Dolce vendetta

469 26 0
                                    

Era ormai mattina, la luce del sole filtrava nella mia finestra colpendomi in pieno viso e ricordandomi che avrei dovuto svegliarmi. Invece, avrei voluto nascondermi sotto le lenzuola morbide per il resto della vita. Il mattone che avevo in testa non bastava a cancellare il ricordo della serata prima, per quanto forse non avrei voluto dimenticare, quelle labbra, quello sguardo, per quanto mi ostinassi ad odiarlo tutta quella situazione non faceva altro che mandarmi su di giri. Anche se probabilmente quella sera sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto.

Uscì in balcone assaporando quel poco di bello in quella giornata, accesi una sigaretta e lasciai che i raggi del sole mi riscaldassero attraverso la camicia semitrasparente che usavo per dormire. Ma si che diavolo, io non sono noiosa, lui invece, è solo un Don Giovanni da strapazzo. Pensa di poter avere le ragazze come se fossero dei comuni oggetti, e solo perché ho abbassato la guardia per qualche istante si è sentito in dovere di darmi della “noiosa”, sapesse cosa sono in grado di fare, strapperei quel sorrisino strafottente dal quel bel viso. Avrei avuto la mia rivincita, ne ero completamente sicura!

La notte precedente al mio ritorno trovai Sota addormentato nel divano che dava all’ingresso di casa, povero piccolo, da quando il nonno è venuto a mancare lui ha sempre cercato di prendere in mano la situazione, facendo per cosi dire “l’uomo di casa”,  anche se ai miei occhi era sempre il mio fratellino. Ormai aveva vent’anni, la facoltà di storia dell’arte Giapponese gli prendeva la maggior parte del suo tempo. Rientrai dentro casa scendendo a fare colazione lo incrociai mentre riordinava i libri caduti dal divano dove dormiva. ‘Buongiorno sorella, ieri notte ti ho chiamato, cominciavo a preoccuparmi.’ Disse tutto d’un fiato.  ‘Si, ti chiedo scusa Sota, la musica era troppo alta e non riuscivamo a comunicare.’ Risposi senza batter ciglio. ‘ Ah quasi dimenticavo, sta mattina vengono alcuni amici per studiare, ti conviene metterti qualcosa addoss…’ non riuscì a finire la frase che dalla porta d’ingresso si udirono più voci venire verso di noi ‘SOTA? SEI SVEGLIO? SIAMO ARRIVATI.’

Oh cavoli, acchiappai la prima cosa che trovai nel salone, un cuscino rosa carne del divanetto, troppo piccolo per coprire per intero le mie grazie. Cosa mi restava da fare, girai i tacchi e corsi su per le scale, troppo tardi però, sentì i fischi in sottofondo e Sota imprecare. ‘ UN MINIMO DI RISPETTO, E’ MIA SORELLA!’ strillò il mio caro fratellino. ‘Si Sota ma devi ammettere che è veramente pazzesca.’

Raggiunsi la mia stanza e sorrisi per quello che capitava alle mie spalle, quei ragazzini erano innamorati di me fin dalle scuole medie, non pensavo che questa cotta fosse perdurata tutto questo tempo. Entrai nel mio bagno, accesi l’acqua calda e cominciai a spogliarmi, avevo bisogno di una bella doccia rilassante, sbottonando la camicia mi resi conto per la prima volta di come il mio corpo fosse cambiato nell’arco degli anni, a mio parere potevo apparire carina, ma mai ‘ bellissima’, la voce di Inuyasha si fece largo nella mia testa, cercai di scacciarlo il più presto possibile. Diedi l’ultima occhiata entrando a fare la doccia.

A qualcosa poteva essere servita, mi sentì rinata. Indossai i jeans più attillati che potevo,chiari con una serie di strappi qui e la,  un paio di tacchi per la slanciare ancora di più la conformità delle mie gambe snelle e un giubbotto di pelle rosa cipria. Direzione : casa di Sango.

Suonai il campanello per tre volte, al quarto rintocco una voce mezzo morta rispose al citofono. ‘ Si, chi è?’ chiese tra uno sbadiglio e l’altro. ‘ Sango sono io, apri dai.’ Risposi seccamente. ‘Kagome? Non potevi chiamare?’ cantilenò in tono infastidito. ‘No tesoro ho perso il cellulare a quella stupida festa ora aprimi, ho il caffè!’ Detto fatto, bastava cosi poco per convincere  la mia cara amica.

Ancora in pigiama e con i capelli tutti arruffati sbadigliava Sango ‘ Spero sia buono, ne ho bisogno dopo l’alcool di ieri.’ Disse sedendosi una sedia distante dalla mia, ‘Si, ci sei andata giù pesante, Miroku era abbastanza seccato.’  Lei sorrise sotto i baffi e rispose in tono ammiccante. ‘E no amica mia, io so come fare felice il mio uomo anche da ubriaca.’ Concluse facendomi l’occhiolino. ‘Tu piuttosto, dove sei finita ieri notte? Miroku dice che eri turbata.’ Turbata Sango? Ho dovuto respingere l’istinto di saltare addosso al capo del tuo ragazzo ma forse è meglio che non ti faccia conoscere i dettagli. ‘Stavo cercando di contattare Sota quando sono finita in una camera, ho conosciuto il capo di Miroku.’ Dissi portando la tazza di caffè alla bocca. Sango impallidì e lanciò un urlo che mi fece raggelare il sangue. ‘ Non te lo sarai mica portato a letto?!’ Per poco non mi affogai con il caffè che mi scottò la lingua ‘ Ma che dici certo che no, avevo una mezza tentazione, sai è un bel tipo, ma che bel tipo è davvero bello, sexy, ma è arrogante, spocchioso e irascibile. Insomma non fa per me Sango non metterti strane idee.’ Il viso della mia amica cambiava colore come un camaleonte, rosso, viola, nero. ‘Kagome…? Ti piace non è vero? Esclamò, ‘ piacere è un parolone, mi attira, ma sai? Mi a dato della noiosa solo perché non sono voluta andare a letto con lui. Tzè, ti pare?’ risposi seccata. ‘ Si ti piace, è chiaro come il sole.’ Strillò come una ragazzina di undici anni davanti al gelato.  ‘ Sango…’ Lei scattò in piedi strillando ‘ Ora andiamo da Miroku, voglio sapere cosa ne pensa di tutta questa faccenda, ah è cosi eccitante.’ Corse a prepararsi mentre io alzavo gli  occhi al cielo, povera me..

I FRAMMENTI DELL'AMORE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora