Capitolo 4. Cuori rotti, donne sole.

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Nuovo giorno. Alex non mi scrisse ed io non avevo intenzione di farlo. Ero stanca di cercare le persone, per una volta potevano sforzarsi il culo e cercarmi. Passarono i giorni, finché una sera mi chiamò Kelly, una mia amica, e mi disse che c'era una cosa che dovevo sapere e decise di venire sotto casa mia con Jacob, il suo ragazzo, un mio grande amico.
Appena arrivarono, mi scrissero un messaggio e scesi di corsa.
"Ehi Claude" mi salutarono all'unisono.
"Ciao raga"
"Come stai?" Mi chiese Kelly.
"Bene, perché?"
"C'è una cosa che devi sapere..."
"Dimmi.."
"Alex si è visto con Alice e...si sono baciati"
I miei occhi fissarono Kelly per un secondo e poi fuoriuscirono lacrime come lame di ghiaccio. Man mano che scendevano mi laceravano il viso, il cuore, il corpo. Non ero più viva. Il corpo era lì, pietrificato e la mia anima era morta. Kelly mi abbracciò e mi chiese scusa per avermelo detto così, in quel modo brusco e violento, ma io sapevo che non gliene fregava un cazzo perché lei era la migliore amica di Alice. Jacob, invece era sincero, mi abbracciò e mi disse di parlare con Alex, che forse era un semplice malinteso, ma entrambi sapevamo che quelle parole confortevoli erano anche bugiarde.
Il tentativo di parlare con Alex fu vano poiché non mi rispose neanche quando gli chiese di vederci. Era proprio uno stronzo. Un fottuto stronzo. Baciava le ragazze e poi si permetteva di trattarle così come se fossero delle bambole da usare a suo piacimento.
Avrei voluto tanto spaccargli la faccia, poi baciarlo, poi spaccargliela di nuovo, poi baciarlo. Lo odiavo. Ma forse lo amavo un po'.
Dopo di lui, andai avanti: cancellai tutto ciò che mi teneva legata a lui. Chat, foto, canzoni. Ma non riuscii a cancellarlo dai miei pensieri.
Passò un estate intera, senza emozione. Non vivevo più, sopravvivevo. Mi sforzavo di ridere di tanto in tanto, ma anche le risate non scacciavano via in pensieri.
Arrivò settembre, primo giorno di scuola. Appena iniziata, già volevo finisse. Passò un mese, ne passarono due. Ottobre, novembre. Luke. Mi contattò una di quelle sere. Aveva bevuto. Mi pensava quando beveva diceva, è una cazzata, lo dice a tutte, pensai. Parlammo un po', mi disse che voleva vedermi e ci vedemmo. Ci ricascai. Mi baciò e mi fece rinascere. Mi stava usando. Di nuovo. Però come sempre lo capii troppo tardi.

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