voleva essergli d'intralcio al suo sogno di diventare un grande calciatore. Al suo sogno di poter, un giorno, giocare insieme o contro i grandi calciatori come Kylian Mbappé.

Era un ventenne; un giovane adulto ormai, eppure il padre lo trattava ancora come se fosse rimasto lo stupido, ottuso e incapace bambino di tredici anni. Incapace di pensare ad altro se non al proprio sogno.
Non è un tuo problema!
Ovvio che era un suo problema. Lo era e come. Anche il ragazzo avrebbe voluto contribuire economicamente alla famiglia.
Ci teneva alla sorellina.
Ci teneva al padre.
Era un suo dovere in quanto figlio e fratello maggiore.

«Tutto bene Felix? Stai sbattendo la testa contro l'armadietto da un po' di minuti. Mica vuoi trovarti un bernoccolo su quella fronte enorme?» Hyun Jin ridacchiò accomodandosi sulla panchina vicino al suo amico.

Era appena uscito da una delle docce dello spogliatoio. Ogni volta che ne aveva l'opportunità si lavava qui dopo gli allenamenti.
Di modo tale che la bolletta dell'acqua di casa non venisse chissà quanto alta.
Meglio risparmiare.
«Mh mh» mormorò Felix.

«Se stai bene, allora me ne vado pure via.»
Il difensore prese i suoi indumenti, lavati di recente, dallo zaino per poi iniziare a metterseli addosso a partire dai pantaloni della tuta.

«Aspettami, andiamo insieme.»

Così fu.
Felix e Hyun Jin uscirono dall'edificio.
Essendo mezzogiorno inoltrato, il sole batteva i suoi roventi raggi sulla città sebbene ogni tanto venisse coperto da qualche nuvola bianca di passaggio.
Il suo calore li gratificava considerando che stava per arrivare inverno. E l'inverno a Charkiv non era uno scherzo.
La temperatura scendeva drasticamente.
Si gelava, detto brevemente.

Seguirono una via qualsiasi che li avrebbe condotti direttamente al centro. L'attaccante sul marciapiede e il difensore sulla strada.

Entrambi fissarono, in silenzio, persone passarli accanto. D'un tratto, però, gli occhi disattenti di Felix furono catturati da un alimentare. Augh, ci risiamo.
E sospirò.
«Sai, ieri ho litigato pesantemente con mio padre. Ha detto che ha perso il negozio e credo di essermela presa un po' troppo con lui.»

«E non hai intenzione di chiedergli scusa?»

«Sì» disse.
Era ovvio quello.

«Sì... però?»

«Devo trovare un lavoro part-time il prima possibile. Qualcosa che non si contrapponga agli allenamenti e mi permetta di aiutarlo con le spese.»

Hyun Jin lo capiva benissimo.
Per lui non era facile dato che abitava in un bilocale di una palazzina in un quartiere frequentato tutto solo. Sì, andava avanti con i risparmi e con il lavoro ma doveva sempre fare attenzione a non spendere un centesimo di più.
Doveva sempre calcolare affinché non sforasse il budget.
Una parte del suo guadagno lo mandava a sua madre e sapere che l'avrebbe aiutata lo rendeva felice e fiero. Ne valeva la pena, per lui.
Sebbene fosse dura e sebbene spesse volte non fosse un figlio perfetto.
Ma chi lo è?

«Adesso che ci penso la signora che abita al piano terra del mio palazzo ha un negozio di frutta e verdura. Qualche settimana fa stava cercando qualcuno che la aiutasse.»
«E quanto potrei guadagnare lavorando lì?»

«Non lo so, proverò a chiedere.»

«Ci penseremo più tardi. Adesso andiamo a mangiare qualcosa che sto letteralmente morendo di fame.» disse indicando la paninoteca all'incrocio.
«Non sei riuscito a fare colazione, vero?»
Il biondo annuì.

«Dai su oggi offro io perché mi sembri depresso» propose Hyun Jin.
Poggiò un braccio sulla spalla dell'amico biondo e lo attirò a sé.
Vicino vicino.

«Hai cambiato profumo?» domandò sempre Hyun Jin.
«No perché?»
Il corvino inchinò leggermente la testa per percepire meglio la fragranza che proveniva dall'altro.
«Mi sbagliavo, odori come solito.»

«In che senso?» chiese confuso.

«Odori di te.»

«Ma che cazzo significa, coglione.» spinse via un Hyun Jin che rideva sguaiatamente.

«Dato che paghi tu, prenderò la cosa più costosa lì dentro» gli disse Felix entrando per primo.

«Ti ricordo che sono povero» fece per dire, «Ma per oggi ti accontenterò dai.»
Anche il corvino si fece spazio tra quelle poche persone che stavano comprando da mangiare.

E dalla vetrina di prelibatezze, finì per osservare, compiaciuto, il volto di un Felix che ordinava il pranzo.
«Be' almeno adesso sei tornato a sorridere.»















Author's pov

ain't got nun to say, so enjoy :3

CALCIO DA BATTICUORE, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora