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La partitella era quasi giunta al termine. I ragazzi avevano giocato fra di loro per concludere quello che era lo sfibrante allenamento di oggi.
Essendo l'inizio della settimana, e quindi carichi di energie, il Coach ci era andato giù pesante. Avevamo Andreiko da una parte e Felix dall'altra.
La squadra di quest'ultimo si trovava in svantaggio di due punti.
«Hoxha, vieni accanto a me» gli disse il capitano biondo con le dita che asciugavano via il sudore dalla fronte. Erano un pochetto esausti. E il vento non aiutava con la concentrazione.

Di colpo Kovalenko fischiò.

Fu l'entrata in campo di una donna, a loro ignota, coi tacchi a spillo ad interromperli. Salutò il coach con un enorme sorriso e insieme a lui sembrò allontanarsi un attimo.
«E quella chi sarebbe?» si domandò Ganbold, il difensore mongolo.
«Non saprei, mica sarà la compagna del coach?» parlò il biondo sventolando la mano perché aveva caldo. «Non ricordavo fosse fidanzato» aggiunse Dziuba.

La squadra era curiosa perché si trattava del loro carissimo allenatore.
Il loro Kovalenko.
Ad aggiungersi, i due, a prima vista, erano sembrati intimi. La squadra di Lee si mostrò, in particolar modo, interessata.
Stavano perdendo quindi tanto valeva fare una pausa. Anzi tanto valeva terminarla qui.

«Attenzione!» udirono a un tratto.

Cos'era stato?

«Minchia.»
Fu soltanto quel che poté dire Ivanov osservando, impassibile, la faccia del capitano venire colpito dalla palla per poi perdere l'equilibrio e cadere a terra.

Chi aveva commesso questo gesto così atroce, violento e impetuoso?
Omar Al Mohamed il portiere algerino della squadra capitanata da Andreiko.

Per essere chiari, non lo aveva fatto di proposito. Dato che la partita probabilmente non sarebbe nemmeno stata più conclusa aveva soltanto voluto provare a tirare un calcio.
Non aveva avuto alcuna intenzione di colpire un suo compagno.
«Wallahi, non l'ho fatto di proposito, scusa amico mio.»
Omar corse subito dispiaciuto verso Felix.

«Tranquillo» disse portando la mano su dove era stato colpito.

Pure Hwang Hyun Jin, un difensore della squadra avversaria, giunse sul luogo del delitto. Insomma, aveva sghignazzato per un po' e lo stava facendo tuttora.
«Alzati Lee» gli disse passandosi una mano tra la chioma bagnata dall'eccessiva sudorazione.
Lo osservava lì sdraiato sul prato sintetico come un morto.
Lì per lì ci rise di gusto. Dai sta esagerando, così lui pensava.

Ma Felix continuava a non dare segni di vita. Per questo decise di abbassarsi e tirare qualche leggero schiaffetto sulle guance arrossate dell'amico.
«Felix, sei ancora con noi? Mi senti?» portò l'indice sotto al naso dell'altro per assicurare che stesse ancora respirando. Eh sì, aveva un respiro regolare.
«Lo porto in infermeria» si offrì Omar prendendo il braccio del biondo. Pronto ad aiutarlo.
In fin dei conti era colpa sua per aver tirato quella pallonata.

«Tranquillo, lo porto io» controbatté Hyun Jin facendosi aiutare a mettere l'attaccante sulle spalle.

Kovalenko era ancora nel suo ufficio quindi il corvino avrebbe fatto meglio a sbrigarsi e raggiungere l'infermeria dentro all'edificio senza farsi beccare.
Se lo avesse visto il coach ne avrebbe fatto quasi sicuramente un dramma.
«Spero davvero di non avergli fatto troppo male.»

«Vedrai che quella testa gialla si riprenderà. Al coach diremo soltanto che si è sentito un attimo male.» Andreiko provò a rassicurare il compagno di squadra.

Intanto Hyun Jin era appena entrato dentro all'infermeria sempre rigorosamente pulita e meticolosamente ordinata.
Stese il corpo del biondo su uno dei letti osservando l'infermiera avventarsi verso di loro.
«Cosa gli è successo?»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 19, 2022 ⏰

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