Il mattino seguente, non ricordo precisamente a che ora ci svegliammo, probabilmente erano le 10/11, facemmo colazione e poco più tardi Ally e Jacklyn se ne andarono ed io rimasi da sola a rimuginare sulla sera precedente.
Passai la giornata così, a pensare alle cose che avevo fatto se erano giuste o sbagliate ma non mi pentii mai di essere stata con Luke, anche se allo stesso tempo mi sentivo egoista e stronza.
Lunedì. Scuola. Si ritorna alla normalità, pensai. 4 ore di lezione, due palle come sempre, specialmente con tutti quei pensieri che affioravano nella mia testa.
Alle 10, mentre ero uscita dalla classe per andare in bagno, mi arrivò un messaggio su whatsapp di Luke: "Come stai?", gli risposi "Meglio" sottintendendo "ora che mi hai scritto". Ero al settimo cielo: si era preoccupato per me, mi aveva pensata in quel momento, forse aveva ripensato alla serata passata con me quel dannato sabato, quel dannato 30 Maggio, alle mie lacrime, ai nostri baci, forse sì oppure no. Però lo aveva fatto, aveva cercato il mio nome, in fondo alla lista e mi aveva pensata anche solo per un secondo.
Il pomeriggio chiesi a Luke di vederci e venne a casa mia.
Sembravamo due sconosciuti che facevano di tutto pur di stare lontani ma che si desideravano, che si guardano di sfuggita, senza farsi vedere l'uno dall'altro.
"Posso fumare?" mi chiese.
"Sì, però vai fuori."
Si sedette e si accese la sigaretta rollata, appoggiò i piedi sulla ringhiera del balcone e fece il primo tiro; io, in piedi vicino a lui, lo osservavo di sottecchi, guardavo le sue labbra e desideravo tanto sfiorarle, baciarle: erano rosa e carnose, non troppo però, erano da uomo. I suoi occhi poi, scuri e tormentati, privi di emozioni, pieni di avidità, come se quella sigaretta non gliel'avesse potuta togliere nessuno perché era sua e come se volesse mangiarmi ma senza che nessuno lo sapesse, perché ero sua. Come se volesse tenermi dentro di sé. Proteggermi o nascondermi, chissà.
Finì la sigaretta e si alzò, entro in casa senza guardarmi ed io mi avvicinai a lui, baciandolo in modo innocente. Se non fossi stata vergine, ci saremmo presi lì su quel pavimento, sul divano, sul letto o contro il muro, eravamo pieni di desiderio, ma sapevamo che non sarebbe stato giusto perché io mi sarei innamorata di lui e lui mi avrebbe usata.
Ci limitammo a baciarci rilasciando tutta la passione in quei baci violenti e avidi. Quando se ne andò, mi rimase un vuoto incolmabile perché sapevo che non ci saremmo rivisti, non per baciarci e toccarci, ma ci saremmo solo guardati da lontano senza salutarci, come due sconosciuti.
Affondai nel letto con un paio di cuffie nelle orecchie: "Ultimi giorni" di Guè Pequeno.SAI CHE NON C'È AMORE SE MI STAI USANDO ED IO USO TE.
Cantava Guè ed io ripercorrevo tutti i momenti con Luke.Traccia 2. "Io ti volevo" di Marco Masini.
IO TI VOLEVO STRINGERE MA NON TI SAPEVO PRENDERE.
Ed era vero, lui voleva stringermi ma non avrebbe mai saputo tenermi, prendermi nel modo giusto e con "prendermi" non intendo scopare, ma semplicemente avere qualcosa di più di quello che eravamo.
IO TI VOLEVO VIVERE MA TI SAPEVO UCCIDERE.
E lui mi voleva ma sapeva solo farmi del male ed io lo sapevo e non facevo nulla per impedirglielo.
Quel pomeriggio passò lentamente come un goccio di cianuro che fa effetto piano piano.
Passò tra una canzone e l'altra, tra un libro di latino e di inglese, tra finto studio e pensieri vivi che mi laceravano dentro.