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Il ramyeon bolleva ancora nella piccola pentola color carbone, nel mentre l'uovo sodo veniva sgusciato, e le verdurine fresche prese stamani, tagliate con cura.

« Papà, dovevi vedere che goal. » parlò il figlio addentando della carne appena cotta. Sebbene fosse eccessivamente calda, il biondo lo mise in bocca, masticando con fatica, « Mi sarebbe piaciuto assistere alla partita, ma purtroppo il mio capo non me lo ha permesso. » sospirò l'uomo.

« Fa niente, l'importante è che tu ci sia alla finale, nel caso in cui ci arrivassimo, ovviamente. » ampliò un lieve sorriso, pensando a cosa sarebbe cambiato nella sua vita se avessero vinto. Forse non molto, ma avrebbe tanto voluto assaporare la vittoria.

« Passami le carote. » ordinò il padre.

Il signor Lee possedeva un alimentare dove era solito a vendere prodotti importati sud coreani, oltre a quelli ucraini. Di modeste dimensioni, ma quanto bastava per sfamare la piccola famiglia.
Di sera invece lavorava part time nei pressi di un ristorante nel loro quartiere, andava lì sei volte a settimana. Lo stipendio non era elevato, ma alla fine del giorno riuscivano a tirare avanti con un sorriso.

« Oppa! » lo corse ad abbracciare la sorellina: Min Jee, ma qui nelle terre ucraine si faceva chiamare semplicemente con il nome di Molly.

« Sorellina mia, vieni qua. » prese la bambina in braccio, posandola infine sulle proprie gambe.

Min Jae aveva nove anni, per tanto frequentava tuttora le elementari. Il signor Lee non era esattamente il padre biologico, perché nata da una relazione extraconiugale.
Nei passati anni, quando la sua, ormai, ex moglie lo tradiva con il primo uomo che le capitava tra le gambe. Ciononostante, l'uomo l'aveva sempre vista, ma soprattutto, amata come fosse sua figlia. E da ormai tempo, vivevano insieme loro tre.

Il biondo, essendo un giovanotto piuttosto solare ed estroverso, lo aveva solamente visto come un evento positivo. Era sempre stato figlio unico e l'avere una sorellina lo aveva reso quasi felice.
Si sarebbe preso cura di lei, le avrebbe insegnato a giocare a calcio, l'avrebbe portata sulle giostre e avrebbero fatto tante cose insieme. Ormai non ricordava più la donna che li aveva abbandonati per un ricco americano, la stessa donna che aveva rubato i soldi di suo padre solamente per potersi trasferire in California dal fidanzato.

« Che buon profumino. » commentò la bimba, osservando il tavolo pieno di delizie per il suo delicato palato.

Il padre poggiò tre ciotole scure sul tavolo di legno, dunque andando a versare i noodles in ognuna di esse, preoccupandosi di metterne una maggiore quantità in quella dei suoi due figli. Dopodiché aggiunse i piatti che avrebbero fatto da contorno. Dalle verdure, alla carne, fino all'uovo.

« Min Jee, siediti per bene sulla tua sedia. » le disse, posando le bacchette accanto al piatto, e versando del succo all'arancia nel bicchiere.

In religioso silenzio, cominciarono a consumare il caldo pasto.

Il biondo, però, nonostante fossero abituati a mangiare sempre in rigoroso silenzio, percepiva che qualcosa non andasse poiché l'uomo non apparve decisamente di buon umore. Non lo dava a vedere molto, non volendo preoccupare i figli, ma qualcosa non andava e l'adolescente avrebbe voluto scoprire cosa. « Come sta andando con l'alimentare? » domandò d'un tratto sempre con la bocca piena, « Ho sentito che il dipendente se n'è andato via nella capitale. »

« Non parlare mentre mangi. » lo rimproverò severamente, riprendendo a consumare il caldo ramyeon. Il figlio lo osservò per qualche istante per poi lasciarsi sfuggire un « Va bene. »

Per tanto, Felix, per il momento sembrò lasciar perdere la faccenda.

( . . .)

La sorella e il biondo erano intenti a guardare la TV insieme, o meglio, quest'ultimo le stava semplicemente tenendo compagnia, dato che il padre era uscito per qualche breve istante. Erano semplici cartoni animati che piacevano alla bambina, ma che annoiavano incredibilmente il fratello.

Di colpo, il sonoro citofono dell'appartamento suonò, e lui credendo fosse l'uomo che aveva dimenticato le chiavi di casa, si trovò ad aprirla. Ma non era il signor Lee, bensì il postino che teneva in mano una busta bianca.
« Salve, c'è il signor Lee in casa? » domandò quest'ultimo.

« No, ma può lasciarlo a me. »

Dunque, il biondino lasciò la sua firma, chiudendo infine la porta biancastra alle spalle. « Chi era? » chiese Min Jee, alzandosi dal divano rosso scuro.

« Il postino. » replicò, facendole cenno di tornare nel salottino.

Felix, estremamente curioso, volle aprire la busta. Magari è la bolletta dell'acqua. Per tanto, si trovò a portare il pollice sulla chiusura e strapparlo attentamente nel mentre le sue orecchie udirono la porta dietro chiudersi nuovamente. Segno che suo padre era appena rientrato a casa.

Le sue iridi si posarono subito sulle cinque pagine di carta, ma una semplice parola in nero, in particolar modo catturò la sua attenzione. Sospirò frustrato.

« Quando avevi intenzione di comunicarmi che il negozio è stato sfrattato? »












© lil_taj0

mi è venuto il cancro dopo aver visto
delle cosplayer di my hero academia
troppo cringe su tik tok

it's always them white ppl shii 😭

btw, giustamente avrei dovuto mostrare la famiglia di Felix

CALCIO DA BATTICUORE, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora